SOCIAL MEDIA VS SONDAGGI

CHI CI DICE CHI VINCERÀ?

Negli ultimi anni, il dibattito su quale metodo predittivo sia più affidabile tra i sondaggi tradizionali e l’analisi del sentiment sui social media è andato via via intensificandosi, con tanto di studi scientifici a corredo.

Da un lato abbiamo i sondaggi con le loro metodologie strutturate e scientificamente consolidate, che cercano di catturare la migliore rappresentazione statistica possibile delle opinioni e delle intenzioni.
Dall’altro, i social media offrono un flusso continuo di dati grezzi, apparentemente autentici, che possono rivelare umori, tendenze e movimenti di opinione in tempo reale, avendo così conquistato di fatto un ruolo di primo piano nel mondo delle previsioni e dell’analisi delle opinioni pubbliche, soprattutto in ambito politico e commerciale.

Ma in cosa consiste l’analisi del sentiment sui social media? Non è altro che l’analisi automatizzata, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale e tecniche di machine learning, delle emozioni e delle opinioni espresse dagli utenti su piattaforme come X/ Twitter, Facebook o Instagram divenute oramai veri e propri termometri dell’opinione pubblica.

In coincidenza di un periodo elettorale, un post può diventare virale in pochi minuti, spostando l’attenzione e, talvolta, influenzando le percezioni dei potenziali elettori. L’analisi del sentiment può misurare l’entusiasmo o la frustrazione verso un candidato o una questione specifica. Questa velocità è qualcosa che i sondaggi tradizionali, che richiedono giorni per la raccolta e l’analisi dei dati, non possono eguagliare.

Va poi aggiunto che mentre i sondaggi si affidano a campioni ristretti, i social media forniscono un campione più ampio e diversificato, potenzialmente globale. I risultati di queste analisi non solo offrono previsioni più precise, ad esempio in ambito elettorale, ma aiutano anche i brand a capire meglio come vengono percepiti dal pubblico. In questo contesto, le aziende possono monitorare costantemente la loro reputazione e intervenire rapidamente per migliorare l’immagine o rispondere a crisi potenziali. La rapidità di queste previsioni rappresenta un enorme vantaggio competitivo, sia per le imprese che per i candidati.

Tuttavia, non sono tutte rose e fiori: la sentiment analysis non è priva di sfide, e può rappresentare un’arma a doppio taglio. Gli algoritmi interpretano le emozioni espresse, ma possono facilmente cadere in trappola, confondendo ironia e sarcasmo con sostegno o critica autentici. Inoltre, le piattaforme social tendono a creare “bolle” di opinione, per cui chi si esprime online potrebbe non rappresentare l’intera popolazione e possono essere influenzate da fenomeni come la disinformazione o le campagne organizzate da bot, che alterano artificialmente la percezione pubblica di un argomento. I sondaggi invece lavorano con campioni rappresentativi, ma sono anch’essi soggetti a errori e, a volte, falliscono nel prevedere i risultati elettorali (come dimostrato da alcuni clamorosi errori negli ultimi anni).

L’integrazione tra sentiment analysis e sondaggi tradizionali permetterebbe di sfruttare la velocità e la quantità dei dati provenienti dai social, mantenendo al contempo un controllo statistico sulla qualità dell’informazione, bilanciando così i limiti dei due sistemi. Quindi il futuro delle previsioni elettorali sembra andare verso un approccio integrato, in cui dati online e offline vengono combinati per offrire un quadro sempre più preciso e in tempo reale. La tecnologia continuerà a evolversi, ma la vera sfida sarà saper leggere tra le righe …digitali.

Alessia Melasecche