LA STORIA CI INSEGNA: IL “MODELLO TERNI”
La nostra storia industriale è stata prototipale di un modello di industrializzazione intensiva decisa a tavolino e calata dall’alto, quando, nell’ultimo quarto dell’ottocento, Terni divenne oggetto dello sviluppo dell’industria bellico-siderurgica-energetica del nuovo stato sabaudo unitario.
Un modello di eterosviluppo, completamente eterodiretto, che trasformò la città in un grande centro industriale, le cucì addosso una nuova e forte identità di città industriale, enfatizzata di modernità e dinamicità e la proiettò in una dimensione ontologica di isola dall’assetto socio-economico profondamente diverso dai territori circostanti.
Un l’imprinting talmente forte e totalizzante -e comunque lungamente provvido di benefici- da annullare ogni altra vocazione ed accantonare la ricerca d’ogni altra opportunità. Il “modello Terni” di eterosviluppo, dopo qualche replica tra le due guerre, è stato estesamente applicato nel secondo dopoguerra a scala nazionale, soprattutto nel mezzogiorno, con le politiche di industrializzazione a tappe forzate realizzate da IRI, ENI, Enel e Cassa del Mezzogiorno, in partnership anche con grandi aziende nazionali, con effimeri e limitati successi.
La globalizzazione liberista, scatenatasi tra gli anni ’80 ed i ’90, ha mandato in crisi il sistema produttivo italiano e soprattutto i territori dove questo modello di sviluppo si era più fortemente radicato, nei quali anche i sistemi economico-imprenditoriali erano andati asservendosi alle dinamiche legate alla sua materna presenza che demotivava la ricerca di altre strade, seguendone inevitabilmente il destino.
Del nostro enorme asset storico resta un’Acciaieria fortemente ridimensionata e qualche altro frammento finito prevalentemente in mano a multinazionali.
L’imprinting di un secolo e mezzo, con i suoi oggettivi privilegi, è stato talmente forte che la nostra comunità, ad onta delle evidenze, ha lungamente conservato quell’identità di isola industriale, non rivitalizzabile nelle dinamiche globali attuali.
Da isola industriale di progresso ad isola in palpabile regresso il passo è stato breve, ed il confronto è impietoso anche nel contesto di una regione che pure non brilla di salute.
GUARDARE OLTRE LA CONCA, APRIRSI AL MONDO
I modelli politico-sociali che pervadono questa fase storica, dal livello più modesto alla scala planetaria, rappresentati da bassa solidarietà ed elevata competitività, non faciliteranno la risalita. Le evidenti ragioni del nostro declino ci danno alcune certezze che possono contribuire alla formulazione di una visione prospettica.
L’esperienza vissuta ci insegna anzitutto che non si può guardare al futuro con la mente ferma agli schemi del passato, stavolta siamo costretti ad essere noi stessi protagonisti attivi del nostro sviluppo; quanto ai livelli occupazionali, ricordiamoci che l’industria 4.0 è ben lontana dal garantire quelli di un tempo. Una seconda certezza è che oggi siamo più deboli di centoquarant’anni fa, perché oltre a gran parte del patrimonio industriale, abbiamo perduto o trascurato altre potenzialità del nostro territorio.
La terza è che non è mai opportuno basare il proprio sviluppo su un unico settore e riconoscersi in quell’unica dimensione identitaria, perché tutti i sistemi di questo mondo prima o poi crollano, si ridimensionano o si trasformano. È indispensabile tenere aperto il proprio orizzonte di
sviluppo su più fronti.
La quarta è che non ci si può isolare, bisogna fare sistema in tutte le direzioni possibili, sviluppando un sinergico tessuto infrastrutturale, rapportuale, politico- istituzionale, a partire dal nostro più immediato circondario. Bisogna infine essere estremamente attenti ai fenomeni che accadono in un mondo sempre più piccolo, veloce, interdipendente, interconnesso: bisogna saper cogliere con tempestività i segnali di cambiamento e le opportunità che si aprono e raramente ritornano.
PUNTARE SULL’AUTOSVILUPPO
Uno sviluppo sostenibile. Il concetto di “sviluppo sostenibile” rappresenta un tema trasversale a buona parte delle tematiche e delle idee progettuali sviluppate nella pubblicazione di prossima uscita. Il modello di sviluppo che hanno conosciuto Terni ed il suo territorio per oltre un secolo, se vagliato alla luce del corrente concetto di sostenibilità nelle sue diverse angolazioni, non sarebbe oggi considerato sostenibile. Non lo è stato e non lo è ancor oggi sotto il profilo ambientale: ha consumato e deturpato paesaggio ed ambiente anche nei suoi luoghi più preziosi, sfruttato in modo esasperato le risorse idriche, aperto enormi cave ed un’enorme discarica, compromesso i suoli; ha prodotto e determina ancora emissioni a livelli notevoli in atmosfera.
Sotto il profilo economico ha dato lavoro e benessere, ma ha ridotto o compromesso le potenzialità di sviluppo esistenti in tanti altri settori ed ammantato la città di una patina di grigiore. Sotto il profilo sociale, culturale ed identitario ha stravolto e spazzato via la Terni precedente, ha determinato lo sviluppo di una monocultura assoluta che ha fermato lo sviluppo delle altre potenzialità del territorio, ha distrutto la grande necropoli della Terni degli Umbri. Dobbiamo riparare questi danni ed evitarne di ulteriori con certe iniziative che qualcuno brama regalarci.
Sviluppare una progettualità locale: da oggetto a soggetto. È apparso indispensabile proporre un più intenso rapporto istituzionale a partire dalla scala della Terni allargata onde sviluppare una progettualità ed una propositività propria e coesa per presentarsi più forti, perché uniti, ai tavoli regionali e nazionali. È apparso altrettanto opportuno allargare stavolta il nostro interesse ai territori confinanti che scontano come noi ritardi rispetto al centro-nord della regione, a cominciare dalla Valnerina, alla quale ci legano la geografia, il fiume, il paesaggio, la storia, le tradizioni, la cultura.
Riscoprire vocazioni dimenticate, sviluppare nuove identità. Si può puntare sull’autosviluppo perché abbiamo nostre oggettive potenzialità: il nuovo libro lo dimostra e siamo convinti di fornire diverse tracce che potrebbero essere utilmente raccolte. Il nostro territorio è ricco di specificità vocazionali e qualità non ancora valorizzate o scarsamente valorizzate in molteplici settori: storia, ambiente naturale, paesaggio, storia dell’arte, tradizioni, produzioni agricole e zootecniche, artigianato, enogastronomia, sport outdoor. Vanno sviluppate secondo soluzioni quanto più possibile originali ed innovative, costruendo reti tematiche basate su sinergie e complementarità. Le iniziative devono essere sistematicamente finalizzate a creare pre-condizioni di sistema atte a favorire l’innesco di un autosviluppo diffuso d’impresa alla portata della nostra comunità in termini di risorse, competenze, gestione, evitando il più possibile di ingenerare nuove situazioni di etero dipendenza.
I nuovi orizzonti. Abbiamo altresì accuratamente approfondito i due temi cruciali legati alla transizione digitale ed a quella energetica, rilevando come in quest’ultimo campo, per noi estremamente delicato, il PNRR umbro abbia purtroppo trascurato esperienze e potenzialità specifiche di Terni per quanto in particolare riguarda l’utilizzo dell’idrogeno.
Il settore della formazione rappresenta una base fondamentale dello sviluppo, sia per la creazione di adeguate risorse professionali che per le iniziative di ricerca in grado di contribuire, nei vari settori interessati, allo sviluppo del territorio. Perugia, che può avvalersi della propria Università, ha inserito nel PNRR umbro alcuni progetti estremamente interessanti.
Se infine qualcuno vorrà investire nel nostro territorio crediamo debba sempre essere il benvenuto, purché si tratti di iniziative rispondenti a criteri di sostenibilità e compatibilità sotto il profilo ambientale, economico, socio-culturale e settoriale.
Dopo la pubblicazione di “Terni città dell’oro” dello scorso anno, la nostra associazione ha continuato ad occuparsi del tema dello sviluppo del nostro territorio e sta per editare gli studi svolti con una seconda pubblicazione “La Terra Promossa” che stavolta ha allargato l’orizzonte dello studio ad un territorio più ampio della sola città di Terni. Lo scopo è sempre quello, puro, semplice e scevro da ogni altra velleità, di contribuire ad un dibattito sul futuro di una comunità e di un territorio che sembrano ancora languire di fronte a quello che sta accadendo in un mondo che sembra arrivato ad un punto di viraggio di quelli che faranno la storia e se non sapremo interpretarne criticità ed opportunità finiremo per scontarne le conseguenze
Roberto Ruscica