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MILLE MIGLIA

AUTO TRA MITO E LEGGENDA

La mancata assegnazione a Brescia del Gran Premio d’Italia, spinse alla fine del 1926, quattro giovani appassionati di auto ad ideare una corsa, chiamata “1000 miglia” perché copriva una distanza di circa 1.600 km, pari appunto a circa mille miglia. Il percorso, un circuito ad otto, prendeva il via da Brescia, si allungava sulle strade della penisola, toccava Roma e ritorno. Il tracciato coincidendo in parte con la vecchia via Flaminia, passava anche per Terni, città da sempre amante dei motori e della velocità.

I quattro “moschettieri” erano: il Conte Aymo Maggi di Gradella, il Conte Franco Mazzotti, Renzo Castagneto ed il giornalista Giovanni Canestrini. La prima edizione partì il 26 marzo 1927: 77 equipaggi partecipanti, in maggioranza italiani con soli due stranieri. Vinse l’equipaggio Ferdinando Minoia e Giuseppe Morandi a bordo di una OM, che tagliarono il traguardo in 21 ore, 4 minuti, 48 secondi, alla media di Kmh 77,238.
La gara ebbe subito un immediato successo.
La punzonatura in Piazza della Vittoria a Brescia divenne ben presto la esclusiva passarella per piloti famosi, personaggi importanti e le case automobilistiche di tutto il mondo.

Sono gli anni pionieristici dei leggendari assi del volante: Varzi, Campari, Brilli Peri, Nuvolari. Uomini temerari che suscitano intrepide passioni e forti emozioni.
Un periodo in cui la storia intreccia la leggenda, rendendo i piloti degli invincibili cavalieri moderni, impegnati in sfide sportive impossibili. La mente rincorre immagini polverose di bolidi fiammanti e occhialoni fuligginosi. Alfa Romeo, Bugatti e Maserati traducono in realtà il mito della velocità, innescando in Italia e nel mondo un concentrato di entusiasmo e potenza motoristica. Nel 1930 il ternano Mario Umberto Borzacchini firma con l’Alfa Romeo.

Il 9 aprile del 1932 parte da Brescia la VI edizione della Mille Miglia, un tracciato di 1635 chilometri all’insegna della più autentica follia motoristica. In gara ottantotto auto divise in sette classi. L’Alfa Romeo, vincitrice nel ’28, ’29 e ’30, si affida alle collaudate coppie: Borzacchini/Bignami, Campari/Sozzi, Caracciola/ Bonini e Nuvolari/Guidotti. Antagonisti sono gli equipaggi Varzi-Castelbarco su Bugatti e Broschek- Sebastian su Mercedes. I fotogrammi della corsa sono un crescendo di emozioni: Nuvolari giunge per primo a Bologna, incollati dietro piombano Varzi e Caracciola. Noie meccaniche costringono al ritiro Nuvolari e Varzi. Caracciola in testa a Firenze e Roma, in vista dell’Adriatico deve abbandonare per la rottura del motore. Subentra in prima posizione Campari che, nei pressi di Ancona, cede il volante al compagno Sozzi. Una scelta infelice, finiranno la loro avventura schiantandosi poco dopo contro un muro.

A difendere i colori dell’Alfa Romeo resta Borzacchini, vincitore assoluto con il tempo di 14 ore, 55 minuti e 19 secondi, alla media record di 109,884 km/h.
Una corsa massacrante: soltanto quarantadue macchine, meno della metà dei partenti, giunsero al traguardo. “…Mille Miglia; qualcosa di non definito, di fuori dal naturale, che ricorda le vecchie fiabe che da ragazzi ascoltavamo avidamente, storie di fate, di maghi dagli stivali, di orizzonti sconfinati. Mille Miglia: suggestiva frase che indica oggi il progresso dei mezzi e l’audacia degli uomini. Corsa pazza, estenuante senza soste, per campagne e città, sui monti e in riva al mare, di giorno e di notte. Nastri stradali che si snodano sotto le rombanti macchine, occhi che non si chiudono nel sonno, volti che non tremano, piloti dai nervi d’acciaio” – così la descrive, con toni futuristi, Giuseppe Tonelli su la Stampa, il 27 marzo 1927.

Un terribile incidente segnerà la storia della Mille Miglia: nel 1957 il pilota spagnolo Alfonso de Portago uscì di strada a quasi 300 chilometri orari per lo scoppio di una gomma: morirono nove spettatori, tra cui cinque bambini. Tre giorni dopo il governo italiano decretò la fine delle corse su strada aperta e dunque della Mille Miglia. L’Automobile Club di Brescia tentò di dare continuità alla corsa, ma non fu più possibile.

Dal 1977 la Mille Miglia è una rievocazione della storica corsa, secondo una formula di regolarità che non ha più l’obiettivo di esaltare l’agonismo, ma lo spettacolo del passaggio dei bolidi d’epoca.
La partecipazione è limitata alle vetture, prodotte non oltre il 1957, che hanno partecipato, o che comunque sono state iscritte alla corsa originale. Il mito continua…

Stefano Lupi

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