Un dilemma etico tra macchina e autore
L’intelligenza artificiale (IA) sta invadendo il mondo della letteratura, sollevando non solo questioni legate all’autorialità, ma anche dilemmi etici e legali. La creazione di opere letterarie da parte di algoritmi avanzati sta suscitando dibattiti sul riconoscimento del merito e sulla legittimità di assegnare premi a opere generate da macchine. La questione di chi merita davvero il premio-l’autore umano che dà gli input all’algoritmo o la macchina stessa che produce il contenuto-è diventata uno dei temi più discussi nell’ambito della letteratura contemporanea.
Un caso che ha recentemente messo in luce questo dilemma è quello della scrittrice giapponese Rie Kudan, vincitrice del prestigioso Premio Akutagawa nel 2023. Il romanzo “The Tokyo Tower of Sympathy” è stato scritto con il sostegno di ChatGPT. Nonostante la macchina abbia svolto un ruolo significativo nella stesura del testo, Kudan ha rivelato che l’opera non è stata completamente scritta a mano, ma co-creata con l’IA. Chi va quindi considerato l’autore dell’opera e come valutare il contributo di una macchina a un progetto artistico? Il merito deve essere attribuito all’autore umano che ha guidato l’algoritmo o alla macchina stessa che ha prodotto il contenuto? Il diritto d’autore è stato storicamente riservato agli esseri umani, ma l’emergere di tecnologie come l’IA ha sollevato la questione se sia giusto o meno continuare a considerare la macchina come uno strumento piuttosto che un co-autore legittimo.
Intanto il Premio InediTO – Colline di Torino, nella sua edizione 2024, ha introdotto una clausola esplicita per escludere le opere scritte da IA, scegliendo di mantenere il riconoscimento esclusivamente per le opere create da autori umani, ed evitando la partecipazione di testi prodotti in modo automatico. Ci si chiede se è davvero possibile considerare una macchina come un autore nel contesto di un concorso letterario, oppure se la presenza dell’algoritmo svilisce il valore del lavoro umano.
L’IA non è solo uno strumento passivo, ma una presenza attiva nella creazione di contenuti. Se l’algoritmo, guidato dai dati e dai parametri programmati dall’uomo, è in grado di generare testi letterari che possono competere con quelli scritti da autori tradizionali, è corretto escludere le macchine dalla possibilità di ricevere premi e riconoscimenti? Oppure, come suggerisce il Premio InediTO, è fondamentale che l’autorialità rimanga saldamente nelle mani dell’uomo, per evitare che l’arte venga “sostituita” dalla programmazione?
In un contesto sempre più digitalizzato, dove la tecnologia gioca un ruolo crescente anche nella creazione artistica, l’etica dell’IA nella letteratura è destinata a essere una delle grandi sfide del futuro, e probabilmente ci costringerà a ridefinire il concetto stesso di autore e di opera d’arte.
Ilaria Alleva