DAI LIBRI ALLE SCULTURE, IL DRAGO SIMBOLO DI TERNI

Stemma e simbolo del comprensorio ternano è il drago, anche detto Thyrus. La scelta deriva da una leggenda che cita Elia Rossi Passavanti nel libro “Interamna Nahars”, dove si parlava di “ un mostro orribile, simile ad un drago o un serpente alato che dimorava nei terreni paludosi presso la Chiusa. Gli abitanti di questa località morivano soffocati dall’alito pestifero dell’animale. Per questo un giovane, armato, osò sfidare il mostro che si nascondeva tra la vegetazione della palude e lo uccise.
Proprio in ricordo di questa vicenda, si narra che Terni abbia voluto porre la chimera verde nel suo blasone”.

Questa è solamente una delle tante leggende che circolano in Umbria, soprattutto nelle zone ricche di corsi d’acqua, in cui si formano zone paludose. E Terni ben si adatta a questo, essendoci il fiume Nera, il fiume Velino e il torrente Serra.

Le leggende proseguono, o meglio, i racconti su questo drago alato. Tanto da mutare anche nella sua natura e diventare un drago dispettoso, giocoso e divertente, così come è descritto nel libro “Del Thyrus e dei suoi versi” realizzato dalla giornalista Marta Rosati e illustrato da Alfonso Amarante, uscito a giugno. Il libro narra, sotto forma di filastrocca, in stile fiabesco, le avventure di una delle leggende più conosciute a Terni. I destinatari dell’opera sono principalmente i più piccoli, a cui si rivolgono anche i disegni, ma Marta e Alfonso hanno voluto stuzzicare anche la memoria dei grandi per andare alla scoperta delle
radici più mitologiche della città.

Ma il Thyrus non è solo rappresentato e omaggiato tramite le pagine di un libro, a lui sarà dedicato anche il monumento più alto d’Italia. Si tratta della scultura che sarà posizionata nella rotonda Filipponi, tra il fiume Nera e l’ingresso del polo museale Caos. Il drago più grande d’Italia, con i suoi cinque metri d’altezza, è pronto a dispiegare le ali.

L’idea dell’opera è nata dallo scultore Marco Diamanti e dall’associazione culturale chiamata non a caso “Thyrus”. Il gruppo è formato da giovani professionisti e artisti ternani. Il monumento è realizzato in lamine d’acciaio di 6 mm di spessore sovrapposte tra loro e intervallate da spazi vuoti, tramite la tecnica dello “sliced”, cioè “affettato”, possibile grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie che consente di giustapporre i livelli con diversi materiali.
Il Thyrus non sarà il drago della tradizione ma sarà più moderno, al passo con i tempi e stilizzato, con una propensione al dinamismo e all’innovazione, metafora a cui deve, secondo gli ideatori, tendere anche Terni.

Ad oggi il basamento nella rotonda Filipponi c’è.
Attualmente c’è una pausa tecnica legata ad alcuni cambiamenti ingegneristici dell’opera, ma a breve si partirà con il taglio, che impegnerà un paio di mesi, poi seguirà l’assemblamento e il posizionamento.
Non resta che aspettare con ansia e con entusiasmo il drago per Terni, per le giovani generazioni ma anche per l’Italia, diventando magari un punto di riferimento e di ispirazione anche per le altre regioni italiane, orgogliosi e fieri della nostra tradizione e del nostro evolversi e guardare sempre in prospettiva e in alto, così come in alto sarà il drago, il nostro.

Elena Cecconelli