Bellissimo il privato, ma senza tresca con il pubblico
Lo Stato, o meglio la città-stato, la Polis di Atene, nasce come fenomeno pubblico.
Le cariche amministrative, fatta eccezione per strateghi e tesorieri che dovevano, ovviamente, essere nominati in base a loro caratteristiche d’eccellenza, erano infatti attribuite per sorteggio (con esclusione di donne, stranieri e schiavi) tra tutti i cittadini.
Le cariche pubbliche, al tempo di Clistene (Atene, 565-492), erano tutte a titolo gratuito; poi Pericle (Atene, 495-429) fece approvare una retribuzione, per il servizio fornito allo Stato, corrispondente alla paga giornaliera di un salariato. Sorteggio e retribuzione delle cariche pubbliche consentirono a tutti di poter partecipare alla vita politica. Trasferito così il potere decisionale al popolo, nasce la democrazia [δημοκρατία (democrazia), da δῆμος, (demos), popolo e κρατία (cratia), potere].
Oggi in Italia le differenze dalla nascita greca sono notevoli, ma si può dire che, in linea di massima, il potere decisionale sia passato dal popolo direttamente investito a rappresentanti del popolo che, però, possono pervenire a tale potere con artifizi non sempre limpidi e democratici. La parte totalmente pubblica sembra infatti ritrarsi: si accede nel mondo della partitica con mezzi non sempre adamantini, come si evince da frequenti cronache relative a illeciti compiuti tanto da fazioni vere e proprie, quanto, singolarmente, da loro proseliti. In più, una discreta componente della politica di parte attuale, si presenta e si fa conoscere come rappresentante del servizio pubblico, mentre si impegna e briga per il potenziamento e la supremazia di interessi privati, pattuendo con il privato intese di reciproco favore.
Oggi, si faccia molta attenzione, ci si divide sempre più nella dicotomia più basilare che esista: uomo libero e cultore di privilegi, separandosi spesso in altra, insidiosa, dicotomia: pubblico e privato. Non voglio certo dire che pubblico significhi segnatamente libertà e privato valga invece solo come cultura dei privilegi, tutt’altro! Ritengo infatti che il privato possa e debba rappresentare tout court l’intelligenza creativa dell’uomo libero. A certe condizioni, però, ça va sans dire! Cerco di spiegarmi, prendendo come esempio 3 categorie che penso debbano essere fondatamente pubbliche, ma che sono appetibilissime per la sfera privata: la politica, la scuola, la sanità.
Sanità
Lo Stato italiano si fa carico, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), dell’assistenza sanitaria per tutti, basandosi su princìpi fondamentali quali l’uguaglianza e l’equità, sull’erogare cioè la stessa qualità della prestazione per ogni singolo paziente.
Su princìpi diversi si esprime il modello sanitario delle Assicurazioni Private di Malattia (APM), per il quale l’assistenza sanitaria viene erogata non dallo Stato, ma da strutture private. Tali strutture trattano inevitabilmente in maniera diversa l’assicurato normale, quello ricco e quello ricchissimo. Inoltre, i cittadini senza assicurazione non vengono assistiti.
Non tratto in questa sede gli aspetti positivi e quelli negativi delle due modalità di erogazione dei servizi sanitari. Lascio le considerazioni al lettore ed agli incontri culturali tra esperti di entrambe le parti. A costoro, se lo vorranno, concederò spazio sul mio magazine, per esporre le loro sapienti considerazioni. Ammettiamo però, en passant, che il SSN non assista i pazienti con qualità assoluta, mentre il sistema delle APM tratti molto bene quella parte di pazienti di cui si occupa, escludendo però, come già detto, tutti gli altri.
I due sistemi così descritti non sembrano rappresentare il massimo di quella moralità della quale i cittadini, di ogni provenienza e di qualsiasi ceto sociale, abbiano diritto.
Per me, e anche per la stessa città che vado ormai da tempo delineando e propugnando, la città di San Valentino (in quanto tale, capitale dei diritti umani), offrire assistenza differenziata è una vera e propria sconcezza. Non da meno è quella sanità pubblica che non sia in grado di offrire prestazioni ai più alti livelli. Mi piace riportare, come esempio, una significativa parte del testo, relativo al giuramento professionale -il Giuramento di Ippocrate reso in maniera moderna-, approvato, il 13 giugno 2014, dal Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri: GIURO di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute.
Allora, che facciamo?
Lo Stato si occupi di perfezionare, fino ai massimi livelli possibili, le prestazioni del servizio pubblico. Il privato abbia spazio libero, ma nessuna sovvenzione dallo Stato. Se poi il privato è così bravo da guadagnare montagne di soldi, ben per lui, ne saremmo tutti davvero felici!
Si scongiuri anche e si dissolva un maledetto e subdolo imbroglio, quello di togliere risorse o far sì che le strutture pubbliche funzionino male per poter incentivare alcuni amichetti di merenda, annidati nelle strutture private!
Occorre, per meglio spiegarmi (sorvolando sulla questione che vede adesso presunti legami tra pubblico e privato in Lombardia, rapporti che la magistratura si spera definirà perfettmente), far cenno a quanto è già passato al vaglio della legge, sempre in Lombardia, dove le istituzioni private non sembra che, a volte, abbiano presentato risultati splendidi in virtù di sole forze interne. Non si tratterebbe, in realtà, solo di merende, si veda infatti (è questo uno degli tantisimi esempi) quanti miliardi siano stati concessi dallo Stato (cioè dal pubblico) a istituzioni private: Don Verzè, gli affari in Brasile e le prostitute minorenni (Report, 11/12/2011) – https://www.youtube.com/watch?v=uxF9UdEd-UE. Si legga anche intorno al plurigovernatore della Lombardia Roberto Formigoni, caritatevolissimo e timoratissimo del suo Dio: L’ex governatore della Lombardia condannato in via definitiva per corruzione nel processo per il crac delle Fondazioni Maugeri e San Raffaele. Lo ha deciso la Cassazione. All’ex presidente della Regione Lombardia è contestata una corruzione fatta di cene, viaggi e gite in barca, divertimenti e anche un acquisto agevolato di una villa in Sardegna. Tutto pagato con i soldi fuoriusciti dalla casse dell’Istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano. Per questo il pubblico ministero Laura Pedio durante il processo di primo grado ricordò come “70 milioni di euro” erano stati “tolti ai malati per i suoi sollazzi”. Una “serie di utilità” per favorire i due enti lombardi con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici.
Penso dunque che la Sanità debba rimanere pubblica per quanto attiene le strutture fondamentali, a partire dal pronto soccorso fino ad arrivare alle grandi patologie. Per le patologie minori, la prevenzione, la riabilitazione e per altri aspetti sanitari intessuti nel sociale, l’attività nel privato è non solo buona, ma addirittura meritoria. Privato, dunque, in questi termini, è bello, bellissimo, ma mai ci sia, sia pur minima, ombra di mafia pubblica, se non altro per garantire e proteggere quei professionisti privati eccezionalmente bravi, presenti in Italia in gran numero.
Scuola
C’è stato un periodo, in Italia, in cui fiorivano scuole private. Erano i tempi in cui il mio impegno per la moralità condivisa mi portò in rotta di collisione, e quindi a denunciare, con un notissimo Istituto privato di Roma, dipendente direttamente da un longevo e famosissimo uomo politico romano, noto poi alle cronache giudiziarie anche per un processo per contiguità alla mafia da cui è scampato solo per artata decorrenza dei termini, quella decorrenza che solo i ricchi o i potenti possono permettersi! Fui allora costretto a farmi difendere da un avvocato, il senatore Coccia, militante nella sinistra italiana.
Vinsi io, senza se e senza ma.
Quale era, in quei tempi, il vile comportamento della politica pubblica nazionale? Non concedere, per vie di legge, i dovuti fondi all’edilizia scolastica pubblica, ragion per cui molti genitori si vedevano costretti a mettersi in fila, per intere giornate e nottate, al fine di iscrivere i propri figli presso le scuole private, visto che quelle pubbliche avevano già da tempo chiuso le iscrizioni per esaurimento posti.
Domando: che c’entra tutto questo con la bellezza del privato?
Il privato è bello se fa da solo e, da solo, guadagni pure tutte le ricchezze del mondo ed anche di più, ma non ci siano in mezzo intrallazzi vari! Dunque: Lo Stato si occupi di perfezionare, fino ai massimi livelli possibili, le prestazioni del servizio pubblico. Il privato abbia spazio libero, ma nessuna sovvenzione da parte dello Stato.
Se il privato, poi, sarà così bravo da guadagnare montagne di soldi, ben per lui, gliene auguro ancora di più! Che le scuole private siano dunque più serie, molto più serie della scuola pubblica (non ci vuole granché visto la situazione denunciata dalle indagini mondiali che ci relegano, puntualmente, negli ultimi posti della graduatoria dei paesi sottosviluppati, quindi non in quella dei paesi in via di sviluppo, né, ovviamente, in quella dei paesi sviluppati!). Sia di grandissima qualità educativa e non sia un diplomificio per il quale potrebbero bastare due giorni di presenza alle presunte lezioni o il solo aprir bocca e bofonchiare qualche scemenza ai cosiddetti esami, svolti in autonomia, per essere promossi o diplomati! Anche in questi casi il privato rischia di affondare e di non essere proprio virtuoso!
Politica
Politica vuol dire oggi cultura, vuol dire capacità di Progetto, non altro! Tutto quello che non è cultura è tentativo od arte di impossessarsi delle strutture politiche pubbliche per fini privati e per fini, comunque, non previsti dalla Costituzione Italiana. Abbiamo anche assistito alla emanazione parlamentare di leggi definite poi universalmente come leggi ad personam! Si assiste ormai molto spesso a rivendicazioni univoche di fazioni di parte, ognuna legata a vari centri di potere: basta seguire le cronache giudiziarie, nella stampa o nelle tv! I partiti, cioè le strutture della politica di parte, non abbiano sovvenzione alcuna da parte di privati, perché tali soldi sono dati solo per ottenere vantaggi a proprio favore e a sfavore degli altri! La politica italiana rischia di diventare privata proprio quando ci si serve di un partito per difendere interessi di parte o per salvare qualcuno dalla galera. Anche in questo caso il privato cerca di impossessarsi del pubblico. N’est pas?
Pubblico (lat. PÙBLICUS, che sta per PUBLÍCUS, PÒP’LICUS contrazione di POPULICUS da PÒPULUS popolo): appartiene
a tutto il popolo.
Privato (lat. PRIVATUS, da PRIVUS, singolo): riservato ad uno solo.
Giampiero Raspetti