In Italia abbiamo tante leggi, sin troppe, tutte nate per regolare qualche aspetto ritenuto importante della nostra società. Ma ce n’è una che è la più importante di tutte perché stabilisce quali sono i nostri diritti e i nostri doveri, di cosa si deve occupare lo Stato, di come si deve organizzare e funzionare per raggiungere gli obiettivi che si è dato.
Questa legge è la Costituzione, uno strumento ritenuto talmente importante nel nostro ordinamento che il Parlamento non può approvare leggi che siano in contrasto con quanto in essa stabilito; pena un intervento della Corte Costituzione, appunto, ossia un Tribunale che provvede a cancellarla.
Ma quando fu scritto questo testo fondamentale della nostra democrazia? Il 2 giugno 1946, insieme alla scelta se far rimanere l’Italia una monarchia o farla diventare una repubblica, il popolo italiano, all’indomani della seconda guerra mondiale e della caduta del fascismo, elesse anche un’Assemblea, chiamata Costituente, incaricata di scrivere la nuova Costituzione, ossia di fissare le regole e i diritti fondamentali del nuovo Stato.
L’Assemblea, composta da 556 deputati, iniziò i suoi lavori nell’estate del 1946 ed il 15 luglio nominò 75 membri, tra cui 5 donne Angela Gotelli, Maria Federici, Nilde Iotti, Angelina Merlin e Teresa Noce, incaricati di elaborare una bozza di Costituzione da sottoporre poi a tutta l’assemblea. Ai membri della Costituente, Giuseppe Saragat, che sarà poi 5° Presidente della Repubblica Italiana disse: “Voi eletti dal popolo, riuniti in questa assemblea sovrana, dovete sentire l’immensa dignità della vostra missione. A voi tocca dare un volto alla Repubblica, un’anima alla democrazia, una voce eloquente alla libertà. Dietro a voi sono le sofferenze di milioni di italiani, dinnanzi a voi le speranze di tutta la nazione. Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”.
La Commissione, si divise in tre Sottocommissioni: il testo preparato venne così discusso dall’Assemblea plenaria dal 4 marzo al 20 dicembre 1947. La Costituzione fu approvata all’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, ed entrò in vigore il primo gennaio del 1948. La carta costituzionale è composta da 139 articoli, cinque di questi, precisamente il 115, 124, 128, 129 e 130, sono stati eliminati nel corso degli anni, ed è diviso in tre parti: la prima parte del testo, articoli 1-12, è quella più importante perché vengono enunciati i princìpi fondamentali su cui si basa, o almeno dovrebbe, basarsi la nostra vita civile, mentre la seconda, articoli 13-54 si occupa dei diritti e dei doveri, infine gli art. 55-139 dell’Ordinamento della Repubblica. Chiudono la Costituzione diciotto disposizioni transitorie.
L’art. 1 recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Il primo articolo della Costituzione ci indica alcune caratteristiche fondamentali dello Stato italiano, come a mettere le cose in chiaro sin da subito: l’Italia è una Repubblica, e non si potrà mai tornare indietro, l’art.139 precisa infatti “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”, inoltre l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro: che vuol dire? Il lavoro, come si sa, è uno dei fondamenti di una società. L’idea di “democrazia fondata sul lavoro” ci dovrebbe far pensare al lavoro come strumento per la realizzazione personale dove l’impegno ed il merito della persona possano aiutare la crescita individuale e generale. Dire poi che la sovranità appartiene al popolo significa dire qualcosa di rivoluzionario. Stiamo parlando del suffragio universale, ossia del principio secondo il quale tutti i cittadini e tutte le cittadine maggiorenni, senza restrizioni di alcun tipo a partire da quelle di carattere economico e culturale e altre quali ceto, censo, etnia, grado di istruzione, orientamento sessuale, possono votare e decidere per il loro futuro. Non è cosa da poco! Ora ti sembra tutto normale, figlia mia, ma quando sono nate le tue nonne le donne non potevano votare!
L’articolo 2 riconosce i diritti di ognuno, sia come singolo, sia come membro di una società. L’articolo 3, invece, enuncia il principio di uguaglianza. La Costituzione infatti impone allo Stato, attraverso il sostegno e l’assistenza alle persone meno fortunate, di preoccuparsi di garantire le stesse possibilità a tutti i suoi cittadini.
Per ora mi fermo qui… non posso fare diversamente!
E per questa volta, buona Lettura della Costituzione!
Avv. Marta Petrocchi