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LA FELICITA’? DIPENDE DAI NOSTRI PENSIERI

“L’amore come rispetto dei diritti umani, e quindi libertà, e quindi pace

I Diritti Umani nascono a Terni, Giampiero Raspetti

La felicità è un Diritto, al pari della libertà e della pace.

Il flusso dei pensieri scorre come una cascata, a volte si ha la sensazione che la mente sia fuori controllo.

Esserne coscienti significa prestare attenzione al proprio stato naturale, che le culture asiatiche hanno definito scimmia impazzita, per delineare il suo vagare frenetico.

Attraverso la concentrazione e la meditazione, è possibile guardarsi dentro, limitarsi a focalizzare un solo oggetto scelto, senza più errare.

Ecco allora che pensieri, fissazioni e manie, perdono progressivamente intensità e il loro flusso diventa più lento, come un fiume, per placarsi nella quiete di un lago.

La felicità è prodotta dalla mente, che si trova in una condizione di totale beatitudine.

E i pensieri romantici?

Quelli che spesso fanno soffrire!

Come ogni altro pensiero, anch’essi sono momenti passeggeri della mente.

Noi siamo condannati ad essere inseguiti tutto il giorno dai nostri pensieri.

Per essere felici, occorre prendere coscienza di essi, che sono soltanto brevi comparse, anteprime e ritagli, nel teatro della nostra mente.

Soltanto quando inizieremo a concepire la mente come un insieme di processi, smetteremo di essere trasportati qua e là dalla corrente delle seduzioni generate dai pensieri e ci apriremo ai cambiamenti interiori.

Come quando il depositarsi del fango sul fondo di uno stagno fa sì che l’acqua appaia più limpida, allo stesso modo il placarsi del flusso dei pensieri, ci permette di osservare con maggiore chiarezza i meccanismi mentali.

Il concetto di gioia è molto più vasto rispetto a quello di felicità.

Mentre la felicità dipende spesso da circostanze esterne, la gioia prescinde da esse.

Il Dalai Lama, nel corso di una conferenza, ha ribadito l’importanza dell’educazione con queste testuali parole: “Il nostro mondo e la nostra esperienza restano focalizzati solo su valori esterni e materialistici. Non ci preoccupiamo a sufficienza dei valori interiori. Chi cresce con un’educazione di questo tipo, vive una vita materialistica, con il risultato che, alla fine, l’intera società diventa materialista”.

L’esperienza del sublime nella natura, ci libera dalla paura della finitudine.

L’esistenza merita di essere vissuta, per capire che il cielo, il mare, il vento possono essere fonte di un’intensa felicità, incitando l’io ad andare oltre sé stesso, per mettersi al servizio degli altri.

Un inno alla vita e alla solidarietà.

LA VOCE DEI GIOVANI

BACCI VERONICA 2D Liceo Renato Donatelli – Indirizzo scientifico ordinario

In quanto esseri umani, ci ostiniamo a cercare la felicità in vari modi.

Ma cos’è che davvero ci rende felici?

Essendo adolescente, ovvero nel periodo in cui una persona si forma e dà vita ai propri interessi e alle proprie passioni, è una domanda che sto iniziando a pormi e a cui cerco di rispondere.

Anche osservando i miei coetanei, mi sono resa conto che ognuno di noi ha una diversa idea di felicità e, di conseguenza, diversi modi per raggiungerla.

Per me non c’è un apice della felicità, perché la si trova nell’attesa di raggiungere un qualcosa che ci può rendere felici, come sosteneva Leopardi.

Quando abbiamo un obiettivo a cui teniamo molto ci emozioniamo all’idea di raggiungerlo, ma quando riusciamo a completarlo ci rendiamo conto che la cosa che ci rende davvero felici è il processo grazie al quale lo abbiamo raggiunto e quanto impegno abbiamo impiegato.

Per esempio, nel caso in cui dobbiamo uscire con una persona, tendenzialmente siamo felici ed emozionati all’idea conoscerla più a fondo, ma una volta che ci troviamo insieme ad essa l’emozione e la felicità, prima provati in modo intenso, svaniscono.

Secondo me, però, esiste un modo per essere felici anche nel momento stesso in cui si raggiunge un obiettivo: lasciarsi andare e vivere il momento a pieno.

Per la mia generazione, me compresa, questo sembra più difficile a causa della tecnologia, perché ci limita nel vivere le nostre emozioni a pieno.

I social mettono a freno l’espressione del nostro vero essere e dei nostri sentimenti, a causa della paura del giudizio degli altri.

Nelle piattaforme social è molto più semplice giudicare e criticare gli altri e ricevere giudizi e critiche, di conseguenza è la paura che spinge chiunque a limitarsi e a conformarsi alla massa.

Redazione:
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