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I CIMITERI DI PAESE

I CIMITERI DI PAESE

La pratica di seppellire i propri morti ha origini molto antiche, basti pensare che le prime sepolture risalgono all’epoca del tardo paleolitico. Ciò che noi oggi chiamiamo cimitero, in altri momenti della Storia e in diversi luoghi, poteva essere un dolmen, una necropoli, una piramide o una catacomba, ma non cambia di molto la sua ragione d’essere, ossia essere un luogo di sepoltura per il culto dei morti.

La parola cimitero deriva dal greco e vuol dire luogo di riposo. Tale definizione spiega che la parola cimitero esprime con efficacia il concetto cristiano di tomba intesa quale luogo di riposo in attesa di un immancabile risveglio nella risurrezione. I primi cimiteri cristiani furono edificati nelle catacombe. Questi cimiteri, posti in gallerie sotterranee, erano realizzati sempre al di fuori delle città perché la legge romana vietava per motivi igienici e religiosi la sepoltura all’interno dei centri urbani. Le catacombe furono costruite soprattutto fra il II e il V secolo d.C. per accogliere le salme dei primi cristiani, ma ospitavano anche pagani ed ebrei. La preferenza dei cristiani per la sepoltura nelle catacombe non era dovuta soltanto al timore delle persecuzioni durate fino all’Editto di Milano, quando l’imperatore Costantino concesse loro la libertà di culto. La scelta delle gallerie sotterranee era congeniale soprattutto con l’esigenza, dettata dalla dottrina della resurrezione, della procedura dell’inumazione. È oggi accertato che in età repubblicana fino al I secolo d.C. prevalevano fra i romani i riti della cremazione ma erano frequenti anche quelli dell’inumazione; dalla media età imperiale si diffonde definitivamente l’uso dell’inumazione.

Ai giorni nostri si sono comunque conservate molte catacombe, basti pensare che solo a Roma ne esistono più di 40 che si snodano nel sottosuolo per circa 150 km. In epoca medievale si diffuse l’usanza di consentire le sepolture all’interno delle chiese e nei loro spazi circostanti consacrati. La motivazione per cui vennero scelti questi luoghi di sepoltura era la vicinanza delle salme alle reliquie dei santi e dei martiri.

Infatti, si diffuse la pratica di seppellire personaggi importanti, o comunque di classe agiata, sotto i pavimenti della chiesa, posti di maggior prestigio perché più vicini al santo, generalmente posto sotto l’altare. Molte famiglie nobili disponevano di una propria cappella all’interno della chiesa, in cui si potevano riporre le spoglie della casata dopo il pagamento della “quarta funeraria”. Tutti gli altri credenti erano seppelliti nell’area circostante la chiesa, in fosse comuni, dalle quali periodicamente le ossa venivano traslate negli ossari. I cimiteri per come li conosciamo oggi prendono forma a seguito dell’emanazione dell’Editto di Saint Cloud da parte di Napoleone Bonaparte nel 1804, applicato in Italia dal 1806. Infatti, tale editto è stato un atto fondamentale per la nascita dei moderni cimiteri, passando alla storia come il primo provvedimento per la regolamentazione delle sepolture. Da tempo, infatti, si avvertiva la necessità di individuare una soluzione ai problemi igienico-sanitari che derivavano dalla decomposizione delle salme nelle chiese.

Con l’Editto, quindi, venne vietata qualsiasi sepoltura in chiese, sinagoghe, templi e in qualsiasi luogo all’interno della città. I cimiteri dovevano essere costruiti fuori dalle mura cittadine possibilmente su terreni soleggiati e arieggiati. Inoltre, in virtù dei principi egualitari della Rivoluzione Francese, le tombe dovevano essere tutte uguali. Per quanto necessario alla salvaguardia della salute pubblica, l’Editto fu molto criticato da numerosi intellettuali e scrittori, primo fra tutti Ugo Foscolo spinto a scrivere una delle sue opere più famose, Dei Sepolcri, appunto. Le critiche non nascevano tanto dal divieto delle sepolture nelle città, quanto dal tentativo di anonimizzare le tombe, togliendole così all’affetto dei propri cari e, di conseguenza, privandole della loro funzione di preservare nella memoria il ricordo del defunto.

Con la caduta dell’impero napoleonico cadde anche il divieto di personalizzare tombe e lapidi. Soprattutto la nuova classe dirigente borghese nascente, che non aveva cappelle gentilizie, spinse il potere politico a lasciare margini di libertà nella scelta e nella costruzione di tombe e lapidi. E così proprio in Francia, nella prima metà dell’Ottocento, nacquero i primi cimiteri monumentali, abbelliti da monumenti e grandi sculture. Tali cimiteri sono, a ragione, considerati dei veri e propri musei a cielo aperto e ormai fanno parte del patrimonio artistico e culturale di diversi paesi europei, dall’Austria alla Spagna, dalla Scandinavia all’Irlanda, con l’Italia che rappresenta il paese con il maggior numero. Tali cimiteri furono da subito innalzati da intellettuali, poeti e artisti a luoghi di contemplazione e riflessione sulla vita e la morte, trasformandoli in luoghi di grande fascino.

Buona parte dei nostri meravigliosi paesini, ricchi di storia, di chiese e di affreschi, sono arroccati in cima alle colline e quando fu fatto obbligo di costruire un cimitero la scelta cadde spesso su terreni di proprietà del Comune, ad una giusta distanza da esso, magari a metà strada con un altro Comune o a una frazione grandicella. Ecco perché i cimiteri di paese, in genere, sono stati fabbricati su terreni scomodi, impervi o poco adatti a qualsiasi tipo di coltivazione che non fosse bosco, a causa della carenza di terreno coltivabile. Veniva così prediletto un terreno esposto a nord, freddo d’inverno e fresco d’estate, risparmiando denaro e garantendo una migliore igiene e conservazione delle care salme.

Vittorio Grechi

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