IRONIA, LUOGHI COMUNI O DENIGRAZIONE?

Risposta all’inserzione della Galleria dell’Umbria su Lercio

Una premessa
La sindrome di Stendhal è quella emozione talmente forte da creare un forte stato di malessere descritta dallo scrittore Stendhal quando si trovò a visitare Santa Croce a Firenze, sindrome classificata poi come un disturbo della psiche che sfocia in una specie di estasi contemplativa.

Lo ho ricordato per quei due lettori che non la conoscono per comprendere meglio un’inserzione pubblicitaria apparsa sul noto sito satirico Lercio per incarico della Galleria Nazionale dell’Umbria che così intende accentrare l’attenzione sulla mostra del Perugino organizzata in occasione del V centenario della morte dell’artista.

L’inserzione così suona: “Colto da sindrome di Stendhal nella sala del Perugino, viene portato di corsa a Terni”.
Come dire: “Terni è una città orribile”. Era già stata definita così da Adriano Galliani e Mario Tozzi ai quali ho dedicato un articolo di risposta nel numero gennaio 2023.

Dobbiamo dire che dalle pagine di Lercio non ci possiamo che aspettare slogan ironici e canzonatori, spesso pungenti e provocatori. Ma che questo slogan recentemente apparso venga fatto su incarico della Galleria Nazionale dell’Umbria è a dir poco sconcertante.

Ironia dunque?

Sì forse, ma sgradevole perché basata su un luogo comune ormai desueto oltre che falso.

L’inserzione voleva essere spiritosa, ironica, ma è risultata inopportuna e, diciamolo pure, poco gentile. Forse non erano quelle le intenzioni? Ne dubito.
Ci trovo la saccenza di chi vive in una città sicuramente bella e ricca di capolavori d’arte e guarda con senso di superiorità e anche un po’ di disprezzo la conterranea umbra mostrando non solo ignoranza (nel senso di non conoscenza), ma anche la solita e ripetuta adesione a luoghi comuni.

Bisogna ammettere che se si voleva fare pubblicità all’evento sul Perugino lo scopo è stato ottenuto e quindi l’inserzione pubblicitaria ha raggiunto l’obiettivo di far parlare di sé. In questo Lercio è stato davvero geniale e creativo. Bisogna anche dire che la frase è ingegnosa e divertente per chi non è ternano. Ma per noi ternani no, assolutamente no.

Si comprendono dunque le polemiche sorte in seguito a questo evento. Il direttore della Galleria Marco Pierini afferma che non c’è alcun intento denigratorio e si lamenta con chi non capisce lo spirito ironico. Contro questo si è alzata la voce della stessa amministrazione comunale, di uomini politici e la stessa Regione ha chiesto chiarimenti.

Un insieme di polemiche a non finire che a volte rasentano il tifo da stadio che contrappone ormai da anni Perugia e Terni.
Non voglio accentuare questa specie di “guerra” insita nei campanilismi di antica data, ma mi associo al dispiacere per questo ennesimo torto, a questa ripetuta ostentazione della propria superiorità, a questo considerare Terni la cenerentola dell’Umbria e culturalmente inferiore.

A questi signori vorrei dire che a me la sindrome di Sthendal prende davanti alla Pala dei Francescani, o davanti alla cappella Paradisi, o di fronte all’Obelisco di Pomodoro, o ancora di fronte ai reperti del Museo archeologico che testimoniano come Terni sia una delle città più antiche d’Italia. Per non parlare poi di Carsulae, della Cascata delle Marmore o di Piediluco, gioielli del territorio ternano.

In conclusione vorrei notare che nel caso di questa malaugurata inserzione non si tratta di ironia arguta e sottile, ma di sarcasmo che è un’ironia beffarda e pungente: per questo la trovo inaccettabile perché fondamentalmente screditante, offensiva e denigratoria per la nostra città.

Loretta Santini