1924 UN SECOLO DI OLIMPIADI 2024
Nel 1924 i Giochi Olimpici tornano a Parigi per volontà del Barone Pierre de Coubertin. Un successo di critica e pubblico premiò lo sforzo organizzativo, consentendo ai francesi di riscattare il pessimo ricordo dell’edizione del 1900, naufragata per approssimazione e superficialità gestionale. A Parigi si respirava un clima di spensieratezza, di ottimismo e di fiducia nel progresso.
In quella Olimpiade del 1924 furono scritte narrazioni sportive importanti.
Pensiamo a Paavo Nurmi, il finlandese volante, silenziosamente correva, silenziosamente vinceva. Collezionando la bellezza di cinque titoli olimpici nei 1.500 metri, 5.000 metri, 3.000 metri a squadre, cross individuale e cross a squadre, realizzò una impresa incredibile. Solo una sovrapposizione di orari gli impedì di partecipare e vincere anche i 10.000 metri, gara in cui prevalse un altro grande finlandese, Villie Ritola. La leggenda racconta che Paavo Nurmi, schivo ed introverso, si allenasse rincorrendo elfi, fauni e centauri nelle meravigliose terre di Finlandia. I brillanti risultati erano in realtà il frutto di fatiche massacranti ed assiduo impegno.
Paavo vinceva in tutte le specialità dagli 800 metri, ai 20 km sino alle campestri, non avendo una specialità preferita. Con nove ori olimpici, ha scolpito il proprio nome nell’olimpo dei grandissimi dello sport.
Quegli ori sarebbero potuti aumentare, se il conflitto mondiale non avesse impedito l’edizione olimpica del 1916.
Interessante la vicenda sportivo-religiosa degli sprinter britannici, Eric Liddel, scozzese iscritto all’Università di Edimburgo, di fervente religione cristiana anglicana e dell’inglese Harold Abrahams, ebreo praticante, studente all’Università di Cambridge.
Entrambi molto veloci, sognano l’oro olimpico di Parigi.
Due campioni, due amici tanto vicini e così diversi Eric Liddell, figlio di missionari scozzesi, nasce in Cina.
Non corre, vola: per questo viene convocato per le Olimpiadi. Gareggia spinto da una forte fede religiosa, le sue gare sono i 100 metri e i 200 metri. Harold Abrahams, figlio di ebrei lituani, è estremamente competitivo, tanto da essere tra i primi ad ingaggiare un allenatore professionista. Corre anche lui i 100 ed i 200 metri. Per entrambi quell’Olimpiade è il sogno di una carriera. Le qualificazioni dei 100 metri si svolgono la domenica e Liddell clamorosamente rinuncia, perché per lui quello «è il giorno dedicato a Dio». Abrahams corre i 100 in 10 secondi e 6 e, primo atleta britannico, vince con forza ed eleganza l’oro. Liddell non vuole rinunciare al suo sogno olimpico: decide così di focalizzarsi sui 200, dove conquistò il bronzo, e sui 400 metri. Incredibilmente domina i 400 battendo il record del mondo: in 47” e 6.
Un’altra delle tante belle storie degli ori di Parigi 1924, viene scritta dall’Italia schierata con 202 atleti, comprese tre donne e due atleti dell’Eritrea, allora colonia italiana. Gli azzurri vinsero molto, 16 medaglie di cui 8 d’oro. Importanti furono i risultati della scherma. Presso lo stadio di Colombes a Parigi, nel luglio del 1924, gli schermitori italiani: Oreste Puliti, Oreste Moricca, Marcello Bertinetti, Giulio Sarrocchi, Renato Anselmi, Bino Bini, Vincenzo Cuccia e Guido Balzarini, conquistano la medaglia d’oro nella sciabola a squadre. Balzarini, nativo di Castel di Lago – Arrone (Terni), fu a lungo tra i migliori schermitori italiani, penalizzato nella carriera agonistica dal fermo forzato per via della prima Guerra Mondiale. Terminato il conflitto riprese con successo l’attività sportiva, tanto da venir convocato in nazionale per le Olimpiadi di Parigi, dove agguantò l’oro olimpico alla rispettabile età di 49 anni e 267 giorni, gareggiando da protagonista. Nei quarti di finale contro gli USA vinse tutti e quattro i suoi incontri individuali.
Ancora oggi lo schermitore ternano vanta il singolare record della “più anziana medaglia d’oro italiana nella storia delle Olimpiadi moderne”. In onore dei successi sportivi conseguiti, Balzarini ricevette una medaglia d’oro dal Comitato Olimpico Italiano.
Con questi buoni auspici, dopo cento anni di storia, guardiamo alla prossima edizione olimpica di Parigi 2024. Tra la strada e la luna tutta la nostra fiducia ed affetto per lo schermitore ternano Alessio Foconi, punta di diamante del fioretto italiano, da anni sul tetto del mondo per risultati e simpatia. Allievo del prestigioso Circolo Scherma Terni è entrato nel cuore degli sportivi ternani e non solo. Seguito dal maestro Filippo Romagnoli ha onorato con risultati importanti le pedane di tutto il mondo.
“Daje” Alessio siamo con te!!!
Stefano Lupi