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Riflessioni in pillole per il Futuro della Città di Terni

Abbiamo perso troppi anni, la cultura e l’identità di Terni ne ha sofferto e continua a soffrirne

Una breve premessa: non sopporto nessuna idea presentata come un insulto. Mi rifiuto di leggere ascoltare e dare credito a chi si esprime con parole acerbe e offensive poiché non è un confronto di idee, ma una battaglia indecente condita con la presunzione di essere nel giusto. Purtroppo è quella che ormai imperversa sul web o in Parlamento o nelle discussioni quotidiane, non ultime quelle che riguardano la nostra città. La diversità di idee -guai a non averne!- si può esprimere senza ricorrere a parole indegne e oltraggiose. Personalmente non leggo e non ascolto più chi usa questo metodo.

Il teatro di Terni

Considero un insulto -l’insulto non è solo quello verbale- alla città tenere il teatro inutilizzato per anni, non aver deciso cosa fare, aver impoverito la città di una sua eccellenza culturale. Sul suo restauro ci sono idee contrapposte: c’è chi sostiene il recupero filologico del teatro (tanto per intendersi il teatro Poletti dell’800 poi trasformato nel ‘900 in cinema teatro); c’è chi sostiene una ristrutturazione completa e moderna dello stesso definendo il ripristino dell’antica struttura un falso storico e anacronistico. Non entro nel merito perché ritengo che tutte e due le posizioni possano essere valide per diversi motivi che gli esperti del settore, pur nella diversità delle idee, hanno accuratamente spiegato. Ma esprimersi in merito con l’insulto è veramente un segno di inciviltà, vedi recentemente l’espressione di Sgarbi “nazista, assassino” rivolto a chi non sostiene il ripristino del vecchio teatro. Si sa che il personaggio è così: può avere anche ragione, ma è offensivo, non aiuta la causa ed esacerba gli animi.

Da parte mia ribadisco che abbiamo perso troppi anni e che la cultura e l’identità di Terni ne ha sofferto e continua a soffrirne.

Si prenda, dunque, una decisione, in un senso o nell’altro, tanto la metà della popolazione, la metà degli architetti e degli ingegneri, la metà di tutto, sarà sempre accontentata e l’altra metà sarà delusa e continuerà a fare critiche, come è già successo per la torre della Bibliomediateca, per la quale ancora oggi si trascinano scontentezze, critiche ed elogi. A mia memoria non ricordo una volta che non si sia fatto qualcosa -un monumento, una piazza, un arredo urbano, un qualsivoglia intervento- che non abbia suscitato clamori, divisioni e scontentezze. La città ha urgente bisogno del teatro.

No inceneritori – il diritto alla salute

Un altro insulto: l’inceneritore di Terni.

La grande partecipazione cittadina alla manifestazione “no inceneritori” è il segno della sensibilizzazione dei cittadini, della loro presa di coscienza dei gravi problemi di inquinamento e di salute che riguardano Terni.

La storia degli inceneritori e dell’inquinamento a cui abbiamo dato spazio in precedenti articoli, non fa onore a questa città, alla sua storia, alla sua cultura, alla sua identità. Non fa onore soprattutto a chi ha permesso a una città già martoriata dall’inquinamento industriale metallurgico e chimico di appestare l’aria ulteriormente, rendendola uno dei luoghi più inquinati d’Italia e più ad alto rischio di malattie.

Per dovere di verità, infatti, bisogna ricordare che se questi possono essere responsabili di un tot di inquinamento, il polo siderurgico-chimico, tra scorie ed emissioni nocive accumulatesi negli anni, lo è enormemente di più. Allora mi chiedo: perché aggiungere male al male? Perché impiantare un nuovo inceneritore e non ricorrere alle nuove tecnologie meno inquinanti? E soprattutto: perché ancora a Terni già tanto provata da anni di incuria, di appestamento dell’aria, di proliferazione delle malattie cancerogene?

Il problema del risanamento dell’ambiente e della qualità dell’aria dunque persiste ed è gravissimo. Le soluzioni vanno richieste a tutto campo: Terni va risanata dal profondo se vuole ricominciare a vivere perché i cittadini hanno, come primo, il diritto alla salute.

Leonardo da Vinci e la Cascata delle Marmore

Non potevo non parlare della recente scoperta del disegno di Leonardo da Vinci che riguarda la Cascata delle Marmore: una scoperta che ci ha fatto balzare agli onori della cronaca e che ci rende orgogliosi.

Racconto brevemente la storia per chi ancora non è a conoscenza del fatto. Un disegno firmato e datato da Leonardo esposto alla Galleria degli Uffizi: il “Paesaggio con fiume”, per anni ritenuto un paesaggio toscano, suscita l’attenzione dello storico Luca Tomio che riconosce la Cascata delle Marmore e il paese di Papigno. Da allora studi e approfondimenti rigorosi hanno portato molti esperti a ritenere che la rappresentazione riguardi appunto l’Umbria e che il grande artista sia stato in Valnerina e abbia riprodotto appunto il paesaggio riguardante la Cascata, il Nera, il paese di Papigno e la corona dei monti della conca ternana.

La recente scoperta è stata presentata e spiegata ai cittadini a Palazzo Montani prima e all’Archivio di Stato poi con il concorso di esperti, critici e con la presenza di Vittorio Sgarbi.

Un’occasione da non perdere

Il disegno di Leonardo sarà esposto a Vinci, paese natale di Leonardo, in occasione del 500° anniversario della sua morte nel 2019. Per il 2020 è prevista l’esposizione per 20 giorni alla Galleria Nazionale di Perugia. Certamente è una cosa apprezzabile, ma mi sembra un insulto a Terni che non sia stata presa in considerazione questa città come prima sede espositiva del disegno, dal momento che la Cascata e Papigno fanno parte di questo comune.

Allora mi chiedo: siamo in grado di pretendere l’esposizione a Terni? Siamo in grado di fare ancora qualcosa perché questa città non rimanga sempre la cenerentola della cultura? Ci si rende conto che questa è un’occasione da non perdere per il turismo, per la rinascita di questa città? In questo senso siamo grati alla Fondazione CARIT che si sta adoperando per una mostra leonardesca nelle sale della Fondazione e si è resa promotrice di iniziative per il rilancio del turismo e per la valorizzazione di quel paesaggio tanto ammirato, descritto, cantato, rappresentato dai viaggiatori del Grand Tour. Aspettiamo che anche il Comune si attivi su questo fronte in maniera decisa, concreta.

Se non ora, quando?

Loretta Santini

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