La vita di Pompeo De Angelis, sceneggiatore Rai, paroliere di canzoni famose, direttore della Nuova Eri, scrittore e pittore, è stata lunga e laboriosa, impegnata anche politicamente in alcune fasi della sua vita.
Figlio di un operaio della Terni, con la passione della pittura, amava studiare per allontanarsi dalla vita a cui l’aveva destinato il padre: la fabbrica.
Decide di allontanarsi dalla famiglia, non ancora adolescente, ed entra nel Seminario Vescovile sotto la guida di Don Ginesio e di Don Antonio Marchetti che videro in lui una intelligenza vivace e promettente.
Giovanissimo, diresse a Roma un giornale dei giovani democristiani, partito a cui si sentì vicino sino al suo scioglimento. Si definiva un rivoluzionario di Centro, categoria che esisteva nella sua testa di giovane ribelle alle convenzioni e alle catalogazioni. Due episodi lontani nel tempo tradiscono tale temperamento di uomo passionale vicino a volte a taluni particolari esempi di estremismo.
Negli anni Sessanta si lega sentimentalmente ad una attrice di nome “Glisigna” che faceva parte del gruppo degli oppositori al regime fascista di Salazar, subendo anche il carcere. Nelle varie vicissitudini di questa esperienza anche drammatica, Pompeo subì lui stesso alcune torture dalla polizia portoghese, tra cui quella della statua, rimanere in piedi senza dormire per ore e giorni di fronte ad una parete grigia e gialla, illuminata da una luce potentissima, provocando una dissociazione dalla realtà, ferendosi gravemente nel tentativo di uscire da quella stanza. Riuscì a sopravvivere per caso.
In tempi recenti, poco prima della sua morte, collaborò con Alessandro Di Battista per delineare il programma dei 5 Stelle nella sua fase iniziale.
I loro incontri avvenivano in un noto ristorante cittadino, contribuendo così alla nascita del Movimento.
Ho raccontato brevemente questi episodi che ci mostrano la complessità della visione politica del De Angelis, fuori da ogni schema.
Una volta andato in pensione dalla Nuova Eri, Pompeo ritorna a Terni, città che lui ha amato
moltissimo e per la quale aveva scritto la sceneggiatura di un film operaistico “Il Maglio” che la censura dell’epoca, gli anni ’80, non gli fece fare.
Lo conobbi subito dopo. Deluso e amareggiato, sentiva l’urgenza di colmare i vuoti storici della identità ternana.
Terni sembrava nata nel 1884 e lui cominciava a pensare ad una Storia di Terni, sin dalle sue origini.
Il Gruteater, dopo i gloriosi esordi all’interno della Fabbrica, utilizzando le 150 ore in attività teatrale, sotto la guida di Besson, aveva esaurito nel tempo le spinte politiche, in parte rivoluzionarie dei primi anni e, diventata Cooperativa, continuava a fare teatro con Sergio Polverini, Aldo Vedova, Maela Piersanti, più per continuare nel tempo una tradizione, piuttosto che per un reale convincimento.
In quanto amica di lunga data di Aldo Vedova, attore e pittore di talento, fui il tramite dell’incontro tra Pompeo e Sergio Polverini il quale gli propose di scrivere un testo teatrale per il gruppo.
In pochi giorni nacque: “Che colline, che colline!” commedia rappresentata nell’estate in alcuni teatri Umbri e persino nei ristoranti. Un testo graffiante, mordace che sottolineava le contraddizioni della nostra gente che si esprimeva tra incontri di poesie e atmosfere grevi delle nostre campagne.Pompeo demitizzava tutto, lo aveva cercato di fare con gli operai del Maglio, continuava con questa commedia dai toni dissacranti, piena di doppi sensi a cominciare dal titolo.
A sua difesa posso aggiungere che i suoi erano i ricordi degli anni Cinquanta, che aveva conservato gelosamente e noi, nel frattempo a Terni, eravamo cambiati.
Anna Rita Bartolucci