
E’ UN ERRORE CLASSIFICARE STUDENTI INTELLIGENTI E STUDENTI NON INTELLIGENTI
Nel 1904 lo psicologo Alfred Binet era stato incaricato dal Ministero dell’Istruzione francese di elaborare un metodo per misurare l’intelligenza dei bambini e di individuare quelli con ritardo mentale, allo scopo di inserirli in classi speciali. Oggi si agisce in modo opposto, in quanto l’azione educativa mira all’integrazione della Persona. Questo importante traguardo è stato raggiunto con la Legge 517 del 4 agosto 1977. Binet ha avuto il merito di aver distinto l’età anagrafica dall’età mentale, corrispondente al livello di conoscenze e abilità possedute. Dunque, se un bambino di 10 anni ha le stesse conoscenze e abilità di un bambino di 8 anni, significa che la sua età mentale è inferiore a quella anagrafica e pertanto presenta un ritardo di due anni. Nel 1912 lo psicologo tedesco Wilhelm Stern, al concetto di età mentale aggiunse il quoziente di intelligenza QI.
Un cambiamento radicale c’è stato nel 1967, grazie allo psicologo statunitense Joy Paul Guilford con la pubblicazione di un testo “La natura dell’intelligenza umana” in cui descrive l’intelligenza come un cubo, che si compone e si articola in un numero elevato di abilità distinte, autonome e specializzate in compiti specifici. Guilford ha riconosciuto l’importanza della creatività all’interno dei processi cognitivi, intesa come ricerca di percorsi nuovi ed originali per la soluzione di problemi. Nel 1983 lo psicologo Howard Gardner ha elaborato la teoria delle Intelligenze Multiple.
L’intelligenza si esprime in diversi modi e si esplicita in diversi talenti, a seconda degli ambiti in cui si trova ad operare. Il suo punto di partenza è stato lo studio del cervello. Ciascuna forma di intelligenza dipende da una diversa base biologica localizzata in una diversa struttura cerebrale e da differenze psicologiche, relative al tipo di stimoli che il soggetto riceve e il modo in cui rielabora gli stimoli. Ogni persona possiede tutti i tipi di intelligenza, ovvero linguistica, logico-matematica, spaziale e visiva, corporeo-cinestetica, musicale, interpersonale, introspettiva, naturalistica. L’intelligenza di una persona consiste in un insieme di qualità da individuare e potenziare, più che in una quantità da misurare. L’intelligenza è collegata a diversi contesti della vita, quali la famiglia, la scuola, il lavoro, e alla capacità di ciascun individuo di adattarsi a tali contesti.
Un altro psicologo, Daniel Goleman nel 1995 ha pubblicato “L’Intelligenza Emotiva” in cui spiega come nel cervello umano la parte razionale e la parte emotiva possono armonizzarsi. Le emozioni non disturbano le capacità razionali, bensì producono una forza interiore potente, capace di condizionare il comportamento, migliorando i processi di apprendimento. La mente non è un computer che esegue come un calcolatore i passaggi di una scelta, ma dispone anche di altre risorse, tra cui le emozioni che orientano gli studenti verso la piena autorealizzazione.
LA VOCE DEI GIOVANI
Stefano Celi
2e, Liceo scientifico Galileo Galilei
IN BASE ALLA TEORIA DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE, GLI STUDENTI COME POSSONO ORIENTARE IL PROPRIO PERCORSO DI STUDI?
Concordo pienamente con la teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner. Uno studente quando deve decidere il percorso di studi da intraprendere dovrebbe considerare i suoi punti di forza e le sue inclinazioni naturali, per consentire di sfruttare a pieno le proprie potenzialità. Nella scelta della scuola superiore, infatti, coloro che hanno spiccate abilità logico matematiche spesso scelgono il liceo scientifico, quelli con abilità linguistiche si orientano verso il liceo classico, invece chi possiede il talento della musica frequenta il liceo musicale e il conservatorio.
PERCHE’ LE EMOZIONI SVOLGONO UN RUOLO IMPORTANTE SUI PROCESSI DI APPRENDIMENTO?
Le emozioni giocano un ruolo molto importante sui processi di apprendimento poiché influenzano la motivazione, la memoria, l’interazione con la materia e con il professore, ma anche la nostra capacità di scelta. Molti pensano che per andare bene a una verifica o un’interrogazione bisogna escludere completamente le emozioni, tuttavia io penso che noi studenti dovremmo sfruttare le emozioni a nostro favore per superare gli imprevisti e le difficoltà in modo più leggero e sereno.
LA CREATIVITA’ E’ UNA DIMENSIONE DELL’INTELLIGENZA. SEI D’ACCORDO CON GUILFORD?
Secondo me la creatività può essere considerata una dimensione dell’intelligenza, poiché essa non si limita alla capacità di produrre idee nuove e originali ma anche ad affrontare le difficoltà con il problem-solving in modo rapido ed efficace. La creatività quindi è essenziale nella vita di una persona, in quanto si va a fondere con tutti gli altri tipi di intelligenza andando così a definire il nostro carattere.
Samuela Dolci