LA CORSICA NON ESISTE SOLO D’ESTATE

La gentrification è quel fenomeno che descrive la trasformazione del tessuto urbano conseguente alla creazione di quartieri dormitorio, di caseggiati abitati solo da extracomunitari o di borghi diventati salottini per turisti, un fenomeno, quest’ultimo, che sta cambiando il volto delle principali città europee. Negli ultimi anni molti investitori hanno comperato appartamenti e palazzine nelle capitali e nelle località turistiche per farne residence e b&b, il che ha comportato il rialzo degli affitti e dei servizi essenziali soprattutto nei quartieri del centro, a discapito dei residenti che si vedono costretti a spostarsi altrove.

Il turista che affitta una stanza con vista sul porticciolo pensando di andare in mezzo ai pescatori e agli artigiani del borgo storico, si ritrova spesso in una specie di set cinematografico dove il bar è di un’agenzia cinese, il negozio di souvenir di una banca svizzera e il molo di un emiro del Qatar.

Anche la Corsica autentica rischia di scomparire in questo vortice. Da sempre meta di escursionisti e campeggiatori amanti della natura, negli ultimi anni è divenuta preda di immobiliaristi che, oltre a costruire resort a cinque stelle sulla costa, rilevano caseggiati nel centro storico delle cittadine e li affittano a prezzi elevatissimi; di conseguenza chi possiede un appartamento in zona si adegua e affitta o vende a prezzi proibitivi per i residenti. I corsi non se la passano bene, una famiglia su quattro vive al di sotto della soglia di povertà, la disoccupazione è al 15%, i giovani che vogliono mettere su famiglia sono costretti a cercare casa nei paesini dell’entroterra o in periferia, dove peraltro non si costruisce più edilizia popolare e non si ristruttura l’esistente.

Sui muri delle città si legge spesso la scritta indipendentista IFF, che sta per “fuori i francesi!”.

I motivi di attrito sono molteplici: non ci sono investimenti statali nell’industria, che nell’isola è praticamente assente, ci sono pochi fondi per l’agricoltura e la pastorizia e il 40% del PIL si regge sul turismo, che spesso è in mano ai non residenti.

Sessantacinque anni fa i corsi protestarono contro la creazione di un poligono nucleare nella zona di Argentella, che minacciava di avere conseguenze devastanti sull’ambiente (come poi accadde nella Polinesia Francese su cui De Gaulle dirottò gli esperimenti), oggi protestano per non diventare un salottino vip aperto solo d’estate e spopolato d’inverno.

Entro il 2024 il governo di Macron concederà alla Corsica un’autonomia regionale che, si spera, porrà fine agli atti di guerriglia e agli attentati degli indipendentisti che hanno colpito l’isola in questi decenni. Ad accelerare la trattativa sono stati i dati raccolti riguardo l’indice di povertà, la carenza di istruzione e l’abbassamento del welfare, cifre che testimoniano il sottosviluppo della regione rispetto allo standard nazionale.

La Corsica non può essere soltanto una località di seconde case e di resort, deve essere in grado di poter tutelare il suo patrimonio e la sua identità culturale e deve essere libera di decidere se puntare sui turisti con lo zaino in spalla o su quelli con il cocktail in mano.

Francesco Patrizi