OVVERO BULLISMO ELETTRONICO
Il termine Cyberbullismo è stato coniato nel 2002 da Bill Belsey, un insegnante canadese. Si tratta di una forma di violenza virtuale, che coinvolge principalmente gli adolescenti, attraverso l’uso delle tecnologie digitali.
I protagonisti sono il bullo oppure un gruppo di bulli e la vittima che riceve minacce, messaggi offensivi e atti diffamatori, come la pubblicazione in rete di foto e video che la umiliano.
I fatti di cronaca evidenziano che gli effetti del Cyberbullismo sulla persona bullizzata riguardano la vergogna, l’imbarazzo, l’ansia, la depressione, un senso di imbarazzo e l’abbassamento dell’autostima. Questi stati d’animo possono portare anche al suicidio.
La prima vittima riconosciuta in Italia è stata Carolina Picchio e, grazie a suo padre, è nata la Fondazione Carolina, di cui “Pepita” ne è il braccio operativo. La legge n°107 del 2015 contenuta nella Riforma della Buona Scuola, sancisce che la scuola deve prevenire e contrastare il bullismo informatico.
La Legge 71 del 29 maggio 2017 definisce il cyberbullismo un reato, ha reso obbligatorio nelle scuole un referente e necessaria una formazione sia per docenti, sia per gli studenti.
Pepita nasce a Milano, ha piccole sedi operative in Italia, tra cui in Umbria, è formata da professionisti nel settore, quali psicologi, psicoterapeuti, formatori specializzati e certificati che trattano di disagi giovanili, tra cui l’affettività, la sessualità, le dipendenze da telefono e da videogioco, lavorano molto anche sull’importanza di aiutare i ragazzi a costruire delle sane relazioni.
Lo scopo è scoprire la Rete, i pericoli, ma anche i vantaggi. Pepita organizza corsi di formazione per docenti nelle scuole presenti sul territorio. I temi riguardano anche sexting e illeciti che compiono i ragazzi sui social. Il Tribunale dei minori di Terni e quello di Perugia, sono entrambi in stretta relazione con Pepita.
Nella quotidianità, il social rappresenta un “luogo” che i nostri ragazzi vivono, dove apprendono cose importanti per la loro vita. Tutta la comunità educante deve essere consapevole di cosa gli adulti mettono loro in mano, attraverso il telefono cellulare e la rete internet, perché è come dare una Ferrari ad un bambino e fargliela guidare. Educarli, dunque, in un ambiente che, come tutti gli ambienti che frequentano, la scuola, la famiglia, lo sport, ci sono delle regole che non impediscono di fare le cose, bensì tutelano la persona, esse sono in realtà delle opportunità di crescita e di buon utilizzo di questo luogo virtuale.
È importante che i ragazzi comprendano che non si parla di cyberbullismo solo davanti al caso, ma è una questione di quotidianità. Noi adulti possiamo dare loro l’esempio, metterci al fianco e cercare di educarli a vivere l’ambiente. Avere rispetto verso sé stessi, verso gli amici, verso gli altri, valorizzando l’empatia ed imparare a tutelarsi da spiacevoli inconvenienti che possono segnare la vita di un adolescente.
In “Guida minori on line” e “Rischio time” è possibile rivolgersi ad un’equipe di professionisti che interviene in caso di fenomeni di cyberbullismo a tutela della vittima, ma anche i bulli. Il percorso è incentrato sul valore del rispetto, dell’empatia, all’uso gentile delle parole, nella consapevolezza che i comportamenti hanno una conseguenza anche in rete.
Samuela Dolci
LA VOCE DEI GIOVANI
SARA FRANCIA
Istituto Casagrande-FCesi 3A
Relazioni Internazionali per il Marketing
Come contrastare il fenomeno del Cyberbullismo?
Il fatto che se ne parli è già un buon risultato perché, secondo me, conoscere e definire il problema è una prima forma di consapevolezza. Il Cyberbullismo si può contrastare solo se si agisce a livello educativo, tramite programmi volti a descrivere come si manifesta ed evitare che i bulli mettano in atto i loro comportamenti.
Per questo la scuola può essere il luogo migliore per lavorare sull’interazione con gli altri, per costruire sani rapporti e fare emergere i casi. Spesso, come avviene nei fatti di cronaca, tutto rimane nascosto e non si denunciano i comportamenti molesti dei bulli e per questo le vittime sono in forte aumento. Perciò è necessario che tutte le istituzioni, dalla scuola alla famiglia e anche chi governa, siano vigili nel combattere su tutti i fronti il fenomeno, ma in primis con leggi più efficaci per punire chi con le parole vuole far del male agli altri.
Il bullo può essere considerato come una vittima?
Il bullo apparentemente si dimostra forte, energico e si sente superiore agli altri, in realtà la sua è solo una maschera di difesa perché è un debole, insensibile ed incapace di provare empatia verso gli altri. Quindi anche il bullo deve essere aiutato, egli stesso è una vittima, perché probabilmente non avendo ricevuto una educazione ai sentimenti e all’affetto non riesce a comunicare se non con atti di forza e prepotenza. Per questo motivo deve essere guidato a capire come si costruisce una vera relazione nel rispetto dell’altro, nel confronto costruttivo e nell’accettare la diversità.