LA TRADIZIONE DELLA LOTTA

Incontro Angelo nei giardini di un quartiere popolare di Terni. Le mani ancora dure da operaio metalmeccanico, il fisico basso e tozzo di chi la vita se l’è dovuta guadagnare giorno per giorno, i pochi capelli bianchi incorniciano un viso scavato dal tempo ed abituato al sacrificio. La sirena delle acciaierie ha segnato le sue stagioni, cullandone la grande passione per la lotta. Entrò la prima volta nella palestra della Unione Sportiva Lavoratori, accompagnato dal padre. Fu affidato al maestro Alberto Molfino, figura leggendaria della lotta nazionale, Campione d’Italia di lotta grecoromana categoria leggeri negli anni ’30, giunto a Terni da Genova, ingaggiato dalla dirigenza delle Acciaierie.
Molfino ebbe una carriera sportiva importante: gareggiò agli Europei di Praga nel 1931 e Roma nel 1934, partecipò alle Olimpiadi di Berlino nel 1936, vestendo la maglia azzurra per ben dodici volte.

L’origine dell’antico sport popolare della lotta si perde nella notte dei tempi. Secondo la mitologia greca fu la dea Atena ad insegnare la tecnica del pancrazio, una lotta particolarmente cruenta, a Teseo che la usò contro il mostruoso Minotauro, per poi diffonderla tra i Greci. Per la popolazione ellenica era un vero e proprio stile di vita. I gladiatori romani conoscevano questa disciplina, nel periodo medioevale la lotta veniva praticata soprattutto dall’élite. La lotta grecoromana entrò a far parte delle Olimpiadi moderne fin dalla prima edizione ad Atene nel 1896, mentre la lotta libera comparve nei giochi di Saint Louis nel 1904. In quegli anni non c’era teatro,palestra o piazza che non ospitasse seguitissimi incontri. Questo sport era talmente seguito ed amato, che gli atleti venivano celebrati come autentiche star. Il nostro Angelo, da sempre operaio, la storia della lotta probabilmente non l’ha mai conosciuta. In una umile città di provincia erano poche le opportunità per praticare lo sport, molti giovani figli della strada come lui non potevano forse, fare altro. La scelta fu fondamentale, non più tempo perso in liti e zuffe in giro per la città, ma interi pomeriggi trascorsi in palestra. Angelo era un ragazzo sveglio, dotato di una grande forza e di una buona predisposizione fisica. Iniziò presto a disputare qualche gara, ben figurando grazie agli insegnamenti appresi dal maestro Molfino. Con gioia e soddisfazione approdò alle fasi finali dei campionati nazionali di categoria a Roma. Si trovò a gareggiare, con non pochi timori, in un ambito nazionale. Arrivò in finale. La sfida conclusiva per il titolo fu altalenante, l’incontro rimase incerto fino a quando, con una presa improvvisa, riuscì ad atterrare l’avversario mettendolo spalle a terra. Quella fu per Angelo, l’unica vittoria importante di una esistenza tribolata: subito dopo giunse la guerra a cancellare i sogni e distruggere le speranze di tanti giovani. Angelo non divenne mai un campione, negli anni successivi raccontò mille volte quell’ incontro, arricchendolo con particolari sempre diversi.
Amava ricordare quei momenti di spensierata felicità, parlando di uno sport di valori, duro ma non violento, dove ci si batte con lealtà per dimostrare la propria superiorità tecnica, mai per umiliare l’avversario. Alla scuola del maestro Molfino tanti altri ragazzi negli anni successivi, alcuni dei quali nell’immediato dopo guerra, raggiunsero risultati importanti: Umberto Trippa, olimpionico a Helsinki nel 1952, Melbourne nel 1956 e Roma nel 1960. Classe 1931, gareggiava nella lotta greco-romana, Peso Piuma. Fu sei volte campione d’Italia di lotta Greco-Romana dal 1952 al ’59. Adalberto Lepri, olimpionico a Helsinki nella lotta stile libero categoria medi, Campione Italiano di categoria dal 1950 al 1958.

Nel solco di una importante tradizione di famiglia ricordiamo Mario Molfino, nel 1960 Campione Italiano, il figlio Jonathan, plurimedagliato campione italiano ed atleta di valore a livello internazionale. In Europa la diffusione maggiore di questa disciplina è nei paesi orientali. In Italia, nonostante le palestre e gli atleti siano veramente pochi, vantiamo le imprese del greco-romanista Vincenzo Maenza, vincitore di ben tre medaglie olimpiche ed Andrea Minguzzi campione olimpico a Pechino.

(tratto dal libro Tra la strada e la luna)

Stefano Lupi