Se immersi in un acquitrino tenteremmo di reagire e di uscirne come meglio ci viene, arrancando con quei passi maldestri che si hanno quando si tenta di emergere.
Emergere richiama l’atto della salvezza, della sopravvivenza, dell’uscita da una situazione di pericolo o di disagio; l’acquitrino è lo sfondo che mi piace mettere sul fondale di un immaginario palcoscenico nel quale ognuno di noi si avvicenda portando sulla scena le proprie convinzioni, i dogmi inconfutabili, i giudizi lapidari, insomma tutto quel corredo di certezze incrollabili confezionate passo dopo passo da un copione scritto nel tempo e nello spazio da uomini di ingegno, ma anche da desposti senza scrupoli affetti da bramosie predatorie, da smania di potere: ideologie per ottenebrare le coscienze e promuovere conflitti.
Qui mi concedo una pausa di riflessione: potere come necessità, potere come sopraffazione, potere come annullamento di libertà, potere salvifico, potere distruttivo.
Come si riesce a sottomettere, ad orientare i comportamenti, ad annullare la volontà senza che il soggetto in questione si renda conto di essere stato robotizzato?
La storia ci racconta la realtà cruda, dura, inenarrabile di poteri assurti a forme demoniache. Non voglio indugiare su quanto è stato né su quanto ancora è in tante parti del mondo, sono invece attratta dai comportamenti di contemporanei, sicuramente in buona salute mentale, che si muovono su due piani, quello della routine quotidiana lavoro/studio, casa, svago e quello dei social, un mondo famelico, esaltante …robotizzante.
L’acquitrino continua ad essere lo sfondo per una realtà attuale, apparentemente innocua e sana, ma intessuta di estreme contraddizioni, di “ verità” confezionate a tavolino, di contrapposizioni nette, non innocue. E lì nel ventre dei social tutto esplode: personalità represse che vivono il loro momento di notorietà e si affidano ad un capo, ad un idolo…con un semplicissimo like, un cuoricino, uno smile.
In un tempo non troppo lontano, nel tempo della vergogna e dell’infamia, un popolo intero venne annullato nella coscienza, infarcito di una ideologia criminale. Come è possibile che milioni di persone siano state manipolate fino a tal punto? Quale libertà di scelta, quale autonomia di pensiero?
Nessuna associazione con eventi lontani, ma una riflessione, sì. Cambia la scena, cambiano i personaggi, cambia l’obiettivo finale da perseguire, ma non cambia la bramosia del potere che esso appaia come invasione bellica o guerra commerciale
Da wikipedia: “gli influencer sono persone che hanno il potere di influenzare le abitudini di acquisto o le azioni di altre persone caricando una qualche forma di contenuto originale, spesso sponsorizzato, su piattaforme di social media come Instagram, YouTube, Snapchat o su altri … “
Potere di influenzare: è la legge del marketing che avanza spietato annullando le barriere psicologiche dei followers (seguaci/ consumatori)
Ogni guerra si conduce con determinazione ed è tesa ad ottenere profitti che appaiono sempre di ordine economico: cambiano le armi, cambia il mezzo di invasione, cambia il modo di incitare all’azione e alla conquista, ma non cambia l’istinto di sfruttare, di possedere, di circuire la mente altrui per i propri benefici.
E’ la legge di mercato che per mantenersi deve trovare nuove strategie pubblicitarie. Non più un manifesto con prodotto e slogan, non più tre minuti di video con una star in primo piano che consiglia, non più una pubblicità con contorni ben definiti il cui messaggio è chiaro e diretto, ma l’“intrattenimento” di un influencer che accoglie i followers in un abbraccio amicale e mostra la sua competenza, il suo talento in un settore preciso apparentemente estraneo alla vendita di un prodotto.
Tutto però è preposto ad orientare scelte che aprono a stili di vita di successo.
Il meccanismo consente enormi operazioni di marketing proprio perché offusca il pensiero critico e abbassa la barriera psicologica del consumatore.
Il regno dei media appare allora uno straordinario mondo fatto di lustrini e paillettes, frutto di un ingegno umano che non ha limiti, ma anche preda di quella massa di individui che sfoga l’oscura materia, annidata nel loro inconscio, attraverso i social.
E l’acquitrino si popola di hakers, cracker (pirata informatico), con una sempre possibilità di emergere, però, per tuffarsi in quel mare cristallino e trasparente nel quale l’umanità intera ogni giorno galleggia.
Sandra Raspetti