“Come pensi di poter scappare da ciò che è dentro la tua testa?” disse il Cappellaio matto in “Alice nel paese delle meraviglie”. L’autore Lewis Carroll non era uno scrittore di fiabe, di racconti ameni, ma un matematico che, nell’incastro fantasia-logica, giocava con sillogismi, con nonsensi, con alte teorie matematiche-aristoteliche.
Il pensiero umano spaventa, è come un guardiano che controlla ogni più lieve atto fisico e mentale, che condanna e gratifica, che esalta e annienta.
E’ l’amico/ nemico che ci accompagna ogni istante, attinge nell’immensità dell’esperienza e da essa fa riemergere immagini oscurate e protette, fa risvegliare emozioni e i fatti tornano a proporsi con un contorno nitido, annullando il tempo.
Nell’eterna dicotomia tra il bene e il male, tra ciò che dovrebbe essere e non dovrebbe essere, tra distruzione e rinascita, si è conformata lentamente l’evoluzione dell’essere umano.
Non la bacchetta magica, non la lampada di Aladino per realizzare desideri, ma una
magica scatola cranica di cui solo l’uomo è in possesso, ha realizzato, trasformato, “creato”, attraverso millenni, un essere umano straordinariamente fragile, ma anche drammaticamente “onnipotente”…e quando il delirio si impadronisce del pensiero tutto può essere esasperato e può tutto distruggere.
Ma la mente umana è anche geniale ed il processo di espansione cosmica in atto rivela l’inimmaginabile potenzialità di una materia cerebrale che appare ormai senza limiti.
Sì, espansione, nel ventre del cosmo…alla ricerca di noi stessi, della nostra immortalità prima ancora che alla scoperta di altri pianeti.
Con l’intelletto si attraversano strani spazi, si vaga in essi, si rincorre qualcosa non definito nè definibile, ma il bisogno di sapere, di conoscere è inarrestabile.
Dalle palafitte ai grattacieli, dai graffiti per comunicare la presenza e il passaggio di umani allo smartphone è stato un “attimo”, dalla ruota al veicolo che atterrerà sul giardino di casa, dal monopattino alla cintura alata da indossare per volare sopra i tetti delle case, sarà un “attimo”, ma un attimo può anche essere l’annullamento di tutto.
Come Penelope tesse la sua tela per poi disfarla, così l’umanità tutta costruisce e distrugge in attesa di un Ulisse che possa arrivare a salvarla. Itaca è ancora lontana, ma è dentro di noi per accogliere i pensieri e dar loro quiete.
E’ l’isola che racchiude il sogno, è l’eremo in cui rifugiarci, ma anche l’antro cavernoso da cui vorremmo fuggire, è, il pensiero, l’artefice di ogni nostra azione.
E’ inutile cercare altrove quello che da sempre viaggia in te.
Sandra Raspetti