Se mi permettete vorrei aggiungere qualche riflessione con molto umiltà alle tante, le più svariate, che ho sentito in questi giorni sul PNRR. Autorevoli commentatori alcuni “da salotto” di ogni estrazione politica e da qualunque latitudine politica hanno detto di tutto: dal classico non siamo capaci a presentare progetti, al meraviglioso ridiamogli tutti i soldi, alla valutazione ne abbiamo presi troppi, all’ovvio diamoli a chi li sa spendere, tutti al nord e nessuno al SUD, al classico rimpallo delle colpe con l’ormai marchio di fabbrica il nostro made in Italy che va sempre di moda: era colpa di quelli di prima andando però molto indietro nell’ analisi perché ognuno scarica ai precedenti. Per finire dulcis in fondo al classico dei classici: abbiamo una pubblica amministrazione che non è in grado di spendere i soldi, fare progetti e rendicontare risorse. Un bailamme di ovvietà che comunque non ci aiuta né a spendere i soldi, né a commettere i soliti errori, errori che ci hanno portato ad essere una nazione in forte decadenza non solo demografica. Tralascio tutti gli aspetti che andrebbero analizzati di questi commenti e su cui ci sarebbe comunque molto da dire per concentrarmi su un solo aspetto che da tecnico mi sta molto a cuore e che conosco molto bene professionalmente: la spesa dei soldi europei e la pubblica amministrazione. Sono ormai decenni che si parla dell’inefficienza della PA e che contestualmente si fanno campagne di tagli selvaggi della stessa, di spending review basate esclusivamente sul tagliare il pubblico. Siamo andati avanti con il “blocco del turnover” per decenni che hanno definitivamente compromesso la PA rendendola inefficiente ed inefficace nei numeri e nella sostanza e nell’ era della digitalizzazione ha portato l’età media del dipendente pubblico alla soglia del pensionamento (sulla digitalizzazione poi dovremmo aprire un capitolo a parte tutti ne parlano è strategica per il paese stiamo di fronte all’era tecnologica tanti privati vendono al pubblico sistemi connessi solo con loro stessi e le loro fortune e c’è chi li compra a peso d’oro). A volte i tagli al pubblico si sono perpetrati perché facevano cassa nel modo più semplice a volte con un disegno “scientifico” di rendere “l’inefficace” pubblico inerme in modo da poter dare tutto al privato dietro grandi vantaggi nel breve e non nel lungo. Si è perpetrata la favola del pubblico è brutto ed il privato è bello per anni quasi come se il pubblico non servisse più. In questo Paese ci vorrebbe più equilibrio e soprattutto lungimiranza dobbiamo crescere tutti metterci in rete non c’è un brutto ed un bello tutti concorrono a migliorare il complesso e lo sforzo e fare crescere armonicamente tutti per perseguire lo sviluppo di tutto ed il bene comune ognuno secondo la sua prospettiva. Un Paese efficiente ha una pubblica amministrazione conseguente ma su questa bisogna investire e premiare il merito. Avere grandi manager pubblici e grandi professionalità da mettere nelle migliori condizioni. Da dentro la PA posso dire che ci sono grandissime risorse umane che spesso sono da guida anche al sistema che gravita fuori la PA, grandissime professionalità che rispetto al contesto ed al valore prendono remunerazioni molto basse. Poi c’è anche tutto quello che purtroppo conosciamo che bisognerebbe estirpare e migliorare.
C’è poi sopra tutto una normativa, quello che comunemente il popolo chiama burocrazia, che rende i procedimenti lenti e di difficile applicazione e che parte da leggi sempre troppo interpretabili e stratificazione di livelli autoreferenziali. Detto questo mi avvio ad una riflessione finale forse più pratica: è ormai da anni che i bilanci degli enti dei comuni e delle regioni vivono sempre meno di trasferimenti dallo stato centrale e sempre più di progetti, di soldi europei che si intercettano se sai appunto progettare programmare e rendicontare sarebbe facile dire che il nostro sforzo dovrebbe essere fatto li, su questa catena del valore, con assunzioni dirette nella pubblica amministrazione di giovani in tutti gli enti della filiera. Dovevamo farlo purtroppo anni fa quando si inneggiava a dimagrire il pubblico, ora il contesto è più difficile, ci sono le dimissioni anche nella PA i concorsi vanno deserti remunerazioni non adeguate ed una difficoltà di esprimersi professionalmente dentro amministrazioni prese d’assalto.
Poi ci vorrebbe anche l’altra faccia da parte di “tutti” i dipendenti pubblici (la maggior parte ce l’hanno preciso) l’orgoglio di servire i propri concittadini che è forse la cosa più gratificante e bella di questo lavoro. Concludo con un auspicio che ancora oltre a programmi ed ai santini elettorali che girano nella mia città non ho visto e sentito: vorrei inserito nei vari programmi di governo della città l’investimento nell’assunzione di molte figure professionali (almeno 8 /10) che possano “potenziare” gli uffici comunali per reperire risorse e spenderle con professionalità sempre più al passo dei tempi e delle situazioni. Contestualmente vorrei sentire e vedere costruire una filiera formativa ed universitaria che formi queste figure facendo diventare la nostra città un polo di eccellenza nazionale su questi argomenti o almeno di riferimento per l’Italia centrale. Si potrebbe sviluppare un sistema che grazie a tirocini formativi di giovani “con studi di settore” e presentazione di progetti nel campo possa aiutare fattivamente le amministrazioni pubbliche territoriali. Vorrei sentire questo e vederlo realizzare invece di sentire continue lamentele e attribuzioni di responsabilità sempre ad altri ed il vuoto cosmico che ci circonda!!! Ad maiora
Fabio Narciso