La magia delle feste: da Natale alla Befana

Avevamo detto: ne usciremo migliori

Eccoci ancora una volta, come ogni anno, con la magia delle feste. Feste religiose e profane, tradizionali, rituali, popolari, folcloristiche e consumistiche. Luci, strenne, fiocchi, addobbi, colori, scintillii, brindisi, ricche mangiate: il tutto condito da allegria, calore, sorrisi e auguri, progetti e speranze, ricordi e sogni, aspettative per un mondo migliore per sé, per gli altri e per la nostra terra.

È pur sempre Natale con la sua carica di bontà, di solidarietà, di amore, di empatia, di fratellanza, con l’intenso sapore di casa, di famiglia, di condivisione, di abbracci.

È pur sempre Capodanno, con i suoi riti propiziatori, con l’aspettativa del nuovo e di una vita migliore, con il desiderio di buttare l’infelicità e i problemi insieme alle vecchie cose di casa.

È pur sempre la Befana a cui da bambini chiedevamo piccoli regali e ci portava mandarini, matite, caramelle che metteva nella vecchia calza appesa al camino.

Queste feste a cavallo tra Dicembre e Gennaio hanno tutte il sapore di una sacralità antica: nessuna di esse è totalmente religiosa o totalmente profana, ma tutte sono un’operazione di sincretismo. Il Natale ad esempio che celebra la nascita di Gesù, non è altro che la trasformazione di quel dies natalis Solis invicti (il giorno della rinascita del sole invincibile o Sole Invitto) che ricordava nell’antichità la nascita dell’astro. Infatti gli antichi popoli che temevano, al solstizio d’inverno, lo spegnersi della stella a cui era legata la loro sopravvivenza sulla terra, festeggiavano la rinascita del sole come ritorno alla luce della vita. E allora lo personificarono in un dio, anzi nel più grande degli dèi.

Anche il 1° Gennaio è una festa di precetto: ricorda la circoncisione del Bambino Gesù.
Naturalmente anche la Befana ha un significato religioso: è l’Epifania, vale a dire la “manifestazione di Cristo al mondo”. La festa celebra inoltre l’arrivo dei Re Magi alla grotta di Gesù.

Dunque un periodo dal clima magico se vogliamo, atteso da tutti, grandi e bambini.
Anche quest’anno sarà così nelle attese e nelle nostre speranze.
La città si è vestita a festa, i negozi sono pieni di ninnoli, fiocchi e luci, la gente cammina per le strade e si ferma a chiacchierare con gli amici. Tutto sembra normale, come un tempo.

Sembra che il triste periodo del 2020, un anno come sospeso nella nostra vita perché sconvolto dalla pandemia, sia dietro le spalle e con esso quella sensazione di incertezza, di vulnerabilità, di ansia e anche di disperazione che ci ha preso improvvisamente. Eravamo sconvolti è vero, impauriti, ma ci ripetevamo, disegnando arcobaleni, “andrà tutto bene” e avevamo una certezza: che ne saremmo “usciti migliori”, che avremmo riscoperto una nuova solidarietà, che avremmo cambiato la nostra scala dei valori ricominciando ad apprezzare un abbraccio, una stretta di mano, un sorriso, uno stare insieme e tutte le piccole cose della vita che riempiono le nostre giornate.

Quest’anno la situazione è certamente migliorata rispetto all’anno scorso, ma non risolta. Domina ancora l’incertezza e la paura che una nuova ondata di covid, nonostante il vaccino, il distanziamento, la sanificazione e le mascherine, blocchi ancora una volta le nostre attività, i nostri divertimenti, la vita di ogni giorno.

Quello che però mi lascia triste e preoccupata è vedere e sentire che molti non ne sono “usciti migliori” perché è venuto a mancare quel senso di collettività e di coesione che ci aveva unito, quella empatia che, pur chiusi e imprigionati tra quattro pareti, aveva permesso però di aprirsi agli altri cantando dai balconi o comunicando via internet con il mondo intero.

Esaurita quella spinta che per un po’ ci ha uniti nel dolore come nella speranza, ci siamo di nuovo chiusi nel nostro io, nelle nostre convinzioni e abbiamo ricominciato a combattere battaglie “l’un contro l’altro armati”. Solo un esempio: la guerra tra sostenitori del vaccino e i no vax.

Mi chiedo: la storia non insegna nulla? L’uomo deve essere per forza “homini lupus”?
No: si può andare avanti e costruire un mondo migliore se si ha rispetto per le persone e per il mondo. La magia di queste feste ci aiuterà perché sono da sempre un momento di condivisione e di ritrovata umanità.

Loretta Santini