Creatività, innovazione e sviluppo sostenibili
Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Ma una volta che un determinato prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto possono essere reintrodotti nel ciclo economico in modo da generare ulteriore valore? Certamente, occorre adottare procedure di tipo “circolare”.
Si parla infatti di economia circolare, termine che definisce “un’economia che tende a rigenerarsi da sola in cui i flussi di materiali sono di due tipi: biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera», secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, una delle realtà più attive nella promozione di questo modello di sviluppo, finanziata dalla velista Ellen MacArthur e sostenuta da colossi del mondo industriale.
L’obiettivo di estendere il ciclo di vita dei prodotti e ridurre i rifiuti al minimo non è immediato come potrebbe sembrare. Adottare un approccio circolare significa rivedere tutte le fasi della produzione e prestare attenzione all’intero ciclo produttivo rispettando alcuni princìpi base, che sempre dalla Ellen Mc Arthur Foundation sono stati individuati in: eco-progettazione, progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne consentano lo smontaggio o la ristrutturazione; modularità e versatilità del prodotto affinché il suo uso si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne; energie rinnovabili, favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle fonti fossili; approccio eco-sistemico, prestare la dovuta attenzione all’intero sistema e considerando le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti; recupero dei materiali, favorire la sostituzione delle materie prime con materie provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità.
Tra i numerosi vantaggi di un approccio circolare, oltre a quelli più evidenti della riduzione della pressione sull’ambiente, più sicurezza circa la disponibilità di materie prime, aumento della competitività, impulso all’innovazione e alla crescita economica, si stima che nell’Unione europea, grazie all’economia circolare, ci saranno 580.000 nuovi posti di lavoro. Non solo, ma grazie a misure come prevenzione nella produzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio netto di €600 miliardi, pari all’8% del fatturato annuo, e ridurrebbero nel contempo le emissioni totali annue di gas serra del 2-4%. Con l’economia circolare i consumatori potranno avere anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita.
La transizione verso l’economia circolare è sostenuta da un numero sempre maggiore di politiche e iniziative tuttavia persistono ancora barriere politiche, sociali, economiche e tecnologiche a una realizzazione pratica e a un’accettazione più ampie: manca spesso la consapevolezza, le conoscenze o la capacità di mettere in pratica le soluzioni soprattutto quando i segnali politici per la transizione verso un’economia circolare non sono abbastanza forti e coerenti.
Alessia Melasecche
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