Moltissime le presenze turistiche nei deliziosi borghi della nostra Valnerina. Il numero di visitatori della Terni Cascata delle Marmore è sempre crescente, ma anche se tali aspetti soddisfano addetti al turismo e alcuni sindaci, credo si sia ancora lontanissimi da quanto questa stupenda terra meriterebbe. A Terni città, invece, di turismo nemmeno l’ombra, neanche si trattasse di una zona fantasma dove non si deve andare, come è per l’area 51 del Nevada. Là, dovendo lavorare su segreti militari relativi ad una tecnologia all’avanguardia (moduli lunari ecc.), si imponeva la massima segretezza, ragion per cui l’immarcescibile credulità ha fatto dilagare la voce che il top secret era causato dall’essere ivi in custodia extraterrestri ed ufo di vari colori, forme, mostruosità e gusti particolari. Di tutto questo quei furbacchioni erano certi e tacciavano il resto del mondo di essere o stolto o servitore acritico dei poteri forti. Da noi, in città, invece, non si pensa né al turismo, né agli ufo. Non si pensa proprio. Però anche qui, come nel resto del Paese, la dabbenaggine si ripete: si crede in cose che non stanno né cielo né in terra, ma di cui non si sa spiegare la più piccola virgola! Si crede ancora, ad esempio, in un San Valentino che non è mai esistito e nemmeno si sa qualcosa delle leggende (non italiane) che lo riguardano! Smettiamola allora con questa ignoranza pecoreccia e con chi la sfrutta politicamente! Credo sia opportuno riaffermare la frase di Solone: Ciò che non sai, non dirlo, cui fa eco, dopo due millenni e mezzo, la proposizione 7 del Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein: Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Non si può non aggiungere: Se sai dimostrarlo, dillo e dimostra, altrimenti taci e smettila di irretire il prossimo. Sappi, soprattutto, che chi favorisce pericoli mortali è un criminale! Cominciamo dunque ad impegnarci, accompagnati solo da coscienza e scienza!
In Terni priva di visitatori è come se non esistesse alcuna politica a favore del turismo. Non si capisce, poi, perché si spenda tanto per opuscoli illustrativi (a volte recanti addirittura gravi errori o sviste) che rimangono a far polvere e muffa negli scaffali delle agenzie turistiche e che nulla hanno a che spartire con la promozione turistica. Nemmeno è esaltante, poi, fungere solo da passacarte delle richieste che arrivano negli uffici ed imitare così gli impresari teatrali (i quali, a onor del vero, rischiano soldi propri, non quelli degli altri) con l’organizzare spettacolini saltuari, ad capocchiam. Serve invece la Politica, inserire cioè ogni azione in un contesto progettato e confrontato. Altrimenti Terni non farà mai parte, come oggi evidente, del fantastico mondo che vivifica le sponde del Nera.
Eppure, Città di Terni e Fiume Nera sono la stessa cosa, come tutti ormai sanno. Però, anche se a Terni Papigno si realizzasse la Città dei giovani e della scienza, con tanto di albergo, necessario soprattutto per i turisti (progetto del quale parlo nel libro La Terra Promossa di prossima uscita), ebbene gli stessi ospiti ben difficilmente farebbero visita a Terni Centro. Infatti, cosa si offre, quali eventi, quale idea, quale promozione? Occorrerà allora capire cosa e come fare perché la nostra città non solo possa essere in grado di accogliere parte di quel fiorente flusso turistico, ma, addirittura, in quanto città guida e volano della Terni dell’ISTAT, possa riuscire a potenziarlo. Sarebbe molto importante se ci fosse, nel merito, un confronto pubblico con gli addetti alla cultura e allo sviluppo turistico cittadino che, pur ricevendo emolumenti non disprezzabili, hanno sempre fornito risultati non pervenenti. L’incontro con me è ritenuto del tutto inutile, anche se coordino uno straordinario gruppo di validissimi ed onorati studiosi. Sicuramente non sono ritenuto all’altezza, infatti non ho mai ricevuto o riscosso niente da alcuno, anzi ho la disgraziata abitudine di pagare sempre di tasca mia qualsiasi progettazione, volta al bene della comunità, che organizzo. Ed ho anche la sfrontatezza (qualcuno potrebbe, temerariamente, parlare di coraggio e di onestà) di scrivere quello che va girovagando nella mia marginale mente, così che, di fronte agli scripta manent, ognuno possa liberamente schernire, abitudine invero consolidata, ma mai compiuta in mia presenza o in seduta pubblica alla quale, prima o poi, covid, alchimisti primordiali e stregoni analfabeti permettendo, si arriverà!
Insieme agli intellettuali, pregiatissimi, che collaborano al progetto La Terra Promossa, mi onoro di incarnare il ruolo dei Senatori della città, come già descritto nel mio ormai datato libro. Il nostro comune agire non deve essere confuso con quelli di una variopinta pletora di candidati al Parlamento nazionale che già briga per procacciarsi, con i soldi degli altri, dei cortigani. I Senatori della città hanno già, tutti, dato mostra di idee e di progetti a favore della città, mentre gli aspiranti al vitalizio possono solo sperare di mettersi in fila, ben allineati, al servizio di qualche capitano di ventura. I primi colti, fieri e liberi, cercano il dialogo con tutti. I secondi fuggono il confronto come dalla peste. I primi progettano, indicano linee intelligenti per il futuro della città, gli altri si agitano solo per far veder che stanno facendo qualcosa. I primi sono pronti a dare senza chiedere, men che meno denaro pubblico. I secondi sanno solo accumulare mandati, emolumenti, complicità non chiare né ortodosse. I Senatori della città si impegnano solo gratuitamente perché chi ha già dato ed è bravo e saggio non prende soldi dagli altri, per non ridursi a mercenario; non vogliono emolumenti o incarichi, perché già troppo impegnati, disinteressatamente, a favore del proprio prossimo.
Propongo adesso, con un fil di voce, una mia semplice idea-progetto in merito a quanto si potrebbe elaborare per far sì che chi visita i borghi scelga anche di far tappa a Terni. La Terni Centro che descrivo nel libro, la Terni del nuovo Cardo e del nuovo Decumano, non conoscerà traffico motorizzato ammorbante; sarà profumata, verde e sempre in fiore, con i Musei che già abbiamo e con quelli (molti e di pregio assoluto) che realizzeremo, con botteghe artigiane, negozi di prodotti tipici o di articoli riguardanti le nostre tante ricchezze, San Valentino in particolare, e presenterà una ristorazione in funzione turistica, cioè eccellente, servita da addetti socievoli, sorridenti, seri. Terni dovrà soprattutto offrire quello che potrebbe essere difficile trovare nei piccoli centri, la possibilità cioè di assistere ad eventi culturali e a spettacoli di arte varia non solo nelle ampie Piazze, ma anche in luoghi molto spaziosi ed accoglienti, adatti, in particolare, per le serate estive, come l’Anfiteatro Romano, Piazzale Frankl, la Villa della Provincia, Carsulae. Un unico MANIFESTO che presenti, ogni anno, spettacoli di rilievo, pensato in particolare per Terni, pubblicizzato adeguatamente in un amplissimo territorio, creerebbe certamente sinergia tra le tante diradate manifestazioni e consentirebbe a molti turisti della Valnerina di trascorrere, anche nella nostra città, serate culturali di eccellente rilievo. Chi potrebbe realizzare questo, se non gli assessorati preposti che, per ufficio, devono non solo creare una prospettiva progettuale globale, ma anche coordinare lo stesso tessuto culturale territoriale? Non devono, di certo, fornire solo robette estemporanee di piccolissimo ed effimero cabotaggio. Si tenga, invece, nella dovuta considerazione la grande professionalità dei musicisti dell’Istituto Briccialdi e di valentissimi artisti come Riccardo Leonelli e Stefano De Majo ai quali affidare responsabilità di coordinamento.
Nel manifesto stesso occorrerebbe pubblicizzare anche un CALENDARIO DI MERCATINI PERIODICI (li vedo bene in Largo Frankl) dei prodotti tipici della Valnerina (dal vino all’olio, dal tartufo al pesce di fiume e di lago, dal pane alla pasticceria, dalle erbe ai legumi ai cereali alla frutta, accompagnando il tutto con coloratissimi angoli delle spezie o con mercati particolari di ottimo livello, confronti tra pani, tra vini, tra olii ecc. Anche di questo manifesto e di questo mercato cominciamo ad occuparci noi senatori visto che di idee eretiche ne abbiamo in abbondanza. Io stesso sto elaborando tale manifesto e, in collaborazione con una agenzia di promozione turistica della Capitale, cerco di far conoscere (ovviamente tutto a mie spese!) quanto di bello si stia facendo in parte della Valnerina e quanto si potrebbe fare in Terni.
Volersi servire dei dieci ettari di Papigno per fare quel che può esser fatto in ambienti molto più limitati e, al contempo, mandare al macero quel tanto che già c’è, non è da dilettanti, è da teste pericolanti. Non c’è infatti alcun bisogno, oggi, di locali mastodontici per le scenografie: sono molti i casi per i quali non servono più grandi teatri di posa per girare le scene. Questo grazie alla possibilità di generare scenari virtuali, generati dal computer, in cui far muovere gli attori. Il Videocentro, ad esempio, può ancora servire benissimo per eventuali occorrenze. Ci sono, in Terni, grandi palazzi vuoti, da riempire con progetti e con idee, non certo con zucche vuote e broccoletti. Chi dunque, magari perché cortigiano degli immancabili benefattori esterni, non sapendo tenere in giusto conto la dirompenza della tecnologia digitale, puntasse ancora su progetti nati 30 anni fa e vecchi oggi di 300 anni, farebbe un danno enorme, soprattutto perché toglie risorse a progetti veri, assolutamente prioritari. Basterebbe invece avere una idea globale per il futuro della città, rispondere cioè all’interrogativo: quello che faccio, strade, segnaletica, luci, per quale città lo faccio? Per la città che non c’è più? Se, dunque, non si riesce ad essere realmente smart, si possono solo costruire cattedrali già morte.
Non c’è più tempo per girovagare o per celiare.
Giampiero Raspetti