TRA LETTERATURA,SCIENZA E FANTASCIENZA
La scienza era nel DNA di Italo Calvino, famoso scrittore di cui quest’anno ricore il centenario.
Il padre agronomo, la madre botanica, il fratello Floriano geologo. Italo sarebbe stato destinato ad una carriera nell’ambito scientifico, Il padre anarchico, la madre socialista, entrambi di carattere forte, convinti fino in fondo nelle proprie idee, obbligarono il figlio ad iscriversi alla facoltà di agraria. Italo, anch’egli di carattere deciso, abbandonò il percorso a lui predestinato, prediligendo studi umanistico letterari e cambiando facoltà. Ma nonostante l’amore per la letteratura e la ribellione ai genitori, non abbandonerà mai il suo interesse per la scienza.
Proprio in un periodo in cui le scienze umanistiche e le scienze pure erano rigidamente separate nel 1942 scrisse uno dei suoi primi testi letterari a sfondo scientifico.Forse galvanizzato dalle scoperte nel settore atomico, scrisse il racconto “Pazzo io o pazzi gli altri”, titolo ripreso da una frase di Einstein in cui immaginava una bomba che avrebbe distrutto l’umanità.
Triste profezia delle atomiche sganciate nel 1945 su Hiroshima e Nagasaki.
Sappiamo dalla prefazione de” Le Cosmicomiche” che Italo apprezzava lo scrittore Herbert George Wells che nel 1917 in tempi in cui non si parlava di fissione nucleare scrisse “ La liberazione del mondo” dove ipotizzava una distruzione totale dovuta non solo all’esplosione di un ordigno diabolico, ma anche alla conseguente emissione di radioattività. Calvino, pur allontanandosi dalla scienza per ribellione ai genitori, ne rimase comunque legato.
Sotto questo aspetto può essere avvicinato ad un suo contemporaneo, Primo Levi, che con un percorso differente e più doloroso, da perito chimico divenne scrittore. Entrambi, come abbiamo rilevato in un nostro articolo precedente, non dimenticheranno mai gli studi scientifici. Quando nel 1965 Calvino pubblicò “Le Cosmicomiche” fu evidente che nello scrittore si era consumata una svolta.
Tramontata con “La giornata di uno scrutatore” (1963) la fase del romanzo realista ed impegnato, egli rivela la natura eclettica della sua ispirazione pubblicando una raccolta di racconti di carattere fantascientifico. Si tratta però di una fantascienza particolare: a differenza di quella tradizionale, questi brevi racconti non sono ambientati nel futuro bensì nel passato. Calvino prosegue il percorso a ritroso iniziato con le storie de “I Nostri Antenati” risalendo indietro nel tempo fino all’origine della vita sulla terra e oltre fino all’origine del mondo. Insomma non si tratta di avvicinare ciò che è lontano, ma l’esatto contrario. Alla base della sua creazione letteraria c’è la curiosità del lettore dilettante che dichiara: “Io sono un profano che si appassiona di astronomia, cosmologia e cosmogonia”.
Egli innesta su una materia “fredda” il gusto del piacere comico. Il dato scientifico offre lo spunto al racconto secondo uno schema ripetitivo. Ogni racconto del libro citato è preceduto da un trafiletto in cui si riporta la spiegazione di una teoria scientifica che sarà la base della successiva narrazione.
A prendere la parola è sempre la voce di Qfwfq, personaggio inesistente dal nome impronunciabile, pura voce, priva di corpo. I grandi eventi astronomici e geologici vengono tradotti in una lunga saga familiare. Qfwfq è un personaggio dalle potenzialità infinite capace di incarnare fenomeni diversi e raccontare storie divese, come farà il Lettore nel romanzo “Se una notte di inverno un vaggiatore”(1979). Nel 1967 uscì una nuova raccolta ispirata alla fantascienza: “Ti con zero” in cui predomina la dimensione astratta e geometrica. Qui la voce di Qfwfq si imbatte nel territorio della biologia cellulare, lasciando poi il campo ad altre voci narranti.
L’interesse di Calvino per la scienza si fa più astratto. Ora lo interessano le possibilità irrealizzate, i modelli di universi possibili messe in relazione con le teorie decostruzionistche e combinatorie, frutto della frequentazione nel periodo parigino del circolo OuLiPo a cui egli insieme ad altri ntellettuali prese parte attiva.
Con “ Le città invisibili”(1972) e “Il castello dei destini incrociati”(1973) inizia la stagione combinatoria, opere in cui l’elemento umano fa il suo ingresso con la sua arbitrarietà.
Concludendo. tengo a precisare che la scelta di Calvino non è solo motivata dal centenario, ma soprattutto perchè proprio alcuni articoli su Calvino segnarono l’inizio della mia collaborazione con “La Pagina” diretta dall’amico Giampiero Raspetti che qui ricordo con stima e affetto immutati.
“Il vero amore non uccide!”
Per Giulia e tutte le altre.
Pierluigi Seri