Intervista a Paolo De Biagi – Prefetto di Terni
Prefetto, cioè praefectus, messo a capo e Sindaco, sun dike, che assicura giustizia. Quali le differenze sostanziali tra i due incarichi, oltre all’esser l’uno nominato, l’altro eletto?
Sì, è così. Il prefetto è nominato, calato dall’alto; arriva su un territorio che non conosce e non è investito dalla volontà popolare. Sotto questo punto di vista il sindaco ha prerogative indubbiamente diverse, perché è l’espressione della volontà del popolo, della comunità che lo ha scelto per governare la città. Questa differenza è fondamentale, così come fondamentale è la presenza sul territorio del prefetto quale rappresentante del governo che, oltre ad essere il riferimento della amministrazione statale in provincia, ha la cura e la responsabilità di funzioni specifiche: la sicurezza, la protezione civile, l’immigrazione, la gestione e il controllo dei servizi elettorali, demografici, di stato civile ecc. ed è anche un punto di saldatura tra tutti gli Enti territoriali e lo Stato centrale.
Non c’è contrapposizione, anzi deve esserci un’azione di intensa collaborazione tra i due livelli di governo.
Altra caratteristica è la posizione di terzietà del prefetto che rappresenta il governo a prescindere dall’orientamento politico che questo esprime e tale posizione lo aiuta sia a mantenere il giusto equilibrio rispetto ai governi locali che possono essere di orientamento politico diverso da quello nazionale, sia a consentire alla comunità locale di avere un punto di riferimento che è al di sopra delle dinamiche politiche locali. Il prefetto può, quindi, svolgere effettivamente un ruolo di garanzia e di tutela delle esigenze e dei diritti dei cittadini senza coinvolgimenti di natura politica.
Ho sempre tenuto molto a questa posizione di terzietà che consente di affrontare i vari problemi esclusivamente sulla base dei princìpi di buona amministrazione e dell’interesse della comunità servita.
Le chiedo, anche se Lei è Prefetto di Terni da poco tempo, una analisi generale della città.
Non ho la pretesa di conoscere approfonditamente Terni, città nella quale lavoro da poco più di un anno, per cui magari rischio di dire cose che poi potrebbero risultare, da un lato banali e, dall’altro, inesatte. Con questa premessa le espongo, comunque, le mie impressioni.
Terni è una città accogliente, una comunità nella quale io mi sono trovato bene, e non lo dico per captatio benevolentiae, lo affermo perché ho veramente trovato un calore umano che raramente ho riscontrato nelle altre località in cui ho lavorato. Mi sembra che Terni in questo momento sia alla ricerca di una visione futura definita, mi sembra cioè una città in attesa di acquisire un orientamento deciso per il futuro. Terni possiede una nobiltà industriale e operaia e una capacità innovativa che l’hanno supportata nell’ultimo secolo e mezzo dall’inizio della sua esplosione produttiva e conseguentemente anche demografica. Solo che oggi queste caratteristiche sembrano non essere più sufficienti e la città ha la necessità di qualcosa verso cui proiettare il proprio futuro. Può essere la stessa industria? Non lo so. L’industria è in difficoltà, come tutto il settore produttivo, ed è in difficoltà anche il modello che ha fatto grande questa città. Siamo in una fase di passaggio, di evoluzione con il peso di una crisi economica pesante che ha colpito tutto il Paese, ma che qui, forse in virtù della vocazione fortemente industriale della città, si è fatta sentire in modo ancor più marcato. Sono convinto che Terni abbia potenzialità importanti: da un lato l’industria che, comunque, anche in un momento di crisi, rimane a mio avviso un presidio saldo ed irrinunciabile, dall’altro una proiezione importante potrebbe fondarsi sul turismo legato alle bellezze che la città è in grado di proporre. Penso a bellezze storiche ed ambientali, a Marmore e a tutte le frazioni che sono intorno a Terni, a Carsulae e a tante altre realtà locali. Tante potenzialità scontano il momento difficile che vede l’Amministrazione comunale costretta a fare i conti con carenze finanziarie che rischiano di condizionare le politiche di sviluppo che ha intenzione di attuare. L’obiettivo resta, comunque, una proiezione futura della città collegata ad un modello di sviluppo innovativo che dia un respiro nuovo e ampio alla comunità locale.
I ternani si sentono spesso periferici rispetto a Perugia, lamentano di aver visto chiudersi alcuni importanti presìdi; io ritengo che la collocazione geografica di Terni debba essere non un elemento di debolezza, ma un punto di forza. La capitale è vicina; tante persone lavorano a Roma e continuano a risiedere qui proprio per la qualità della vita che Terni e la sua Provincia sono in grado di offrire e questa vicinanza può essere importante.
Terni come periferia di Roma, non certo intesa come quartiere dormitorio della capitale, ma come luogo di cui apprezzare e sfruttare la vivibilità. Tanti personaggi, anche importanti della cultura, della politica, dello sport, hanno una casa in questa Provincia. Lo fanno perché da un lato restano vicini alla grande città e dall’altro cercano un buen retiro, un luogo dove vivere parte del loro tempo, quello della serenità e della socialità. Dobbiamo sentire e sfruttare come una risorsa la vicinanza con la capitale.
Quando sono arrivato a Terni la prima impressione che ne ho ricevuto, da un punto di vista culturale, non è stata molto positiva a cominciare dalla indisponibilità (speriamo non per molto ancora) di un teatro. Però ho conosciuto poi tante associazioni, tante persone, ho assistito a tante iniziative che dimostrano che la città ha un substrato culturale importante. Non c’è solo la cultura industriale a Terni che ha connotato un secolo e mezzo della sua vita, perché Terni ha oltre duemila anni di storia e ha un patrimonio culturale antico che va valorizzato e che può costituire un motore per il rilancio. Come declinare queste risorse in progetti e possibilità per il futuro? La soluzione e le scelte spettano -ovviamente- alla città e ai suoi amministratori. Io spero fervidamente e sono convinto che la città ce la farà.
A me sembra di vivere in una città abbastanza tranquilla, dal punto di vista della sicurezza. Quale il suo pensiero?
La situazione della sicurezza nella città può ritenersi soddisfacente, con un calo del 16% dei reati nell’ultimo quinquennio. Ancora più marcato è il calo dei furti (- 21%) nello stesso periodo. Sono invece in aumento i reati legati all’uso e allo spaccio degli stupefacenti (+ 16% negli ultimi 5 anni) che destano una certa preoccupazione perché coinvolgono una platea giovane e ampia di soggetti.
Per prevenire e contrastare il fenomeno, e anche per incidere sulla percezione della sicurezza dei cittadini, operano alacremente le Forze di Polizia con risultati positivi importanti che ritengo siano sotto gli occhi di tutti. Esiste un’ottima collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con la Polizia Locale che partecipa allo sforzo. È importante che anche i cittadini assicurino il loro impegno, in termini di rispetto delle regole, di mantenimento del decoro urbano e di tutela dei beni pubblici avendo anche cura di segnalare alle autorità ogni anomalia che possa interessare la sicurezza, al fine di contribuire ad ottenere una città sempre più sicura ed accogliente.
Per Cesare Ottaviano Augusto, l’Umbria era la terra a sinistra del fiume Tevere, quella che comprendeva anche Sena Gallica, Fanum e la sua Pisaurum. Un pensiero al proposito.
Avendo lavorato a Pesaro ed Ancona credo di conoscere bene le Marche ed ho trovato vari punti di contatto profondi non solo geografici, ma di identità, di humus sostanzialmente, con il territorio che ha per capoluogo la città di Terni. Mare a parte, trovo che i due territori abbiano una conformazione simile, così come trovo che l’operosità, l’orgoglio e l’amore per la propria terra siano i caratteri simili e distintivi delle due terre. Arrivo anche a dire (però questo non lo dica ai marchigiani) che gli umbri hanno una socialità, un calore superiori a quelli dei marchigiani. Nel ternano ho trovato rapporti sempre molto franchi e diretti. Il ternano è persona semplice, nel senso positivo della parola, è spontaneo, diretto e genuino; e questo è un valore importante.
Pesaro, la sua città, è anche conosciuta come Città della Bicicletta, per via della vasta rete di piste ciclabili estesa sul suo territorio che la rende prima città in Italia per numero di spostamenti urbani in bici. Può aiutarci, gentile Prefetto, affinché anche la nostra pianeggiante città possa emulare, in questo, Pesaro?
So che l’amministrazione comunale di Terni si è già posta il problema e sta elaborando soluzioni in proposito.
Credo che sia necessario un passaggio anche culturale, da compiere un po’ alla volta e che, con qualche incentivo, qualche regolamentazione e qualche infrastruttura (piste ciclabili) potranno ottenersi importanti risultati.
In molte vicende di comportamento civile è sempre una questione di tempo, di volontà, di abitudine. In altre città in cui ho lavorato, ricordo -ad esempio- il problema delle deiezioni dei cani non raccolte dai proprietari degli animali. La situazione migliorò attraverso campagne informative e attraverso il valore educativo dell’esempio che penalizza colui che non si adegua e viene esposto alla riprovazione pubblica; ove ciò non sia sufficiente sono senz’altro utili anche le sanzioni. Stessa situazione anche per la raccolta differenziata, nella quale siamo tra i primi in Umbria, che dipende dalla sensibilità del cittadino il quale deve però eseguirla in maniera corretta. Mi risulta infatti che si trovano, non poche volte, nello stesso sacchetto di raccolta, plastica e altri rifiuti insieme all’organico e questo vanifica lo sforzo di tanti. Il mio è un invito a quei pochi cittadini che non seguono esattamente le regole proprie del consesso civile, perché vincano quelle resistenze e quelle pigrizie che ostacolano la soluzione dei problemi comuni.
Credo Lei sia anche a conoscenza degli studi recentissimi sulla vita di San Valentino e sulla presenza, in Terni, della più nobile e più conosciuta al mondo Fondazione Aiutiamoli a Vivere, associazione dedita appunto a concretizzare molti diritti umani. Saprà anche dell’esistenza di cittadini che intenderebbero, in onore e in virtù di quanto sacralizzato dal Patrono di Terni e di quanto oggi realizzato dalla Fondazione Aiutiamoli a Vivere, far sì che la città di Terni sia conosciuta universalmente come capitale dei Diritti Umani. Un suo pensiero.
Le confesso che ne ho sentito parlare per la prima volta quando lei mi è venuto a trovare, qualche settimana fa. È un fatto interessante che ha un profilo storico e culturale che non conoscevo. Credo che potrebbe essere una prospettiva importante, ovviamente equilibrando e contemperando il sentimento religioso e la verità storica con quella che sarà la proposta anche turistico-commerciale che potrebbe derivare dal progetto stesso.
Immagino che non sia un percorso facile, visto che lei vi sta profondendo impegno da moltissimi anni. Le dico la verità però: non so esprimere una valutazione in merito alla verità e al fondamento scientifico, culturale e storico dell’iniziativa. Il progetto è certamente di rilievo.
Considerare la Terni di san Valentino come la città mondiale dei diritti umani è veramente un progetto alto: auguro che possa andare felicemente in porto.
Un augurio generale, prego.
Prima un impegno, per me: quello di fare ciò che è nelle mie possibilità per offrire un contributo utile a Terni. Sono certo che lo stesso impegno sarà assicurato dai ternani.
L’augurio (e l’invito) è quello di voler bene a questa città, di aiutare a farla crescere, a migliorarla, a renderla sempre più accogliente, viva ed ospitale e a contribuire al suo sviluppo per costruire un futuro luminoso per la sua comunità.
Grazie, esimio Prefetto De Biagi.