X

QUANDO ABBIAMO LA TESTA TRA LE NUVOLE

In una società che spinge verso la produttività incessante e il multitasking, con la tecnologia che invade ogni momento della nostra vita, l’idea di lasciare ogni tanto vagare la mente, ovvero di avere la proverbiale “testa tra le nuvole”, potrebbe sembrare un segno di pigrizia. Tuttavia, delle recenti scoperte nel campo delle neuroscienze rivelano come questi momenti di apparente inattività siano cruciali per il nostro benessere mentale, e lo siano ancora di più per la nostra capacità di generare idee creative ed innovative.

Quando ci lasciamo andare ai flussi dei nostri pensieri, senza concentrarci su azioni specifiche, si attiva automaticamente la rete cerebrale nota come “default mode network” o, in italiano, “sistema della condizione di default”. Nulla di grave, al di là di ciò che l’espressione in sé possa far pensare, in realtà si riferisce ad un insieme di aree del cervello che diventano particolarmente attive quando non siamo impegnati in compiti che richiedono attenzione verso l’esterno. In altre parole, questo “sistema” prende il sopravvento quando la nostra mente inizia a divagare. Quindi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è tutt’altro che sinonimo di pigrizia mentale.

Al contrario, gli studi hanno dimostrato che questa rete gioca un ruolo cruciale in numerose funzioni cognitive di alto livello come la riflessione su sé stessi, la progettazione del futuro, la comprensione degli altri e la generazione di nuove idee.

La “modalità default” del nostro cervello ci permette di collegare idee in modi nuovi e sorprendenti, di risolvere problemi complessi e di riflettere sulla nostra vita e sulle nostre relazioni in modo più profondo e significativo.

Quando “abbiamo la testa tra le nuvole”, il nostro cervello in realtà sta lavorando sottotraccia, elaborando esperienze passate, pianificando future azioni e molto altro. Il valore di questi momenti di inattività è paradossalmente immenso. Questo non significa che l’azione diretta e l’attenzione focalizzata non siano importanti, ma piuttosto che il tempo dedicato a non fare nulla è altrettanto cruciale per il nostro sviluppo personale e professionale.

Va evidentemente trovato un equilibrio tra le attività focalizzate e il lasciar vagare la mente, perché esiste anche il rovescio della medaglia: un’eccessiva attivazione della “modalità default” potrebbe essere associata a stati di ansia, “rumore” mentale e depressione. La chiave sta nell’accettare e integrare questi momenti di “inattività” come parte essenziale della nostra “igiene mentale”.

Proprio come il corpo ha bisogno di riposo dopo l’esercizio, anche il cervello beneficia di pause regolari dalla costante e pressante stimolazione esterna. Invece di giudicare noi stessi per questi momenti di distrazione, è utile riconoscerli come opportunità per ricaricarsi.

Quindi, la prossima volta che vi troverete con la “testa tra le nuvole”, ricordate che è una funzione vitale del cervello, e, in un’epoca caratterizzata da una costante richiesta di attenzione, permettere alla nostra mente di vagare liberamente non è solo un atto di ribellione, ma una necessità biologica per il benessere mentale.

Alessia Melasecche

Redazione:
Related Post