UMBRIA: VI Regio

Umbria VI Regio

Non so più cosa siano le feste tra amici; non inauguro né frequento raduni, cinema o teatri, men che meno televisione o calcio. Nessun club o partito, né bettole né bar. Né giochi né giochini. Natale e Capodanno? Vado a dormire, come sempre, alle ore 21, perché non mi aspetto la nascita del Sole né che il tempo si riavvolga su se stesso! Una vita opaca, grigia, disperata, direte voi, proprio come leggo si dica in merito agli atei che, così diffonde la vulgata (anche nelle scuole, purtroppo), non possono essere felici, non hanno sentimenti, non capiscono i veri valori… sono materialisti! Dal basso della mia penosa vita io ritengo, però, che gli atei straripino per dignità e amore vero, non forzato ingabbiato incanalato indotto ideologizzato, siano cioè dei profumatissimi fiori liberi nel meraviglioso contesto naturale. L’immagine che qui dipingo è per molti lettori sicuramente abominevole, da portare come esempio di malvagità assoluta. Pure sono, nonostante le disgrazie terribili che gli eventi mi hanno consegnato, sereno, a tratti felice, benevolmente orientato verso i miei simili, qualsiasi sia il colore della loro pelle e qualsiasi sia la personale genetica sessuale, verso gli animali a quattro zampe (un po’ meno verso gli animali a due gambe). Riesco a commuovermi (si fa per dire… in realtà lacrime a catinelle) in presenza di atti generosi, eroici, d’amore, di fronte a immagini di bambini abbracciati a padre e madre, di fronte a persone che si amano, che si tengono per mano. A volte vedo qualche giovane coppia donarsi frugali baci per la strada. Vorrei tanto applaudire ed incoraggiare… ma poi, chissà per chi mi prenderebbero! Per un immorale, un frocio, quantomeno un ateo e, perché no, un komunista! Mi risparmierebbero solo l’epiteto “sporco negro”, forse.

Lo spirito delle persone che ho amato (e ancora amo) è sempre in paradiso, il mio paradiso, dentro di me. Il mio inferno è molto frequentato, molto più di quello dantesco, ma non ci bado. Ho un figlio meraviglioso (che è tutto per me!), ma anche un cane affettuosissimo e due coniglietti nani alla perenne ricerca di coccole umane. Non desidero altro. Sto bene, la mia vita non è poi così penosa! Mi dedico interamente a quel che prediligo: amore per la famiglia, per la cultura, per la politica, per il mio territorio. Moltissime persone di altissimo ingegno e formidabile cultura, a Terni come nel Maine, mi trattano da persona normalissima, anzi, mi cercano spesso e dibattono con me intorno a tematiche politiche e culturali di primaria importanza. Rapporti cordialissimi, credo anche di stima nei miei confronti. So che mi accetterebbero anche se fossi uno “sporco negro” o un omosessuale, cioè, a detta della cattiveria e della ignoranza di taluni, un “malato da guarire”! Sono invece un semplice eterosessuale, forse un “malato da guarire” per cert’altri! Con questi miei tanti amici e collaboratori vivo studia humanitatis e amore per l’umanità. E faccio politica, cioè cultura, anzi, cultura progettuale. Da qui si capisce la mia incapacità di interessarmi, oggi, di politica amministrativa. La politica è per me quello che autenticamente esprime la parola: rapporti umani, sociali, civili, culturali tra le genti, molte genti. Non fa politica che si rivolge solo a se stesso o, al più, alla sua combriccola, men che meno si fa politica nel transumare da combriccola a combriccola seguendo solo un vantaggio personale. Il termine politica deriva infatti dalla parola greca πόλις (città stato) ed indica la vita nella città e della città, quindi quando si è in molti (οἵ πολλοί). Sì, perché la parola πολιτικός (politico) e la parola πόλις (città) condividono la stessa radice πολ- di οἵ πολλοί (i molti). La politica dunque dei pochi o, come avviene oggi, dei partiti padronali o del profondo cazzisuismo non è politica, è, al più, una sorta di politica da Repubblica Marinara (alla quale qualcuno vorrebbe infatti tornare), quindi… non fa proprio per me!

Lo studio e la cultura dei progetti, o meglio, della sensibilizzazione a produrre progetti, mi porta a credere, fermamente, che il nostro territorio sia “il più bello e il più ricco” del mondo. Sto facendo di tutto, nell’ambito ovviamente delle mie poverissime possibilità, perché tale assioma possa affermarsi urbi et orbi. Penso di farlo in diverse maniere, alcune delle quali consistono nel presentare, attraverso dibattiti e conferenze, una quindicina di immagini possibili e potentissime per il futuro della città e dei tanti centri limitrofi. E questo ad onta di chi pensa che Terni, oggi purtroppo considerata anche come quella cittadella vicina a Narni o a Spoleto, non abbia nessuna possibilità futura, se non quella di rappezzare il passato ed accomodare l’esistente, un esistente che i tapini non si accorgono non esista più! Ma opero anche mostrando sul magazine La Pagina Umbria (in uscita prima di Natale) molte delle ricchezze, materiali e immateriali, di gran parte di quello che Cesare Ottaviano Augusto, nel settimo anno dell’era volgare, deliberò essere il nostro territorio, l’Umbria, la terra ad Est del fiume Tevere. Molte altre le realtà e le suggestioni che la storia e le tradizioni di Terni ci consegnano. Cercherò di esporle chiaramente e compiutamente, come sempre, nei miei magazine. Auguri e figli!