Sognare la conquista di una montagna evoca sentimenti arditi, accende sfide mai sopite, genera riflessi interiori là, dove le cime si confondono con le nuvole.
Cosa spinga un alpinista ad intraprendere imprese temerarie, è nascosto tra le pieghe di quelle vette inaccessibili. Solo i protagonisti conoscono le vere motivazioni e non sempre riescono a spiegarle, tanto sono personali ed incise nell’anima di ciascuno di loro.
La montagna ti rapisce presentandosi in tutta la sua pericolosa imponenza, seduce, ammalia e non fa sconti. Terra e cielo, materia e spirito, conscio ed inconscio sono da sempre alla base della passione dell’uomo nello scalare ed esplorare.
Andare in quota è molto di più di una impresa sportiva, è un viaggio ideale alla ricerca principalmente di sé stessi, tra spazi infiniti ed immense distese accarezzate dal vento.
La parete ogni volta, è una sfida per misurare i propri limiti. Lo scalatore è lì nel mezzo, baciato dall’altitudine, scosso dai venti, diventa lui stesso parte dell’universo.
La conquista della vetta si trasforma in tal modo, da traguardo personale, a simbolo di una ricerca mistica.
Fin dall’antichità infatti, le montagne sono legate al culto del sacro: il monte Olimpo nella mitologia greca, il Sinai quale luogo di eremitaggio e meditazione, i monasteri Tibetani, le Meteore greche costruite in cima ad irti e rocciosi pinnacoli, il Monte Fujiama, il Kilimangiaro, l’Everest, il K2 ed altri ancora.
Gli italiani hanno dato un contributo importante all’alpinismo, contribuendo con le loro imprese, a diffondere la passione per la montagna.
Oltre i confini nascosti dei propri limiti, ci sono uomini nati per essere protagonisti di azioni memorabili. Come non ricordare allora, a circa settanta anni di distanza, la presa del K2. La spedizione italiana guidata da Ardito Desio, conquistò la seconda montagna più alta del mondo, considerata tra le vette più pericolose e difficili da affrontare. Nessuno vi era mai riuscito prima. Tra i protagonisti il bergamasco Walter Bonatti, soprannominato poi “il re delle Alpi”, per magnificarne la grandezza a livello mondiale. Non solo alpinista, ma anche esploratore, giornalista e scrittore, era il più giovane di quel gruppo, allestito per tentare la scalata del K2 nel Karakorum pakistano.
Il Club Alpino Italiano, l’Istituto Geografico Militare ed il Governo volevano un prestigioso primato, per restituire onore e lustro ad una Italia, uscita umiliata e malconcia dal secondo conflitto mondiale. Furono Bonatti e lo sherpa Mahdi a portare l’ossigeno in quota ai compagni di spedizione Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, i primi in assoluto a conquistare il secondo Ottomila del mondo, il 31 luglio del 1954.
Due uomini con due storie diverse: Lacedelli l’antieroe per eccellenza, con l’esperienza acquisita in tante imprese sulle sue montagne, lavorò con entusiasmo per quella spedizione, senza mai risparmiarsi. Compagnoni il designato, ebbe una successiva carriera alpinistica limitata, a causa del congelamento delle estremità patito sul K2. Quella straordinaria impresa fu tra gli ultimi grandi eventi che contribuirono ad alimentare la fantasia popolare nazionale.
Negli anni a seguire numerose le spedizioni di alpinisti di tutto il mondo che, con fortune alterne, tentarono l’ardita impresa, rapiti dalla suggestione di una montagna bella ed impossibile. Nel 2007 lo scalatore ternano Stefano Zavka raggiunge e conquista la prestigiosa cima del K2, nella sfortunata spedizione Freedom. Scendendo, in condizioni meteo difficilissime, è rimasto “nel per sempre del vento”, lassù in cima alle nuvole, nel posto che era la sua vita. Il nostro affettuoso pensiero per ricordare un ragazzo di grandi doti tecniche, ma soprattutto di enormi valori umani e personali.
Stefano Lupi