CAMBIARE IL MONDO FACENDOSI UNA DOCCIA
Oaxaca de Juarez è la capitale dello stato di Oaxaca, ed è anche la capitale culturale e gastronomica del Messico, con milioni di turisti ogni anno. Vi ho speso sei mesi per studi in diritto internazionale e diritti umani e posso dire che uno dei lasciti più importanti di questa esperienza per me non sono stati gli esami che ho superato, ma il cambio di approccio che ho avuto rispetto ad alcune cose, una tra tutte : l’acqua.
I tanti turisti che visitano questa città vibrante nei suoi colori, nelle feste di strada e nei sapori unici, sono spesso completamente ignari dei gravi problemi di approvvigionamento idrico che vivono gli abitanti locali.
Lunghi periodi di siccità, l’eccessivo prelievo dalle falde sotterranee, la rapida urbanizzazione che riduce la capacità del suolo di assorbire e trattenere l’acqua piovana, e il grande sperpero del settore turistico, sono tutte concause della riduzione drastica della disponibilità idrica in questa zona.
A Oaxaca, come nella maggior parte del Messico, l’acqua potabile giunge alle case tramite autobotti che riempiono delle cisterne comuni. In alcuni periodi questi rifornimenti possono tardare anche fino a più di un mese, costringendo chi non è in grado di pagare le autocisterne per un ulteriore rimpinguo a dosare con molta cautela questo bene essenziale.
Io stesso ho sperimentato la sensazione di dover ridurre in ogni modo possibile gli sprechi, arrivando a fare docce di pochi secondi. Quei momenti sono stati letteralmente una doccia fredda mentre ripensavo alla leggerezza con cui avevo usato l’acqua fino a quel giorno.
Avrei potuto scegliere esempi di aree ancor più gravemente colpite dalla siccità, ma ho preferito parlare di una mia esperienza per raccontarvi come ci si sente a passare da una condizione di grande abbondanza in cui si danno per scontate molte cose, ad una di scarsità, in cui le persone sono costrette a protestare per il loro diritto a godere di un bene insostituibile.
Siamo abitanti di Interamna Nahars, la città tra le acque. Il fiume Nera, la Cascata delle Marmore, il lago di Piediluco, da sempre non sono solo elementi che rendono apprezzabile il paesaggio, ma prima di tutto fonti di vita. La ricca pianura irrigua della conca ternana attirò i “popoli dei fiumi”, pastori transumanti che si stabilizzarono e nei secoli sfruttarono questa abbondanza per dare vita a una città con industrie e centrali idroelettriche.
Ma allora perché preoccuparsi?
La Regione Umbria è stata interessata a partire dall’inizio degli anni 2000, da un susseguirsi di periodi siccitosi portando alla dichiarazione dello stato di emergenza. Nei mesi di agosto e novembre 2011, si è registrato un deficit superiore anche al 90% rispetto alla media storica di precipitazioni.
Nel 2022 il Tevere era letteralmente appeso a un filo (d’acqua). La portata era di appena 2 metri cubi al secondo, molto vicino alla soglia sotto la quale viene compromessa l’integrità ecologica del fiume.
In Umbria, nel 2022, la percentuale delle perdite idriche nelle reti comunali sul volume immesso in rete è pari al 49,7%. Secondo il Piano di Tutela delle Acque della Regione Umbria relativo al periodo 2016-2021, la metà dei corpi idrici presenti in Umbria risultano in uno stato ambientale quantitativo “scarso” per via delle entità dei prelievi idropotabili ed idroelettrici.
I cambiamenti climatici e la diminuzione di precipitazioni da una parte, la gestione idrica negligente dall’altra sono questioni che fanno riflettere sul valore che oggi stiamo dando ad un bene così prezioso.
Molto deve essere fatto per assicurare una gestione delle acque più “limpida”, ma molto possiamo fare anche nel nostro piccolo, perché è anche in base alle scelte di oggi che decidiamo se domani dovremo rifornire le nostre case con un’autocisterna.
E tu quanto tempo passerai sotto la doccia la prossima volta?
Francesco Scaccetti