Il Natale è una festa celebrata, tra il sacro e il profano, in buona parte del mondo. Ma questa sua forte diffusione è però connotata dal radicamento di tradizioni autoctone con colori diversi a seconda delle aree geografiche. Ogni Paese nel corso della propria storia, ha sviluppato usanze celebrative uniche dando vita ad un’incredibile varietà di tradizioni, talvolta con rituali anche curiosi ad occhi “stranieri”.
In Islanda, ad esempio, il Natale …inizia un po’ prima: perché qui non c’è un unico Babbo Natale, ma ben tredici Jólasveinar, piccoli esseri che arrivano uno alla volta nei tredici giorni antecedenti alla fatidica data, lasciando doni nelle scarpe dei bambini buoni e patate marce a quelli che si sono comportati male.
In Svezia, invece, la festa di Santa Lucia, celebrata il 13 dicembre, ne rappresenta il momento più sentito: una giovane ragazza che impersona Santa Lucia indossa una veste bianca e una corona di candele, portando luce nelle lunghe notti invernali e diffondendo al contempo una nota di speranza.
Se ci spostiamo in Australia, il Natale assume tutto un altro aspetto, dato che cade in piena estate. Qui le famiglie spesso si ritrovano in spiaggia per un barbecue natalizio con piatti freschi e leggeri, come frutti di mare e insalate, anche se non mancano attività a noi più affini, come la decorazione dell’albero di Natale e le mille luci, più in linea con quanto avviene nell’emisfero boreale.
In Giappone, dove il Natale chiaramente non è una festa religiosa, le famiglie festeggiano in modo piuttosto curioso: negli anni ’70, una campagna pubblicitaria di successo della catena Kentucky Fried Chicken (KFC) ha reso il pollo fritto il piatto tipico del Natale giapponese. Ancora oggi, milioni di giapponesi ordinano il famoso cestino di KFC per il cenone della vigilia. Inoltre è tradizione in molte famiglie mangiare una torta bianca con panna e fragole, simbolo di dolcezza e purezza.
Rientrando in Europa, l’Austria ci porta in un’atmosfera decisamente diversa con la tradizione dei Krampus: creature spaventose che accompagnano San Nicola e puniscono i bambini cattivi. Queste figure simil demoniache, rappresentate da uomini in maschere elaborate e costumi, danno vita a sfilate che attraggono molti curiosi, riproducendo il lato più oscuro e antico del Natale.
In Messico, la Noche de los Rábanos è una delle usanze più colorate e particolari: la sera del 23 dicembre, a Oaxaca, si tiene una festa in cui gli artigiani scolpiscono i ravanelli (rábanos, appunto), sì proprio l’ortaggio delle nostre insalate, in figure elaborate, creando scene religiose o di vita quotidiana.
Notevole il virtuosismo considerando le dimensioni e la consistenza dell’oggetto da scolpire.
Nelle Filippine, il Natale è un evento religioso molto sentito e le celebrazioni iniziano già a settembre; un momento importante è il Simbang Gabi, una serie di messe mattutine per nove giorni prima della vigilia, in cui le chiese sono addobbate a festa e i fedeli si riuniscono per gustare dolci tipici.
In Etiopia, invece, il Natale, viene celebrato il 7 gennaio secondo il calendario copto e anche qui la festività ha un forte significato religioso e spirituale.
Tutte le tradizioni hanno un aspetto in comune, ci ricordano quanto il Natale sia un legame universale, indipendentemente dal giorno o dalla modalità con cui viene celebrato, capace di adattarsi alle diversità culturali e geografiche e di rinascere talvolta in forme nuove; comunque e dovunque lo si celebri è un momento di serenità e pace da festeggiare spesso in famiglia con i propri cari.
Auguri a Tutti!
Alessia Melasecche