VALENTINO, santo. – Fu probabilmente il primo vescovo della città di Terni, e visse nella prima metà del IV secolo. La sua posizione all’interno della cronotassi dei vescovi di Terni è di recente variata, grazie a una serie di studi che ne hanno ridisegnato biografia e cronologia. Occorre sgombrare preliminarmente il campo dalle numerose leggende e deviazioni cultuali cui la figura del vescovo ternano è andata incontro nel corso dei secoli. Ciò concerne in particolare l’attribuzione del patronato sugli innamorati e/o fidanzati, derivata da eventi molto più tardi che niente hanno a che vedere con la realtà storica del personaggio. Papa Gelasio I (nell’Adversus Andromachum), intorno al 495, decise di abolire la lasciva festa pagana dei Lupercalia, legata ai riti pagani di fertilità e purificazione tipici della fine dell’inverno (andava dal 13 al 15 febbraio). In questo modo il santo la cui festa cadeva il 14 febbraio, Valentino di Terni appunto, venne assunto come il protettore degli amori casti e verecondi, delle unioni legali e ufficiali. Ancora più estraneo e posticcio il prolungamento di questa prima deviazione cultuale: la fortunata associazione tra amore e giorno di s. Valentino, che ha avuto e ha una diffusione eccezionale soprattutto nei Paesi di cultura anglosassone. Essa fu probabilmente introdotta (si discute se ex nichilo o appoggiandosi a qualche tradizione) dallo scrittore inglese Geoffrey Chaucer (1343-1400), nel poema Il parlamento degli uccelli.
Dizionario Biografico Treccani, Istituto della Enciclopedia Italiana.
In Italia, sul finire della seconda guerra mondiale, le milizie alleate, memori di storie leggendarie diffusissime nei loro Paesi, celebravano la festa dei fidanzati, in nome di un Valentino di origine unicamente anglosassone. Gli italiani, allora, cominciarono a dare impulso a tali festeggiamenti. È adesso ovunque risaputo, anche in ragione della ufficializzazione sulle pagine della Enciclopedia Treccani, che le leggende su San Valentino di Terni, belle e suadenti, non riguardano però la sua vita vera. Troviamo, tra gli autori più famosi della generazione di queste leggende, George Chaucer (1343-1400) e il suo Parliament of Fowls. Poi molti poeti suoi contemporanei, fino ad arrivare a William Shakespeare (1564-1616) che, in Hamlet (IV, vv 48-55), allude alla festa. Quale Valentino abbiano trattato nei loro poemi è ancora incerto. L’unica certezza è che in nessun caso si tratti del Valentino di Terni. La confusione che adesso noi scontiamo con il nostro Valentino è, come afferma il Prof. Jack Oruch dell’Università del Kansas – St. Valentine, Chancer, and Spring in February, con un prete di Roma, Valentino, il cui martirio si consumò nella stessa data del nostro, il 14 febbraio cioè, e, come afferma il Prof. Henry Kelly, dell’Università della California-Los Angeles – Chaucer and the Cult of Saint Valentino con Valentino, Vescovo di Genova, proprio per i rapporti amichevoli e commerciali che Chaucer aveva con la città di Genova.
Le leggende, per quanto belle, sono solo leggende. Sarebbe allora auspicabile che a Terni si cominciasse a conoscere, ad approfondire ricerche, ad edificare proprio nel piano interrato di Palazzo Spada il Museo di Valentino, ad elaborare tutto quello che riguarda la vita vera del nostro grandissimo patrono, senza aver paura della cultura, degli studi rigorosi e della verità storica perché solo la ragione ci porterà buona, anzi eccellente sorte. Ignorandolo e, quindi, non amandolo, ma copiando fanciullescamente quello che altri popoli hanno generato, continueremo a fare del male a lui e alla nostra città! Impegniamoci invece per far conoscere quanto di veramente grande, dal punto di vista liturgico, Valentino abbia saputo elaborare ed illustrare (come descritto nella Passio s. Valentini, finalmente bene interpretata e perfettamente capita); le sue azioni, la sua misericordia, la sua forte tensione verso la libertà culturale e quella cultuale.
Le date che si pensa lo riguardino, poi, non si possono scrivere, così, a caso, senza saperne niente, sol perché si leggono vecchissime informazioni riportate su internet, perché sul web generico c’è tutto e il contrario di tutto! Occorrerà allora che, chiunque profferisca anche una sola parola nei confronti del nostro patrono, per non rovinarne l’immagine vera, sua e della città di cui è protettore, riferisca, a sostegno del suo dire, anche tutte le documentazioni storiche e le ricerche che lo riguardano, senza continuare a propalare leggerezze e amenità. Se smettessimo di pensare solo ai cioccolatini e alle rose (non si abbia timore e non venga cattivo sangue: se riuscissimo a portare al centro delle considerazioni mondiali il nostro Valentino di Terni, assicuro che io sarei il primo ad organizzare, ogni anno, la tavolata dell’amore universale, dalla Grande Pressa alla Basilica e promuovere, lungo il Cammino di Valentino (da Terni a Scheggino), momenti leggendari per coppie, felici di piantar alberelli dell’amore o di deporre maioliche ricordo o di essere comunque presenti alle tante, grandi manifestazioni, tipo la mia Passi d’Amore, che si potranno coordinare lungo le rive del Nera. Ed è solo così che riusciremo anche a far acquistare ai turisti tutti i libri scritti qui, a Terni, di storia o di leggenda! Ma occorre che i turisti vengano, mentre, dall’ultima guerra in poi, abbiamo già sperimentato che, lavorando solo sulle leggende, di turismo non c’è stata nemmeno l’ombra!
Il Comune di Terni, ad opera dell’assessorato al turismo, ha prodotto e sta distribuendo 3 accattivanti pieghevoli che illustrano il meglio della nostra città: Itinerari Turistici, Il Percorso di San Valentino, Terni in 3 giorni. Sono rivolti, con evidenza solare, ai tanti turisti che dovrebbero visitare la nostra città. Non abbiamo, dunque, altra possibilità che quella di poterli utilizzare a seconda dello scopo per il quale sono stati stampati, quindi sarà lecito conoscere, da parte dello stesso assessorato, tutti i lineamenti, colti e pervasivi, di una politica in grado di far approdare turisti in Terni. Attualmente, purtroppo, di questa politica non ci è data alcuna comunicazione. Siamo così tutti in fremente, ma diligente attesa del progetto globale della città futura, progetto che si ottiene avendo assoluto riguardo per la verità storica relativa alla vita vera del santo patrono, una conoscenza non minimale del fenomeno della digitalizzazione, ed elaborando una indispensabile visione d’insieme, presentata, concertata e discussa con tutta la cittadinanza.
Per i primi mille anni della storia della Chiesa, il matrimonio non fu un sacramento, ma, piuttosto, un patto privato, un contratto stipulato tra gli interessati e le rispettive famiglie. Si ha documentazione certa attestante che, fino al secolo nono, il matrimonio era ancora molto simile a quello contratto nell’antica Roma. Nel 1215, nel corso del Concilio Lateranense IV, la Chiesa cattolica regolamentò la liturgia per il matrimonio e gli aspetti giuridici relativi ad esso, ma solo nel 1439, nel Concilio di Firenze, esplicitò chiaramente che il matrimonio doveva essere considerato un sacramento. Questa personale approssimazione alla conoscenza del diritto canonico mi fa intanto temere che i cosiddetti matrimoni di Valentino abbiano goduto possibilità quasi nulle di essersi celebrati! Spesso infatti si confonde un semplice augurio o una tranquilla benedizione con il sacramento e si altera, con arguzie varie, la verità storica. Poi la leggenda si occupa del resto. Io non sono, comunque, interessato a riferirmi appositamente a quanto, in special modo nei tempi moderni, attiene alla Diocesi. Quello che fa le appartiene, quindi, per me, che non ho al merito alcuna competenza, è tutto ben fatto!
Ci furono tempi in cui la Festa di San Valentino coincideva, per molti di noi, con la festa delle mosciarelle. Quelle bancarelle costituivano veri e festosi appuntamenti per tantissimi cittadini, fedeli e non. Erano altri tempi, forse eroici. Vennero poi i tempi delle celebrazioni canore e seguirono manifestazioni varie, sempre in onore di un amore ridottissimo, quello per soli fidanzati. Dal 1969, una luce di intelligenza: il Premio Internazionale San Valentino d’Oro di Agostino Pensa che, con la sua Fondazione, cominciò a rivolgersi all’amore valentiniano per amori non comuni, non soltanto cioè all’amore di coppia. Ma poi sparisce anche il San Valentino d’Oro.
Oggi si è così tanto temerari da ammonire: non rovinate queste feste! Quali? Quelle che da più di settanta anni producono meno di niente? A chi e a cosa dobbiamo se, oggi, poche persone al mondo pensano a San Valentino come vescovo e patrono di Terni, poche sanno che Terni esiste davvero. Pochissime intuiscono che la nostra città potrebbe diventare, grazie a chi saprà rivalutare, anche e soprattutto, il vero Valentino, la perla non solo dell’Umbria. Tentare allora di imitare i grandiosi festeggiamenti che si celebrano nell’orbe terracqueo, derivanti da altre tradizioni e da altri capitali, fatti per lo più di regali, dolci, luci, sfarzose cadillac bianche … è umano, ma inutile e dannoso. Abbiamo tentato di emulare, con scadenti filari di luminarie a cuoricino, con bancarelle di dolcetti da luna park; abbiamo provato a festeggiare con canzoni d’amore rimanti con cuore, abbiamo addirittura fatto snaticare delle procaci ballerine brasiliane. Abbiamo ridotto, con questi festeggiamenti, la nostra Terni ad un paesetto da fiera di scadente ordine. Nella mondanità ternana abbiamo eletto Valentino come santo di tutto, delle poesie e delle canzonette, delle gare di bocce e del ruzzolone, delle maratone e delle passeggiate. Cosa abbiamo ottenuto? Niente! Riproporre ancora, cocciutamente, quella linea sarebbe, adesso, diabolico.
La percezione di questo vulnus (banalizzazione -non ad opera del nostro Paese- della figura del Santo) ha indotto il gruppo da me coordinato, in piena coerenza con le scoperte sul santo effettuate dal Prof. Edoardo D’Angelo, ad auspicare scelte nuove e coraggiose ed a maturare la convinzione che Valentino debba essere iscritto in un universo di significati che afferisce davvero al concetto di amore, inteso come amore universale verso tutti gli esseri umani, collocabile quindi in un repertorio di campione dei diritti umani ante litteram. Forse la intersezione più significativa, profonda e proficua è quella rappresentata dalla evidente contiguità valoriale del nostro vescovo con l’altro grandissimo campione della teologia dell’amore universale, della accoglienza del diverso, della difesa dei diritti umani, del dialogo fra le religioni, della difesa della natura e dell’azione concreta per la pace, cioè Francesco d’Assisi, il santo dei santi, non dileggiato da commercializzazioni banali ed irriverenti. Già nel 1995, seguendo una mia idea su San Valentino, diversa da quella corrente, nel mio libro “Germogli. Progetti per Terni”, ponevo la questione dell’unione dei due santi: I Santi dell’amore, Valentino e Francesco, rappresentano uno straordinario esempio di amore totale ed incondizionato e l’unione tra i due, enorme patrimonio spirituale ed esclusiva caratteristica del nostro territorio, costituisce un naturale primum movens per il progetto di cui ci occupiamo.
La nostra amata Terni dovrà allora essere prima al mondo nell’onorare il proprio santo patrono, diffondendone ovunque la sua vera vita, onorando così la verità storica, più preziosa di tutte le leggende. Saremo allora finalmente conosciuti come Città di San Valentino, Umbria, Italia.
Una altissima e preziosissima sacralità mondiale è vissuta in Terni. Ed è di tutti noi, allora, il dovere di progettare, offrire e realizzare un futuro luminosissimo, anche per la nostra città, proprio in relazione ai valori di cui il mondo ha, oggi, così tanto bisogno.
Che Valentino, la storia e la cultura siano con noi!
Giampiero Raspetti