NOTTE EUROPEA DEI RICERCATORI,PRESSO LA BCT

L’INCONTRO È STATO ORGANIZZATO DAL POLO SCIENTIFICO DIDATTICO DI TERNI-UNIVERSITÀ DI PERUGIA

“Un racconto di realtà dimenticate, in un mondo ormai diviso tra umano e non-umano” (S. Curti)

“Narrare i luoghi dell’esperienza tecno-sociale”, un evento inserito all’interno del programma delle Giornate della Filosofia organizzate dalla Biblioteca Comunale di Terni. La sociologa prof.ssa Sabina Curti e il giornalista Domenico Iannacone si sono confrontati su come è cambiato il modo di raccontare l’attraversamento dei luoghi nel post umanesimo, su quali sono le analogie e le differenze tra la ricerca sociale e il giornalismo d’inchiesta. Sia dal punto di vista scientifico, sia in qualunque forma di narrazione, è necessario creare prima una relazione, entrare all’interno di un contesto, per indagare sulle cause che sono alla base dell’agire umano.

Il lavoro di Domenico si configura come un viaggio, in cui egli stesso esplora contesti e persone, per poi ritornare nei luoghi che ha attraversato, per verificare gli effetti prodotti dalla ricerca nel corso del tempo. Nella raccolta e nell’interpretazione di dati, si è avvalso di metodi di tipo scientifico e di tecnologie per poterli analizzare.

La Sociologia è una scienza “comprendente”, che mira a capire e comprendere l’azione sociale, studiando il senso e il significato che i soggetti agenti attribuiscono alla loro azione. Un giornalista, un artista, un poeta, un musicista, uno scrittore hanno una maggiore libertà, che lo scienziato sociale non può permettersi. Ma allora cos’è che unisce lo scienziato e il giornalista d’inchiesta? Il punto di incontro è la possibilità di dare voce ai soggetti con cui entrambi entrano in relazione, di cui vogliono rendere conto del percorso, della storia, delle motivazioni che li hanno portati a comportarsi in un certo modo, anziché in un altro, qual è il contesto in cui si svolge l’azione.

La Sociologia è una scienza a-valutativa, nel momento in cui il ricercatore sospende il suo giudizio personale su ciò che osserva, indaga, ascolta e la dimensione del senso e del significato che quella persona dà alla sua storia. Il giornalista è uno che sta dentro la storia, la racconta. La persona che ha di fronte, che offre la sua testimonianza lo fa con Domenico Iannacone, e non con altri, i due entrano in una relazione vera, autentica. Poi ci sono le emozioni che entrano in gioco, prima e dopo aver attraversato diversi luoghi. Quelle emozioni che si creano nella situazione. C’è un forte carico emozionale nelle storie che vengono scelte.

Le emozioni sono il punto di partenza, per conoscere e per conoscerci. Le emozioni fanno parte o non fanno parte del mondo della ricerca? Che ruolo hanno nell’ambito del giornalismo d’inchiesta? Domenico ha deciso di cambiare la vita di almeno una persona, nelle storie che lui stesso racconta. Una volta che è terminata la messa in onda, la sua relazione comincia ad essere un centro di aiuti, un crocevia di relazioni che si creano, ciò gli permette di evolversi.

In ogni attraversamento si sente cambiato dentro, sono le storie che lo hanno modificato come persona. “Le emozioni mi fanno rivivere ogni singolo incontro, dipende da come mi sveglio, ciò significa che io sono un reagente che modifica il suo sguardo. Ogni volta che apro gli occhi mi trovo a vivere la mia dimensione, non sono un giornalista freddo e distante”.

Samuela Dolci

LA VOCE DEI GIOVANI

Intervista a CHIARA TRITINI
studentessa presso i “Licei Angeloni” di Terni Classe 4^N indirizzo Scienze Umane

CHIARA, COSA TI HA SPINTO A PARTECIPARE ALL’EVENTO ORGANIZZATO IN BCT?
Ho partecipato all’evento organizzato dal Polo Scientifico Didattico di Terni presso la bct, perché sono sempre stata interessata alle dinamiche sociali e alla narrazione delle storie che toccano la realtà quotidiana delle persone. Con questo incontro sono riuscita a capire come la sociologia e il giornalismo siano in grado di dar voce a chi spesso non viene ascoltato, soprattutto in un mondo in cui la comunicazione è il primo mezzo attraverso il quale viene influenzata la nostra percezione della società.

PER LO SCIENZIATO E PER IL GIORNALISTA E’ PIU’ IMPORTANTE COMPRENDERE CHE CONOSCERE.
SEI D’ACCORDO?

Si, sono d’accordo, perché il comprendere implica un approccio molto più profondo e empatico verso le esperienze degli altri, piuttosto che limitarsi a raccogliere dati ed informazioni. La conoscenza si basa su fatti e statistiche, invece la comprensione permette di entrare in stretto contatto con le emozioni e i sentimenti delle persone. Credo che questo sia l’aspetto fondamentale per chi racconta storie, ma soprattutto per chi fa ricerca, perché permette di valorizzare le esperienze individuali dall’interno.

LA SOCIOLOGIA E’ UNA SCIENZA A-VALUTATIVA, IL RICERCATORE DURANTE L’INDAGINE SOSPENDE IL GIUDIZIO. CREDI CHE CIO’ SIA DAVVERO POSSIBILE?
E’ possibile, ma non è sempre facile. Sospendere il giudizio può essere rischioso, oltretutto serve una buona consapevolezza da parte del ricercatore, poiché le proprie esperienze ed opinioni, inevitabilmente, possono influenzare la comprensione delle storie. Tuttavia, per una ricerca oggettiva e autentica occorre mettere da parte i preconcetti, al fine di creare un buon dialogo tra gli studiosi e coloro che sono coinvolti nella ricerca stessa.

NELLE RELAZIONI UMANE, COSA RAPPRESENTANO PER TE LE EMOZIONI?
Da studentessa delle Scienze Umane, posso dire per certo che le emozioni sono l’elemento basico all’interno delle relazioni, in quanto rappresentano la connessione tra gli individui, influiscono sulla comunicazione, ma anche nella comprensione. Le emozioni sono un mezzo fondamentale per entrare in empatia con gli altri, il “motore” che alimenta il rapporto con gli altri e, senza di esse non saremmo in grado di conoscere e apprezzare la complessità delle esperienze umane. Per quanto riguarda, invece, l’indagine giornalistica e la ricerca, gli stati emotivi possono essere il mezzo attraverso il quale è possibile trasformare le storie in esperienze significative e memorabili.