La tomosintesi rappresenta un punto di svolta nella diagnostica del tumore al seno. Lo è perché, oltre a rappresentare un approccio più mirato, meno disturbante per la donna, è più efficace della mammografia tradizionale. Come infatti confermato da un nuovo studio svedese, la tomosintesi 3D è capace di scovare ben il 40% di tumori in più, un vantaggio che si traduce in una migliore prevenzione del carcinoma mammario.
UN GRANDE VANTAGGIO
La ricerca ha visto il coinvolgimento di 7.500 donne tra i 40 e i 74 anni. Le partecipanti sono state sottoposte a questo nuovo sistema di screening basato su una tecnologia a raggi X tridimensionale. Come suggerisce il nome, il principio di fondo è lo stesso della tomografia, che si avvale di immagini catturate da diverse angolazioni. Tutto questo permette, come mai prima, di osservare i diversi strati della mammella, cosa non possibile con la mammografia tradizionale. Il vantaggio è quello di poter così scovare l’eventuale tessuto tumorale nascosto.
QUESTIONE DI TEMPO
Nella cura dei tumori la differenza la fa spesso il tempo. Riuscire a diagnosticare precocemente la presenza di un cancro permette di intervenire quando ancora non è in fase avanzata, e così avere molte più possibilità di successo nella cura.
I ricercatori dell’Università di Lund (Svezia) ritengono che le premesse per introdurre questa nuova pratica di screening ci siano tutte e che la tomosintesi rappresenti una delle più importanti novità nella prevenzione del cancro al seno degli ultimi quindici anni. «A questo punto è inevitabile introdurre la tomosintesi mammaria, sarà soltanto una questione di quando e con quali proporzioni», concludono le due principali autrici dello studio, le dott.sse Sophia Zackrisson e Kristina Lång. Al momento, il costo più elevato di questo esame potrebbe rallentarne un po’ la diffusione, ma le scienziate sono ottimiste e ritengono che sia questione di pochi anni, prima che sia diffuso in tutti i centri diagnostici.
Non resta che attendere.
Dottoressa Lorella FIORITI