C’è un sacco di spazio. Bisognerebbe vederlo tutto!
La curiosità, la voglia di scoprire il mondo, di varcare la soglia del finito e raggiungere l’Universo, non sono più quelle di una volta. Con l’era del digitale, i sognatori e gli innamorati sono ormai perle rare.
L’identità reale, quella della persona seduta davanti al dispositivo, è assorbita dall’identità virtuale, propria del personaggio che si muove nel videogioco. Non c’è da stupirsi se bambini e ragazzi appaiono sempre più insoddisfatti, annoiati, inclini all’ascolto, dinamici, frenetici, talvolta isterici. Il concetto di tempo, implica gradualità e lentezza.
Con la rivoluzione tecnologica, il tempo si è ridotto. Non c’è tempo per un racconto, per una fiaba, per una ricerca scolastica in biblioteca. I bambini sono considerati bravi ed intelligenti se sanno usare tablet e smartphone, strumenti indispensabili di intrattenimento, utili per calmare un capriccio e gestire momenti di rabbia inaudita. Basta guardarsi intorno, al ristorante, dal medico, al supermercato, per trovarsi di fronte a neonati affidati a babysitter digitali.
Intanto dilaga l’isolamento, la possibilità di un dialogo costruttivo tra genitori e figli nei momenti di frustrazione, l’incapacità di valutare cognitivamente le proprie emozioni. I videogames permettono a grandi e piccini di evadere dalla realtà.
I Nativi Digitali, sono sempre più persi dentro gli schermi, saltano passaggi evolutivi importanti e, soprattutto, perdono il contatto con sé stessi e con gli altri. L’uso e l’abuso di giochi violenti, dove il dolore non esiste e l’eroe, tra calci e pugni, si rialza più forte di prima, generano modelli di onnipotenza, da imitare. I fatti di cronaca, vedono come protagonisti proprio gli adolescenti, alle prese con atti di bullismo, vandalismi, stupri di gruppo, filmati e divulgati in rete. In qualsiasi manifestazione di dipendenza, l’autocontrollo risulta difficile da gestire.
Pensiamo all’infanzia odierna, con i media digitali i bambini ricevono un flusso inarrestabile di stimoli, una gratificazione immediata che compromette i processi di attenzione e di concentrazione, con conseguenti problemi comportamentali e di apprendimento. Isolati, con il dispositivo elettronico e connessi in un mondo virtuale, in cui tutto è veloce ed eccitante, essi non imparano ad ascoltarsi, non riconoscono altra emozione se non quella immediata dell’eccitazione momentanea e dell’ossessione a ricollegarsi.
Risulta fondamentale dare spazio all’educazione emotiva, per esprimere l’emozione invece di bloccarla, aiutare i ragazzi a definirla, a gestirla, attraverso un rapporto autentico, fatto di sguardi, di contatto fisico, di presenza, per raccontare e raccontarsi.
Samuela Dolci
LA VOCE DEI GIOVANI
INTERVISTA A RICCARDO PAOLUCCI Studente presso il “Liceo Scientifico R. Donatelli” di Terni Classe 2D
Riccardo, ti piace giocare con i videogiochi?
A me piace molto trascorrere un po’ del mio tempo libero davanti ai videogiochi, in particolare “The sims 4”, si tratta di un simulatore di vita, in cui il giocatore ha più vite e può costruire case ed edifici. Adoro immergermi nella play, mi fa sentire bene, perché stimola l’attenzione e la creatività. È una realtà virtuale, ma si ha la sensazione di vivere in un mondo vero.
Quanto tempo trascorri davanti ad un tablet, smartphone, pc?
Durante il giorno, ho sempre vicino il mio smartphone. Con il pc svolgo i compiti scolastici. Davanti al play mi rilasso per circa un’ora al giorno, giocando con i miei amici.
Cosa significa per te essere dipendente dai videogiochi?
Io non mi considero dipendente dai videogiochi, ma dal telefono, non ne posso fare a meno, infonde sicurezza. Quando esco con gli amici, però capita che mi dimentico di averlo in tasca.
Quale valore attribuisci alle relazioni umane? Perché sono così importanti?
Le relazioni umane sono importanti. Guardarsi negli occhi, stringersi in un abbraccio, darsi una stretta di mano, significa rendersi conto che senza gli altri non possiamo vivere. Sono consapevole della pericolosità di certi giochi, capaci di generare dipendenza. Mi ritengo fortunato di abitare in campagna e di poter apprezzare la bellezza delle stagioni, il profumo della terra bagnata dalla pioggia, la poesia di un cielo stellato.