L’ artroprotesi totale di anca è un’ articolazione artificiale realizzata con speciali leghe metalliche, materiale plastico (polietilene) e/o ceramica che sostituisce i due capi articolari malati.
La protesi totale di anca è composta da una componente femorale lo stelo su cui è inserita una testina che riproduce la testa femorale, realizzata in metallo o ceramica, la quale si articola con la coppa che si fissa all’ acetabolo, realizzata completamente in metallo o più frequentemente in metallo alla periferia ed all’ interno in polietilene per articolarsi alla testina protesica (Fig.1). La fissazione delle due componenti protesiche all’ osso adeguatamente preparata avviene con il cemento (tecnica più antica) o a press fit (a pressione) se l’ osso è di buona qualità.
Indicazione all’ impianto di una protesi di anca:al primo posto vi è l’ artrosi primaria e l’ artrosi secondaria (conseguenza di displasia, conflitto femoro-acetabolare, frattura..), le artriti (artrite reumatoide, psoriasica, spondilite anchilosante), la necrosi della testa femorale , le fratture del collo del femore (protesi solo femorale o totale).
Tipi di protesi:la protesi cefalica sostituisce sono il femore e trova indicazione nelle fratture del collo femorale quando l’ acetabolo è ben conservato.
Le protesi totali. Le protesi a risparmio di osso trovano indicazione in soggetti giovani e con osso di buona qualità.
-la protesi di rivestimento sostituiscono solo il rivestimento articolare lasciando soprattutto al femore gran parte del collo e parte della testa (Fig. 2),
– la miniprotesi femorale necessita per l’ impianto di asportare la testa e una limitata parte di osso femorale rispetto alla protesi tradizionale (Fig. 3),
-la protesi tradizionale (Fig. 4) può avere soprattutto nella componente femorale varie forme per permettere l’ adattamento alle differenti morfologie di femore. Su questo tipo di protesi l’ esperienza è vasta e i risultati sono buoni nel tempo in un alta percentuale di casi.
Rischi. L’ impianto di una protesi di anca è un’ intervento di chirurgia ortopedica maggiore e comporta dei rischi quali: l’ infezione, la trombosi venosa, la lussazione ed altre complicanze post-operatorie (l’ incidenza è maggiore in chi è portatore di malattie importanti quali diabete, cardiopatia, insufficienza venosa).
La riabilitazione post-operatoria è abbastanza semplice, già dal primo giorno post-operatorio inizia la mobilizzazione dell’ arto operato e molto spesso anche il recupero della stazione eretta. Dal secondo giorno inizia la deambulazione con due appoggi.
Dr. Vincenzo Buompadre
Specialista in Ortopedia Traumatologia e Medicina dello Sport
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