Ho seguito per gli ultimi due anni l’evoluzione urbanistica della zona di viale dello stadio, che ha portato alla novità positiva del sottopasso ciclopedonale di Via Aroldi che permette di giungere dal centro allo Stadio a piedi od in bici evitando il semaforo a cinque fasi all’angolo con viale Prati. A proposito, sapete che il mantovano Cesare Aroldi fu il primo sindaco socialista di Terni nel 1890, ancora prima che il PSI si costituisse. Era l’epoca in cui Francesco Crispi era al governo. Aroldi, insegnante all’Istituto tecnico, fu trasferito poi a Teramo perché non si occupasse di politica (potete approfondire la cosa su https://umbriasud.altervista.org/insegnantetrasferito-da-terni-eppure-era-il-sindaco/). Da Teramo a Terni oggi ci vogliono circa tre ore (in auto), in treno circa sei, più o meno come ai tempi di Aroldi.
Torniamo all’urbanistica: a parte il sottopasso, ormai ultimato, è stato asfaltato tutto l’asfaltabile. Gli alberelli sono striminziti, come già nel parcheggio dell’Eurospin, e insomma troppe auto che penetrano dovunque, in una specie di intrico di strade e passaggi, a tutto scapito dei pedoni e dei ciclisti, che usciti dal sottopasso, se vogliono muoversi verso le varie superfici commerciali, si trovano sbarrata la strada da tantissime auto che corrono (perché sì, da queste parti si corre pure nei parcheggi dove, ricordiamo, il codice prevede si vada a passo d’uomo).
Visioni vecchie, anzi stantie: negli anni ’70 uno studio di ricerca statunitense suggerì che ad Amsterdam soffocata dal traffico si iniziasse un piano di demolizioni e si costruissero delle superstrade sopraelevate per “snellirlo”. Per fortuna loro, gli olandesi non si curarono della loro opinione ed andarono in un’altra direzione. Queste tematiche sono ancora attuali, come dimostrato dalla per me paradossale discussione sull’autovelox in Valnerina dove, se si deve dar retta alla fisica, il guadagno di non andare a 70 è di circa un minuto. Mentre il maggiore pericolo d’incidenti dovuto all’alta velocità è sicuramente ben più alto.
Al di là della questione delle limitazioni della velocità, con una società che invecchia e necessità di spostamento, che sia per svago o per lavoro, sempre più articolate, non è pensabile basarsi soltanto sulla disponibilità di auto propria. Per questo la mia proposta è ricostruire su basi nuove il tram da Terni a Ferentillo e prolungarlo fino a Sant’Anatolia, dove si potrebbe incrociare con una Spoleto-Norcia, ugualmente da ricostruire, magari in compatibilità con la pista ciclabile. Per inciso: sopprimere le ferrovie per farci piste ciclabili è un’altra visione stantia. Abbiamo bisogno di trasporto pubblico, anche se non fingiamo di non saperlo, l’epoca dell’automobile, che ha portato ad isolarci ed a vivere la città come propaggine non gradita della nostra vettura, volge al termine. Che sia a batterie o meno.
Carlo Santulli