Io non sono colto, seguo solo, con scrupolo, la frase aulica, quella socratica: so di non sapere. Dunque amo, da sempre, la cultura e cerco, per quanto mi sia possibile, di comunicarne e diffonderne gli assunti. Ho la fortuna di godere dell’amicizia, in Italia e fuori di essa, di una centuria (detta alla Nostradamus) di persone davvero colte, e questo non mi fa sentire solo, ma mi gratifica e mi onora. Noi tutti pensiamo che i mali che affliggono l’Italia siano generati dalla mancanza di cultura: è qui che dovremmo far scattare la Grande Riforma! L’incultura conduce dritti dritti alla credulità per cui si abbocca a tutte le cialtronerie che i saltimbanchi delle parole riversano sugli indifesi, sui presuntuosi, sugli analfabeti diretti o di ritorno (in tutto circa il 60% della popolazione italiana), sui disattenti, sui rancorosi, sui cazzisuisti, su chi vive ancora solo gli istinti primordiali! Questa è la politica cui ci è dato assistere oggi! Per Terni, poi, stendo un velo pietoso e presento un solo esempio.
Ho chiesto ad un buon numero di conoscenti, alcuni invero colti, qualcuno facente finta: Cosa sai della vita di Valentino, il santo patrono di Terni? Sempre la stessa risposta: Quello che sanno tutti! Si dichiara, così, di saperne, al più, un po’ meno di niente.
Artisti di buona volontà, qui e altrove, si sono cimentati nel dar vita a lacrimevoli storie d’amore, a disegnare fidanzatini amorosi o ad inventare storie romanticissime: costoro hanno passivamente riciclato leggende che nascono circa seicento anni fa, non a Terni, non in Italia, ma da parte di chi ignorava che Terni esistesse e che il suo vescovo fosse mai esistito e fosse, comunque, lo stesso Valentino da loro predicato! Nulla di male, anzi, nel rappresentare brani e sinfonie d’amore e nel far festa tutto il mese di febbraio, il 14 in particolare, magari con cene romantiche e con tourbillon di messaggi e dolcetti d’amore, ma che almeno si conosca anche la vera vita di Valentino e la si celebri degnamente.
E questo, vista la realtà corrente, sarebbe un evento fuori dal Comune, tale da far proiettare sulla nostra città moltissimi riflettori mondiali, con uno straordinario beneficio tanto delle nuove, belle verità che Valentino, agiografi, latinisti e studiosi della sua vita ci consegnano, quanto delle stesse manifestazioni gioiose e golose che, festeggiate in suo nome, si diffondono nel mondo. Naturalmente tutto questo porrebbe, finalmente, la città di Terni al centro della scena mondiale. Niente di astruso o impossibile. Leggerete infatti nel mio libro su San Valentino di prossima pubblicazione, e vi risulterà tutto chiaro, come la nostra città conservi, nella sua storia e nella sua continua maniera di essere, ricchezze uniche e straordinarie, tanto da divenire mirabile punto di riferimento per il culto di valori universali. Figurarsi poi quanto possa essere importante questa felice immagine della città, proprio nell’attuale sua fase di declino, apparentemente digiuna di idee, ove il massimo della progettualità sembra consistere nel copiare quello che altri fanno e nel lucidare, anche male, le stoviglie dell’ordinaria manutenzione!
Solo questo, di tanta speme, oggi ci resta!
Trovo poi perlomeno inquietante che amministratori, direttori, presidenti, gestori di vario tipo, pur non avendo la più pallida idea di chi sia il loro Patrono, ne straparlino, particolarmente sotto campagna elettorale o sotto elargizione prebende ai clientes, come se sapessero tutto e sapessero cosa dover fare.
Formidabili ipocrisie alle quali soggiaciamo ancora!
È tempo allora che la politica e la gestione di una città siano vissute ed interpretate solo da cittadini ternani che sappiano vivere esemplarmente la cultura, locale in particolare, e che abbiano, oltre a tutti gli altri requisiti per poter amministrare i beni comuni, conoscenza della storia, delle risorse e della versatilità della propria comunità, altrimenti al danno si unirà la beffa!
Giampiero Raspetti