E GLI ARTISTI – ARTIGIANI DI TERNI
Zingarini rimane nella memoria dei Ternani, un negozio di mobili, bei mobili di buon artigianato (molto spesso scambiato per antiquariato) che hanno arredato la maggior parte delle case borghesi ternane e non solo, per oltre cinquant’anni. Non dimentichiamo gli oggetti di arredamento tra i più importanti dell’epoca che impreziosivano il suo famoso negozio in Corso Tacito.
Proprietario e ispiratore della “Bottega” era Aniceto Zingarini, fratello del pittore Aristodemo, che proveniva da Roma dove aveva iniziato a svolgere il lavoro di tappezziere.
Nella città eterna era venuto in contatto con Amerigo Bartoli e con gli amici del caffè Aragno, tutti artisti e letterati tra i più famosi dell’epoca.
L’amicizia con Bartoli proseguirà nel tempo e darà i suoi frutti in diversi momenti della sua vita a cominciare dal trasferimento a Terni verso la fine degli anni Venti.
Su questa scelta potrebbe esserci proprio il suggerimento di Bartoli, ma non ne abbiamo la documentazione. Fatto è che Zingarini conosce presto l’ambiente artistico locale, ne intuisce le indubbie potenzialità, decide di organizzare una mostra “Gruppo di artisti di Terni” nel 1931, nella sua Bottega. Entra con forza nelle Sindacali umbre subito dopo, tanto da diventarne Segretario esecutivo nel 1932 nella Terza Sindacale umbra che si tenne a Terni.
Bartoli vi parteciperà con due sue opere.
Nel novembre 1934, Aniceto Zingarini organizza un’altra mostra nella sua diventata ormai Bottega d’Arte “Mostra – pittura – scultura – bianco e nero”, in cui esponevano tutti pittori ternani, oltre a Maceo Angeli, assisano ma, in quel momento, residente a Terni.
Sono questi anni di indubbia operosità organizzativa di Aniceto Zingarini, ma anche di un grande fermento creativo di un gruppo piuttosto numeroso di artisti che rimarranno protagonisti per alcuni decenni, da Ilario Ciaurro a Castellani, da Guido Mirimao a Innocenzi.
Ricordiamo il dinamismo della città in tale periodo. Terni diventa capoluogo di Provincia nel 1927, le sue trasformazioni urbanistiche, ad opera del Bazzani, il film “Acciaio” con la regia di Ruttmann nel 1933.
La Terni artistica sembrava pulsare all’unisono con la trasformazione culturale della città. Questo clima non durò a lungo ma tutti gli artisti ritennero che questo momento storico, soprattutto la mostra a Terni del 1932, con segretario Zingarini, fu il nucleo creativo da cui ripartire all’indomani della seconda guerra mondiale.
Vediamo cosa scrive Ilario Ciaurro a tale proposito: “dopo quella di Perugia Terni volle la sua mostra nel 1932 e la organizzò sotto l’egida sindacale, in modo autonomo.
Diede il suo appoggio l’allora Prefetto La Pera col validissimo contributo del dinamico e appassionato
Aniceto Zingarini intorno al quale si strinsero gli artisti locali, la mostra del 1932, inaugurata dal ministro De Francisci assunse rilievo e attirò l’interesse dei centri artistici e della critica nazionale”.
E così Felice Fatati: “A quell’epoca – intorno agli anni Trenta, la Bottega di Zingarini era l’unico modo di incontrarsi, direi per tutti gli artisti della regione anche residenti a Roma, come Amerigo Bartoli e, più tardi, Carlo Quaglia, mentre non si poteva dire altrettanto degli altri capoluoghi seppur maggiori”.
La sua Bottega, in effetti, aveva acquisito un significato ampio e antico di luogo di incontro e di creatività, di lavoro e di rielaborazione di idee.
Una fucina, insomma, in cui si incontravano l’artigiano e l’artista senza che si avvertissero i confini che ciascun ambito aveva perché spesso, molto spesso, gli uni confluivano negli altri in un continuo scambio di esperienze e di idee, sino a realizzare non raramente una simbiosi.
Questo si vide bene nel secondo dopoguerra, quando le macerie erano ancora fumanti e la Bottega Zingarini divenne un faro di luce e di speranza.
Terni, poteva ricominciare a vivere da lì, dall’arte e dagli artisti che numerosi lavoravano a Terni.
Zingarini è sempre di più interessato alle applicazioni possibili dell’arte all’arredamento. Diventa il suo rovello e la sua carta vincente in un periodo di grossa crisi economica. Non dimentichiamo i numerosi licenziati della “TERNI”.
Gli artisti locali vengono tutti coinvolti in questo percorso nuovo che apriva prospettive diverse. Abbiamo mobili, costruiti a Terni, impreziositi dalle ceramiche di Ciaurro, abbiamo i lampadari di Gauli e i suoi appendiabiti in ceramica. Tutto commissionato da Aniceto Zingarini che organizza nella sua Bottega altre mostre con Ciaurro, Gauli, Teofoli che avevano lo scopo di mostrare l’arte coniugata all’arredamento. L’artigiano del fabbro Giulio Mirimao, fratello del più famoso Guido, lavora anche per Zingarini e firma alcuni suoi lavori, tra i quali una sculturina di impronta modernista, che Aniceto regalava o vendeva ai suoi clienti.
L’artigiano era diventato un artista.
Aniceto Zingarini non è stato solo un commerciante di mobili ma molto, molto di più.
Anna Maria Bartolucci