Il sogno più grande di Okseon è imparare a scrivere, ma nella Corea degli anni ‘30, all’epoca colonia giapponese, la scuola è solo per i maschi. La sua famiglia è povera e il padre, quando perde il lavoro, per risparmiare sulle bocche da sfamare, vende Okseon a una locanda cinese. Per convincerla le dice che è stata adottata e che la nuova famiglia la manderà a scuola. La piccola non sta nella pelle, ma ben presto si ritrova a sgobbare più di quanto faceva a casa.
Al compimento dei tredici anni, il padrone la rivende a una scuola per kisaeng, le “donne di conforto” messe a disposizione dei soldati giapponesi durante la Guerra del Pacifico. Le viene insegnato come allietarli, ma è troppo piccola, non capisce cosa deve fare, poi arrivano i primi clienti… Quando ha le prime mestruazioni, pensa che un soldato l’abbia ferita e spera di morire. Dopo pochi mesi contrae la sifilide e viene curata con i fumenti di mercurio, che la rendono sterile, “meglio così” pensa, vedendo la sua amica che cerca invano di abortire colpendosi il ventre con i sassi; darà alla luce una bambina, subito venduta a una coppia giapponese.
C’è un soldato cinese molto gentile che le lascia da mangiare sotto al filo spinato del bordello. Finita la guerra, il bordello viene smantellato e Okseon lo va a cercare, i due si sposano, nonostante il parere negativo del padre di lui, che sa bene da dove proviene la giovane coreana. Il matrimonio si rivela un incubo: Okseon si ritrova a badare al suocero, che la disprezza, e agli altri figli di lui. Una sera il marito non rincasa e lei resta ad aspettarlo per dieci anni senza ricevere notizie.
Un giorno uno zio lo incontra in un villaggio vicino, scopre che si è sposato con un’altra donna, quando gli dice che Okseon è restata per occuparsi della sua famiglia, l’ex soldato si reca subito da lei, “pensavo che non vedendomi più te ne fossi andata via di casa, perché sei rimasta?”. Sentendo queste parole Okseon molla tutto e va in cerca un’altra famiglia.
Sposa un vedovo cinese, ma scopre ben presto che è un alcolizzato che sperpera tutto al gioco, vorrebbe mollarlo, ma lui ha un figlio con disabilità mentale che crede che Okseon sia la sua vera mamma, lei si affeziona e decide di rimanere per accudirlo, è il figlio
che non potrà mai avere.
Dopo 50 anni, un programma tv dedicato alle donne di conforto coreane rimaste in Cina la intervista e le paga il viaggio in Corea. Okseon vola a riabbracciare le sorelle, che non vede da 55 anni, e a conoscere i nipoti, ma il calore diventa gelo non appena racconta che
è stata una donna di conforto e che il padre non l’ha data in adozione come sapevano loro, ma l’ha venduta, “impossibile, non l’avrebbe mai fatto!”, replicano le sorelle stizzite. Le fanno capire che non può restare, ma Okseon non vuole tornare in Cina, dove non è stata mai veramente accettata, così si trasferisce in una RSA per ex donne di conforto.
Keum Suk l’ha incontrata e ha raccontato la sua storia in una graphic novel intitolata Le malerbe, l’ha paragonata a quelle piante che ricrescono anche se vengono calpestate. L’ha ritratta come una vecchina gentile, sorridente, ironica, “Nonna Okseon è una vera guerriera!”.
Francesco Patrizi