Un prodotto tipicamente ternano, che mette in risalto le eccellenze dell’architettura italiana, le cui opere sono ammirabili a cielo aperto nella nostra città. Si tratta del docu-film incentrato sulle figure di Mario Ridolfi e Volfango Frankl, entrambi molto attivi nel comprensorio ternano. Il prodotto uscirà prossimamente nella sale cinematografiche. L’idea dei 52 minuti narranti la storia dell’architettura ternana deriva dall’associazione Studio Ridolfi – Frankl – Malagricci e sarà realizzata da Euromedia. Sono esattamente questi tre personaggi i protagonisti della pellicola cinematografica. Tre nomi legati in modo indelebile a Terni, dove hanno lasciato profondamente il segno. Ma quali sono questi progetti? Questi “simboli” che caratterizzano Terni? Mario Ridolfi è considerato uno dei grandi maestri italiani dell’architettura moderna. A Terni ha dato una nuova vita e una nuova luce alla città, soprattutto in seguito alla seconda guerra mondiale. La prima opera che realizzò fu la Fontana dello Zodiaco, a Piazza Tacito, insieme ad un altro grande architetto, Mario Fagiolo. I due utilizzarono il porfido rosso per la pavimentazione e per il bordo della vasca, mentre per il pennone centrale usarono acciaio inossidabile. Venne inaugurata nel 1936, dopo che i due architetti vinsero un concorso nazionale, bandito dal Comune di Terni, per la progettazione di una fontana monumentale per piazza Tacito che simboleggiasse la Terni industriale e l’energia idraulica che ne era il propulsore. La scelta della piazza era conseguente alla collocazione strategica, punto di raccordo tra i più importanti assi viari: Corso Tacito, Viale della Stazione e viale Brin. Altra opera che tutt’oggi richiama grande attenzione è Largo Villa Glori. Nel redigere il piano di ricostruzione post bombardamento, Ridolfi ripensò lo spazio vuoto, creato dalle bombe, dedicandolo alla memoria delle oltre mille vittime causate dagli eventi del 1943. Nella piazza Ridolfi vide l’opportunità di creare una vista particolarmente suggestiva e proprio per questa ragione progettò da lì a poco un altro edificio: Palazzo Chitarrini, che si affaccia sullo slargo. Utilizzò, in questo contesto, i balconi triangolari per creare un legame tra la nuova e l’antica costruzione. Con altre particolarità: i piani parzialmente sfalsati o le ringhiere delle scale interne, realizzate insieme a Domenico Malagricci, maestro ferraio che collaborò con Ridolfi. In seguito, con l’aiuto di Volfango Frankl, progettò la scuola media “Leonardo Da Vinci” completando il disegno di scorcio cittadino che era stato avviato già con la progettazione di Palazzo Chitarrini, di cui richiama alcuni elementi come l’uso del cemento armato. Ma Mario Ridolfi non si interessò solamente alla città di Terni, realizzò opere architettoniche anche a Marmore. In particolare casa Lina. Il progetto prevede una stella a 10 punti, generata dalla rotazione di due pentagoni e iscritta in un cerchio. Un progetto insolito per gli edifici abitativi. Il tetto è composto a falde e sulla sommità entra la luce grazie ad una lanterna, come fosse un diamante gigante; infatti Ridolfi pensò alla casa come un “tempio familiare, uno spazio in cui accogliere il prossimo”. Per la costruzione ha utilizzato la pietra sponga e il travertino, materiali che richiamano il territorio di appartenenza. In questa casa visse Ridolfi fino alla sua morte, avvenuta nel 1984.
La struttura dell’abitazione rimane simbolo della volontà umana, quella appunto di Ridolfi stesso, di crearsi una casa come un rifugio. Molti studenti di architettura vengono da tutto il mondo a Terni per ammirare questi “pezzi” storici, che abbiamo la fortuna di avere proprio nel nostro territorio. Ma che spesso passano inosservati o cadono nell’oblio, abituati ad averli a due passi da noi. Sarebbe, invece, opportuno e gratificante ricordare l’origine e i passaggi salienti che hanno caratterizzato la storia di Terni. Un piccolo gioiello di architettura, arte e natura, dove i nomi di grandi artisti ancora risuonano e di cui ci sono tracce tangibili e osservabili.
Elena Cecconelli