IL PASTORE ERRANTE ARRIVA IN SARDEGNA

Che fai tu Luna in ciel, dimmi che fai, silenziosa Luna… recitava il pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi.

Il poeta di Recanati, per scrivere il celebre Canto, aveva tratto ispirazione dal resoconto dei viaggi di Egor K. Mejendorf, un barone russo che aveva attraversato le steppe asiatiche e
aveva descritto l’usanza tipica dei pastori kirghisi che, nelle notti chiare, intonavano alla Luna le loro litanie. Non sappiamo se questi canti contenessero i quesiti esistenziali che immagina il poeta, ma potremmo scoprirlo presto, perché questi pastori stanno per arrivare nel nostro paese, più precisamente nelle montagne della Sardegna.

È notizia recente l’accordo firmato dal Ministero del Lavoro e il Kirghizistan per ripopolare le campagne sarde e incrementare la pastorizia. La Coldiretti è stata incaricata di seguire il progetto pilota che prevede di portare un centinaio di famiglie kirghise in tre distretti rurali: Sassari, Barbagia e Sarrabus.

Secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2022, in Italia si contano 358.000 lavoratori regolari provenienti da 164 paesi, per lo più da Albania,Romania, Marocco e India.

L’idea di far arrivare i pastori asiatici è stata dell’ambasciatore kirghiso e l’accordo prevede di importare anche la karakul, la pecora uzbeca che produce molta lana e può raggiungere gli 80 chili.

I kirghisi appartengono a un’etnia turco-mongola, il nome kyrghyz significa “quaranta tribù” e ricorda un episodio storico, quando le tribù nomadi si allearono per difendersi dall’Impero Cinese.

I kirghisi sono riconosciuti come una delle etnie che vivono in Cina, ma la maggioranza si trova nello stato del Kirghizistan, una ex repubblica sovietica situata sull’antica Via della Seta.

Come i mongoli, i kirghisi sono rinomati per l’allevamento dei cavalli e sono esperti produttori di formaggio di pecora, quando si spostano con la iurta (la tipica tenda mongola) c’è sempre un pastore che la sera recita assorto il Manas, il poema epico che narra le gesta l’eroe dell’etnia Kirgiz. Il mitico Manas, e con lui otto generazioni della sua famiglia, hanno difeso il popolo dai saccheggi e dalla schiavitù imposta dagli invasori. È il poema più lungo del mondo, supera di circa venti volte l’Odissea, si dice che per mille anni nessuno sia stato in grado di cantarlo per intero, ne esistevano le versioni più disparate e discordanti, solo nel 1940 Gusev Mamay, conosciuto come l’Omero vivente, ne fece una trascrizione completa
e la cantò per sette sere consecutive. Da allora c’è sempre un giovane che si cimenta nel tramandare oralmente questo patrimonio culturale che custodisce l’identità kirghisa, un impegno non da poco, perché per impararlo tutto a memoria occorre recitarlo ogni sera per almeno sei anni.

Chissà se nelle notti di plenilunio, per i “sempiterni calli” della Barbagia, tra qualche anno si potrà sentire il Manas accompagnato dai Tenores sardi.

 

Francesco Patrizi