REALIZZARE LA CITTÀ DEI 15 MINUTI

È uscito di recente su Applied Geography uno studio, che confronta Terni con Matera (nobile paragone direi) come città dei 15 minuti, cioè in cui in questo breve lasso di tempo tutti possano avere accesso alle necessità della vita di ogni giorno. Ne sono autori Beniamino Murgante, Raffaela Valluzzi, ed Alfonso Annunziata dell’Università della Basilicata.

E’ una tematica essenziale per la qualità di vita: Terni ha avuto il maggiore sviluppo urbanistico tra il 1900 e l’ultima guerra, e si prefigurava, già nel piano di Lattes e Staderini, poi di Ridolfi e Frankl, una città dove i piani delle attività industriali, agricole e della funzione urbana convivevano. Questo racchiude operazioni precedenti come Città Giardino, anche se le previsioni di sviluppo arrivavano ad ipotizzare che la popolazione del 1930 sarebbe quadruplicata nel giro di vent’anni arrivando a 300mila abitanti.

Una parte di quel piano è stata in concreto realizzata, come lo sviluppo quasicircolare intorno ad un centro compatto, a parte un paio di sventramenti attraverso Corso del Popolo e via Primo Maggio, un anello stradale, un segmento del quale esiste ora effettivamente, tra via Borzacchini, viale dello Stadio, via Aleardi, via Guglielmi. Anche viale Leopardi, probabilmente l’unico tratto di viale da città europea che esiste a Terni, faceva parte di questo sistema e doveva terminare su un complesso sportivo non troppo diverso dal Foro Italico. Irrealizzata rimase invece la passeggiata panoramica di Colle dell’Oro, una specie di Pincio, sempre con l’allora inevitabile riferimento a Roma.

La guerra e la ricostruzione ed il piano relativo, concepito in continuità di principi, portò qualche rara operazione di diradamento edilizio, come il “cannocchiale” di Villa Glori, la sparizione di luoghi storici, come il convento di Santa Caterina, le chiese di Largo Manni, Santa Lucia presso via Carrara e… molta sostituzione edilizia, come la maggior parte dei villini intorno a via Battisti. Malgrado tutto, ci eravamo salvati dalla concezione di Le Corbusier della città stellare con un centro di servizi ed una serie di quartieri residenziali esterni, che è buona parte dei problemi di accesso ai servizi che affliggono Roma.
Purtroppo, abbondantemente fuori tempo massimo, si creò una specie di “ville radieuse” ternana inglobando i vocaboli di Borgo Rivo, Campitello e Gabelletta in quartieri non collegati da viali pedonabili né da piste ciclabili, saldati ma staccati di fatto l’uno dall’altro, con l’occasione finora perduta della metropolitana di superficie (Marmore)-Terni- Cesi, sulla quale mi permetto di sperare ancora.

Un’aberrazione progettuale che nessuna bretella Gabelletta-Maratta può sanare, anche se nel breve periodo aiuta, pur se purtroppo non pedonabile né ciclabile. Di fatto, tutta questa “città nella città”, dove vive oggi quasi la metà della popolazione ternana, è esclusa dalla regola dei 15 minuti. E non basta decentrare in luoghi raggiungibili solo con l’auto (propria), occorre progettare per una reale e migliore qualità di vita. A cominciare dalla mobilità.

Carlo Santulli