STRISCE PEDONALI ED ACCESSO ALLA CITTA’ FUTURA

Le strisce pedonali furono introdotte nel Codice della Strada promulgato nel 1959, prima o si attraversava come veniva, o c’era il vigile a gestire gli incroci, anche da noi all’angolo tra corso Tacito e via Mancini.

Inizialmente non sempre erano passaggi zebrati, ma soltanto col tratteggio ad indicare i limiti dello spazio consentito al pedone, come da apposito segnale di pericolo con bordo rosso previsto all’epoca.

Oggi è blu, solo un avvertimento, purtroppo spesso non rispettato. Strisce ancora poco visibili di notte e molte anche sbiadite, a meno che non siano illuminate o colorate con vernici fluorescenti.

Esistono anche i cosiddetti “cuscini berlinesi”, che non sono ancora previsti dal Codice in vigore, quindi ancora sperimentali, e, benché l’angolo di salita sul piano del rialzo possa essere anche di inclinazione diversa, prendono tutta la carreggiata, e pongono il passaggio pedonale in rilievo. Malgrado il loro nome, non ci sono solo a Berlino, ma anche in note città mitteleuropee come Viterbo e Narni, costringendo a rallentare ed a rispettare il diritto del pedone ad attraversare alla velocità che gli è possibile. Perché stiamo invecchiando, e non è un modo di dire. Ognuno ha diritto di attraversare alla sua velocità, certo facendo
attenzione, ma senza doversi per forza affrettare, anche perché ad una certa età l’equilibrio è instabile ed è meglio non sfrecciare tra le corsie.

A proposito di frecce: parlavo l’altra volta di rotonde, che cominciano ad essere tante. Sarebbe forse ora di cominciare a capire come si usano: chi gira sulla rotonda è come quello che sulla giostra ha pagato il biglietto, quando finisce il giro può subentrargli qualcun altro.

Naturalmente, chi gira dovrebbe avere l’accortezza di avvisare se cambia corsia, e se ha intenzione di uscire dalla rotonda stessa. E’ importante poi che le diverse corsie siano tracciate nei tratti di strada intorno alle rotonde, dato che non vanno percorse a zigzag, come purtroppo ho visto spesso fare. La corsia è un binario e se si cambia binario bisogna assicurarsi di poter farlo, ed avvisare con la freccia. Posso rassicurare sul fatto che, se usate la freccia, non si scarica la batteria, ci vuole ben altro.

Terni è di per sé la città dei 15 minuti, dove molto se non tutto si può fare in quel lasso di tempo, e sarebbe anche migliorabile se finalmente si porrà mano a terminare il mini-metrò, come dicevo l’altra volta, ma ora ripeto con più speranze. Anche l’industria automobilistica (e lo dico perché con quella delle costruzioni e quella tessile, è tra le meno sostenibili)
si è resa conto che l’auto a batterie sarà soltanto una soluzione parziale e provvisoria, e si passerà ad altri sistemi, al bio-diesel per esempio, dato che abbiamo grandi eccessi di biomassa non utilizzata e neanche di interesse per l’industria del legno e della carta. Sicuramente in tutto questo ci sarà l’auto a noleggio più o meno lungo, o il car sharing,
e molto trasporto pubblico, anche per cancellare gli errori del passato, che rendono di fatto larghe parti della nostra regione non raggiungibili, anche se poi piangiamo sull’abbandono del territorio. Anche gli autobus a chiamata, per esempio, o i taxi collettivi.
Che poi vi voglio ad arrivare con un’auto a batterie sopra a Sant’Erasmo o a Miranda.

Tanti cantieri di recente ci sono in città, ed è essenziale, oltre che richiesto dal Decreto 81/08 sulla sicurezza, che i pedoni anche in carrozzina possano passare esternamente al cantiere in modo protetto, se i lavori stradali interrompono la percorribilità di un
marciapiede o di una pista ciclopedonale. Mi riferisco in particolare al cantiere del sottopasso di via Aroldi che taglierà viale dello stadio ma per ora taglia…il marciapiede di destra salendo verso le piscine. C’è anche un paradossale segnale di divieto di transito ai
pedoni nel punto in cui inizia il cantiere, troppo tardi direi.

Pedoni che potrebbero attraversare, se fossero in qualche modo protetti (anzi la visibilità è ridotta per la presenza del cantiere stesso) e se le strisce che semicancellate resistono (tra parentesi: quanti cuscini berlinesi si fanno col costo di un sottopassaggio?) non s’interrompessero per il rialzo spartitraffico che divide le due carreggiate, creando una barriera. Per cui per una carrozzina è davvero molto difficile anche ipotizzare l’attraversamento.

In casi come questo, gli autovelox diventano uno strumento importante, come premessa più costosa ed anche coercitiva della città 30. Cos’è la città 30? E’ quella dove non si potrà circolare a più di 30 km all’ora (considerate che le velocità medie in città sono già inferiori a questa, ma procederemo più silenziosamente e tranquillamente, invece di procedere a strappi), cui arriveremo molto presto, come auspicavamo già qualche anno fa noi del MAT
(Mobilità Attiva Terni) col progetto “Terni 30 e lode”.

Ed anche in attesa dei limitatori di velocità non disattivabili, anche se secondo me (scherzo ma non troppo) la giusta soluzione sarebbe quella di rimuovere il clacson dalle autovetture, che molti continuano ad usare, anche di notte, per avvisare della loro presenza, a tutto beneficio del sonno degli abitanti, come si può immaginare.
Questo (detto “tromba a forte suono”) era già previsto dall’articolo 58 del primo codice della strada, quello del 1933, e già allora era scritto “E’ proibito ai conducenti di servirsi, senza necessità inerenti alla circolazione, nelle città e nei villaggi, delle segnalazioni acustiche”. Ecco, al 99% dei casi, la necessità, vi assicuro, non c’è.

Anche prescindendo dagli autovelox e sempre in fiduciosa attesa della città 30 e della relativa riprogettazione dello spazio cittadino, dove spariranno le incongrue autostrade urbane, è essenziale che tutti i passaggi pedonali siano sicuri, abbiamo visto già fin troppe disgrazie sugli attraversamenti. In assenza delle autostrade urbane, anche i sottopassaggi, che sono impattanti e formano luoghi spesso degradati e pericolosi in caso di forti piogge per i possibili allagamenti. Imboccandolo allegramente in bici (c’è chi va in bici anche sotto la pioggia, anche qui a Terni, perché lo ha scelto come mezzo di trasporto: ne incontro tanti di recente) non siete in grado di vedere se sia realmente percorribile o finisca…in una pozza
d’acqua.

Insomma, a cantiere appena aperto, un sottopassaggio come quello di via Aroldi appare un progetto vecchio, desueto, e tra non molto inutile e rischioso, al servizio di un concetto obsoleto come quello di “strada di scorrimento urbana”.

Vedete voi se ci conviene andare in direzione ostinata e contraria alla logica ed allo stato dell’arte: si può anche imboccare gli svincoli contromano, ma normalmente non finisce bene. Nel caso migliore in una spesa superflua.

Carlo Santulli