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TERAPIA RIGENERATIVA: IL FUTURO PER L’ARTROSI

Se le patologie cardiovascolari sono le più frequenti al mondo, l’artrosi guadagna comunque la medaglia d’argento in quanto a diffusione, essendo la prima tra le malattie reumatiche e causa principale di disabilità nell’anziano.

Questa patologia ha inizio colpendo la cartilagine per poi coinvolgere tutti i tessuti articolari, provocando progressivamente rigidità e gonfiore.
Il trattamento dipende dalla gravità, ma fino a qualche anno fa si riteneva che l’intervento chirurgico di artroprotesi fosse la soluzione definitiva, dal momento che le terapie farmacologiche infiltrative o i semplici tutori non erano spesso sufficienti a dare un reale beneficio.
Di recente, invece, la ricerca e il progresso in campo biomedico hanno sviluppato alternative meno invasive del trattamento chirurgico ma altrettanto efficaci: si tratta della cosiddetta Terapia Rigenerativa che prevede l’impiego di ‘soluzioni biologiche’ preparate a partire dal sangue o dal tessuto adiposo.

  • Il PRP (plasma ricco di piastrine) è un concentrato di piastrine che una volta iniettate, rilasciano sostanze che attivano localmente il processo di guarigione modulando l’infiammazione, la neoformazione di vasi sanguigni, la produzione di collagene, la moltiplicazione di cellule cartilaginee, ossee o tendinee.  La durata dell’effetto è spesso inferiore ad un anno, ma si rivela efficace nel controllo dei sintomi soprattutto in pazienti giovani con patologia in fase non molto avanzata.
  • Le ricerche sulla chirurgia rigenerativa hanno ottenuto, in ortopedia, grandi risultati rendendo l’impianto autologo di cellule mesenchimali prelevate dall’adipe una valida alternativa nella cura di patologie collegate all’usura cartilagine articolare. Le cellule mesenchimali sono cellule staminali adulte e indifferenziate, capaci di intraprendere percorsi differenziati e mutare in cellule di vari tessuti come cellule del tessuto osseo, adiposo, cartilagineo, cardiaco e muscolare e ancora in cellule neuron-like, cellule endoteliali, epatociti, cellule pancreatiche.
  • Altra metodica è il concentrato osteomidollare che viene preparato prelevando del sangue dal midollo osseo. Esso viene centrifugato per isolare cellule staminali adulte che vengono poi impiantate nell’articolazione.

Le metodiche descritte hanno lo scopo di controllare i sintomi e possono integrarsi tra loro. Nessuna di esse ha dimostrato la capacità di far regredire la malattia nell’uomo, ma dagli studi di laboratorio l’utilizzo di MSCS si rivela come la terapia più promettente.

Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia – Spec. Medicina dello Sport

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