Per reflusso gastro-esofageo si intende quella condizione molto comune in cui il contenuto dello stomaco risale in esofago.
Una piccola quota di reflusso, liquido e gassoso, si può avere anche in condizioni normali, soprattutto dopo i pasti. Nei soggetti sani si possono avere in media 1-4 episodi/ora durante le tre ore successive al pasto. Si tratta di un reflusso poco acido, breve e poco avvertito.
Quando, al contrario, il fenomeno diventa più frequente o si accompagna a sintomi, allora si parla di malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE).
La causa più comune della malattia da reflusso gastro-esofageo è l’alterata funzionalità dell’omonimo sfintere.
L’esofago alle sue estremità, prossimale e distale, ha due “valvole” (sfinteri) che si aprono al passaggio del bolo, mentre esternamente è avvolto da una tunica muscolare che si contrae e si rilascia ritmicamente (peristalsi) e che facilita il movimento del cibo verso lo stomaco.
Se la valvola inferiore si rilascia quando non dovrebbe (rilasciamenti inappropriati) si può avere reflusso gastroesofageo.
La seconda causa in ordine d’importanza è il rallentato svuotamento gastrico.
Anche la scarsa motilità dell’esofago, che non consente di rimuovere velocemente il liquido refluito, rientra nel meccanismo patogenetico del reflusso. A volte alla base del reflusso vi è un’ernia iatale che è uno scivolamento di una porzione dello stomaco nel torace attraverso il diaframma.
Altri fattori che possono favorire in modo diverso il reflusso gastroesofageo sono:
- predisposizione familiare e genetica;
- sovrappeso e obesità;
- diabete mellito;
- fumo;
- gravidanza;
- dieta alimentare squilibrata e scorretta;
- farmaci che infiammano l’esofago;
- abitudini di vita.
I disturbi dati dal reflusso gastro-esofageo possono avere cause molto diverse, ma colpiscono in modo trasversale neonati, adulti e anziani. L’osteopatia, tramite manipolazioni delicate e indolori, può aiutare ad alleviare i sintomi da reflusso, anche nei neonati, in alcuni casi senza il bisogno di ricorrere ai farmaci.
Tramite il trattamento osteopatico è possibile allentare le tensioni a livello del cardias, restituire mobilità alla colonna dorsale e cervicale, riequilibrare i diaframmi corporei (in particolare quello addominale), detendere l’esofago, abbassare l’attività del sistema neurovegetativo tramite i segmenti vertebrali che innervano le strutture esofagee e gastriche. Il tutto per aiutare l’organismo a esprimere meglio le proprie funzioni.
Ovviamente nel pieno rispetto della filosofia osteopatica potrebbe essere necessario effettuare manipolazioni su strutture non strettamente connesse con le sedi del problema ma che nell’omeostasi globale del paziente risultano perturbanti e quindi da riequilibrare.
Marzia Martellotti
Osteopata D.O. Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
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