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LE CARATTERISTICHE ISTITUZIONALI DELL’IRAN

L’Iran è sempre stato direttamente o indirettamente al centro delle recenti crisi mediorientali.

Il carattere ambiguo delle sue scelte di politica estera è la conseguenza sia dei fermenti ideologici e politici che animano la sua vita sociale, sia della sua non monolitica architettura istituzionale.

Per quanto riguarda il primo aspetto, i cittadini della Repubblica sciita dell’Iran hanno un atteggiamento attivo e partecipativo alle dinamiche pubbliche nonostante i limiti imposti dal regime autoritario e fondamentalista; questo spirito li differenzia dai sudditi sunniti delle monarchie saudite e dei Paesi arabi in generale, che sono del tutto passivi. Pertanto, il regime teocratico al potere in Iran, periodicamente incalzato da istanze di autodeterminazione e da rivendicazioni autonomistiche dei cittadini, al momento duramente represse, potrebbe collocarsi in futuro all’interno di una prospettiva moderatamente liberale pur mantenendo il suo carattere confessionale, dando vita nelle più ottimistiche e un po’ utopistiche previsioni ad una via laica all’islam. In altri termini il binomio islam e laicità non è in Iran un ossimoro insanabile.

Venendo al secondo aspetto, ovvero l’architettura istituzionale, l’Iran è spesso descritto come una diarchia perché ha due centri di potere principali che coesistono e si bilanciano reciprocamente: uno teocratico e l’altro repubblicano. Questo sistema è il risultato della costituzione post-rivoluzionaria del 1979, che istituzionalizzò sia una guida religiosa, legata alla dottrina islamica di matrice sciita, sia un apparato di governo laico, con rappresentanza parlamentare e presidenziale. Il potere teocratico si articola nella carica di Guida Suprema, attualmente occupata da Ali Khamenei, che è la massima autorità religiosa e politica.

La Guida suprema ha il controllo su vari settori dello Stato, inclusi i militari e l’interpretazione della legge islamica; inoltre nomina le cariche più importanti della magistratura e di altre istituzioni. Il Consiglio dei Guardiani ha invece il potere di veto sulle leggi parlamentari e può invalidare candidature politiche che non rispettano i principi islamici. Esso quindi esercita una supervisione sull’operato delle istituzioni più laiche.

In ultimo l’Assemblea degli Esperti è un organo formato da religiosi che eleggono e, in teoria, possono anche rimuovere la Guida Suprema. Il potere repubblicano (o laico) è costituito dal Presidente dell’Iran, dal Parlamento, dal Sistema Giudiziario e dai Ministeri. Il Presidente dell’Iran è eletto tramite votazioni popolari e gestisce il governo e la politica economica e sociale. Il Parlamento è responsabile di discutere e approvare le leggi, che devono però essere validate dal Consiglio dei Guardiani per verificare la compatibilità con i principi islamici.

Il Sistema Giudiziario e i Ministeri da un punto di vista formale operano in modo simile a quelli degli Stati laici, seguendo procedure amministrative e leggi che regolano la vita civile e politica. Il sistema iraniano cerca in questo modo di bilanciare e legittimare entrambi i poteri. Mentre il Presidente e il Parlamento rappresentano una dimensione repubblicana e laica (in quanto dipendente dal voto popolare e non limitata alle sole istanze della classe religiosa), la Guida Suprema e i Consigli Religiosi mantengono il controllo ideologico e la fedeltà alla dottrina sciita. Questa struttura permette al governo di presentarsi come sia islamico che democratico, ma prevede che, in caso di conflitto tra i due poteri, prevalga il potere religioso.

Quest’ultimo aspetto è oggetto di critiche interne e internazionali, perché in concreto la possibilità che il Consiglio dei Guardiani blocchi leggi o candidati non in linea con i principi religiosi, limita l’effettiva democraticità dello Stato.

Roberto Rapaccini

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