L’ernia discale è una patologia che interessa i dischi intervertebrali, specie di ammortizzatori interposti tra i corpi intervertebrali che sono costituiti da una parte centrale il “nucleo polposo” vero ammortizzatore, circondato da un “anello fibroso” che contiene il disco.
Il disco per traumi, micro-sollecitazioni ripetute o per la degenerazione da invecchiamento può perdere resistenza permettendo la parziale migrazione di una parte del nucleo con la formazione di una protrusione discale (Fig 1) o per la sua lesione completa la formazione dell’ernia del disco (Fig 2).
Se la protrusione discale o l’ernia discale entrano in contatto con le radici nervose possono essere causa di dolore, riduzione della sensibilità fino alla riduzione della forza muscolare agli arti inferiori. Il trattamento dei sintomi è conservativo e si avvale di terapia farmacologica, terapie fisiche. Nei casi che non rispondono a tali cure trova indicazione l’intervento. In vari casi trova indicazione prima dell’intervento chirurgico a cielo aperto il trattamento di discectomia percutanea.
Questa è una procedura mini-invasiva senza tagli, si esegue in sala operatoria in anestesia locale, con l’ausilio di un ampliscopio si individua il disco intervertebrale da trattare, si introduce attraverso la cute un agocannula di pochi millimetri di diametro fino ad entrare nel disco (Fig. 3), nell’ ago che funge da cannula viene introdotto un sottile strumento con punta ad elica collegato ad un piccolo motorino che rimuove una parte del nucleo (Fig 4), questo riduce la pressione all’interno del disco e conseguentemente la pressione della protrusione o dell’ernia sulle terminazioni nervose che causa i sintomi.
Questa procedura trova indicazioni nelle protrusioni discali e nelle ernie discali non espulse e quando il disco intervertebrale ha conservato un’altezza non inferiore al 50%.
Questa procedura con le giuste indicazioni da risultati positivi nel 80-90% dei casi, può essere ripetuta nel tempo e non pregiudica la esecuzione di procedure a cielo aperto.
I vantaggi sono: non danneggia l’anulus, il rischio di complicazioni è bassissimo e la rapida ripresa dopo l’intervento; il paziente si mette in piedi dopo circa 2 ore dalla procedura e viene consigliato del riposo per i primi sette giorni.
Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia – Spec. Medicina dello Sport
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