Nel nostro cielo aerei da guerra, due volte nella storia

Nel 1943 Terni fu bombardata. Il cielo della conca ternana fu percorso da bombardieri i cui obiettivi erano a terra: fabbrica d’armi, acciaieria, impianti di produzione idroelettrica. La documentazione fotografica delle distruzioni e i racconti ci sono in abbondanza.

Nel 103 avanti Cristo la conca non fu bombardata perché l’obiettivo della battaglia aerea che si svolse nel suo cielo erano i mezzi aerei dell’avversario. Fu una battaglia aerea. Fantasia? No. Lo racconta lo storico Plinio Secondo detto il Vecchio. Nato a Novum Comum (oggi è Como) nel 23 dopo Cristo, morto a Stabia nel 79, quando partì con la flotta imperiale romana stanziata a Capo Miseno – di cui era il comandante – per soccorrere i cittadini che stavano subendo l’eruzione del Vesuvio e non fece più ritorno, ucciso dalle esalazioni venefiche giunte fino al mare sulla costa di Stabia.

Plinio il Vecchio Scrisse molto ma l’unica opera pervenutaci è la Naturalis historia, un’opera poderosa, un’ enciclopedia di 37 volumi che tratta molte discipline: geografia, antropologia, zoologia, botanica, medicina, mineralogia, dei metalli e storia dell’arte. All’enciclopedia di Plinio hanno attinto scrittori e studiosi, docenti del medioevo e anche dopo, nel periodo rinascimentale. È una fonte storica tra le più preziose e complete.

Nel libro I di Naturalis historia Plinio racconta un evento accaduto nel cielo della conca ternana, anche se a quel tempo nessuno avrebbe potuto chiamarla così perché il nome della città era Interamna.

Plinio scrive che nel 103 avanti Cristo “dagli amerini e dai tudertini furono viste armi celesti (che provenivano) da oriente e da occidente e che tra di loro si scontravano, ed erano respinte quelle che erano (giunte) da occidente.” Quindi racconta che vinse la battaglia la flotta aerea proveniente da oriente. Ed aggiunge Plinio che “Non c’è nessuna meraviglia nel vedere fiamme nello stesso cielo e spesso si sono visti fuochi più grandi coperti di nuvole.” I fuochi in cielo oggi hanno un nome militare. Caro lettore, così è scritto. Per chi conosce il latino riporto il brano originale e può confrontare la traduzione: “… ab Amerinis et Tudertibus spectata arma caelestia ab ortu occasuque inter se concurrentia, pulsis quae ab occasu erant. Ipsum ardere caelum minime mirum est et saepius visum maiore igni nubibus correptis”.

Mauro Scarpellini