FERENTILLO – Da sempre a Gennaio il mondo cristiano celebra il protettore degli animali domestici quando entra trionfante il carnevale. La fede e la devozione popolare ha sempre contraddistinto le genti non solo della Valnerina, verso Sant’Antonio Abate, (il grande eremita) che fece della sua vita un mezzo efficace per avvicinare gli uomini con umiltà al vangelo. Un uomo, che analizzando la biografia, possiamo definirlo un taumaturgo, non solo spirituale ma anche di una profonda umanità, protesa sia verso gli umani che agli animali: il patrono degli animali domestici, appunto il dottore della chiesa, è raffigurato in ogni e dove, soprattutto nei piccoli centri, dove la cultura contadina è più forte e vigorosa. In Umbria e in questa parte del territorio, dove la società da sempre è strettamente legata alle attività agricoleediallevamento, ìcomunidella Valnerina, annoverano una tradizione lunga da secoli verso il Santo, tanto che grandi centri e frazioni lo hanno scelto come titolare della propria comunità parrocchiale. Da Castelluccio a Terni la Valnerina è tutto un susseguirsi di riti e tradizionisecolari.FrazionidiFerentillo come Monterivoso e Macenano ne hanno addirittura nominato patrono e titolare delle rispettive chiese. Ma il culto è praticato in tutto il vasto territorio e questo è testimoniato dalle tante raffigurazioni espresse sulle pareti degli edifici di culto, edicole, cappelle rupestri e nicchie votive. Tracciamo un breve escursus: tela del XVII secolo presso la chiesa di Sant’Antonio Abate a Macenano; affresco nel presbiterio del XV secolo alla chiesa di Sant’Antonio Abate a Monterivoso; statua processionale e frammento di affresco presso la chiesa di San Mamiliano; dipinto del XVII secolo presso la chiesa di Castellone; frammento di affresco del XV secolo presso la chiesa di Santo Stefano a Precetto; affresco del XVI secolo presso la chiesa di San Vincenzo Martire a Gabbio; affresco della scuola dello Spagna del XVI secolo presso la chiesa di San Michele Arcangelo a Nicciano. Ma il più bello, il più caratteristico e il più completo con le storie e miracoli è senza dubbio l’affresco che lo riproduce presso la Collegiata di Santa Maria a Matterella. Il dipinto (nella foto) di recente restaurato, cheoccupa tutta la superficie del nicchione della navata di sinistra, è opera del pittore siciliano Giacomo Santoro da Giuliana detto Jacopo Siculo che lo realizzò nel 1543 insieme all’altro affresco nella stessa navata dedicato a Santa Caterinad’Alessandria.QuiilSantoèraffigurato in cattedra e mostra attorniato da animali domestici; con la mano sinistra mostra un libro aperto dove e espresso il monito agli ecclesiastici: NON EST HIC LOCVS IDONEVS NISI AMATORIVS HVIVS SPECVLI, PROPTEREA FUGIAMVS A FACIE HVIVS CUPITITATIS. Tutto attorno i miracoli e le storie del Santo raffigurati con abilità ed espressività assoluta, (sullo sfondo il paese di San Mamiliano dove lo stesso pittore pochi anni prima, nel 1538 la eseguì la grande pala di altare con lunetta e predella, olio su tavola, raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra Santi). Il dipinto alla Collegiata di Matterella si completa con una stupenda Madonna col Bambino (nella foto) di raffinata dolcezza. Nelle candelabre dell’intradosso tra decorazioni a racemi e uccelli, su una tabella si legge la data dell’esecuzione M.D. XXXXIII. La cappella era di giuspatronato dei mulari e vetturali, agricoltori e allevatori locali, ciò espresso dai rilievi sulle paraste raffiguranti un maiale, asino e cavallo scolpiti sui pilastri laterali dagli scalpellini e muratori (mastri lombardi) . In questo dipinto, importantissimo per la storia dell’ arte in Umbria, ritornando al volto della Vergine, “si coniuga l’ideale di bellezza non formale con schietti valori morali come l’ umiltà e la gentilezza”, si muove nel solco di alcune opere giovanili di Raffaello come ad esempio la Madonna Conestabile (San Pietroburgo – Eremitage). Il primo riferimento al maestro siciliano sulla effettuazione di questa opera a Santa Maria di Matterella si deve al Cavalcaselle e al Crowe. Mentre il Guardabassi lo attribuisce addirittura a Giovanni di Pietro detto lo Spagna ingannato forse dall’aspetto spagnesco arcaicizzante del Santo, che per la sua iconicità, risulta più vicino al Sant’Antonio Abate del palazzo comunale di Amelia, ricondotto al maestro dell’Annunciazione Gardner (Federico Zeri). E con questa ricorrenza entra ufficialmente il carnevale (si realizzano frappe e castagnole) che terminerà con le sacre ceneri per poi aprirci alla quaresima e alla Santa Pasqua.
Carlo Favetti