CLIMA E INQUINAMENTO DUE SFIDE IN UNA

Nell’anno 2023, per la prima volta nella storia del pianeta, la temperatura media è cresciuta più di 1.5 gradi centigradi, rispetto al periodo preindustiale.
Ciò vuol dire che gli impegni solenni, presi da ben 195 Nazioni del mondo, per non superare quel valore, non sono stati onorati. Vedremo ora se e quando si stabilirà, a livello globale, una nuova soglia realistica, con meccanismi di controllo e sanzioni per i paesi che non rispettano i piani nazionali di decarbonizazione.

Non è più il tempo, difronte all’infittirsi ed aggravarsi degli eventi meteo estremi, delle promesse nazionali non mantenute. Sappiamo, naturalmente, che il punto di partenza, ovvero il livello cumulato ed attuale delle emissioni di CO2, è diverso da paese a paese. Così le misure nazionali correttive dovrebbero essere, per un principio di equità, di diversa  intensità tra nazione e nazione. Il grafico sopra riportato fa capire quale sia la situazione nei paesi euopei. La media delle emissioni annuali, per ogni abitante, dell’Unione è di poco superiore alle 8 tn/anno. L’Italia è a 7; gli Stati Uniti sono a 14 , la Cina a 9, per non parlare di Australia e Canada che emettono, rispettivamente, 17 e 16 tonnellate anno per abitante.

Credo debba essere oggetto di riflessione il fatto che la nostra città di Terni, soprattutto per le attività siderurgiche di viale Brin, emette circa 10 tn/anno per abitante. Siamo perciò ben oltre i valori medi regionali nazionali ed europei. Da qui l’importanza del discusso Accordo di programma tra Governo, AST-Arvedi e Regione che, prevedendo l’introduzione graduale dell’idrogeno verde in alcune fasi del ciclo produttivo e sistemi avanzati di cattura delle emissioni climalteranti residue, dovrebbe riportare la città, almeno, nelle medie nazionale e regionale. Città che dovrebbe comunque fare la sua parte, con piano strategico a lungo termine, che punti alla progressiva decarbonizzazione del riscaldamento urbano, a partire dagli uffici pubblici, dei trasporti merci e della mobilità di persone, stimolando anche le piccole e medie imprese a darsi programmi di produzione sostenibile. Naturalmente, l’attenzione nuova che va portata ai problemi della decarbonizzazione, fino alla neutralità climatica, entro il 2050, anche per mezzo di un vasto programma di riforestazione del territorio, non può farci dimenticare un problema antico, ambientale e sanitario di Terni, come quello dell’inquinamento da polveri sottili ( Pm10 e Pm 2,5; polveri metallifere pesanti e tossiche) e ossidi di Azoto.

In una recente classifica sulla qualità dell’aria nelle città italiane, Terni è classificata fra le sessanta che non rispettano i limiti di emissione stabiliti dall’OMS, a tutela della salute pubblica. Riduzioni importanti, anche dell’ordine del 35%, sono necessarie, sia per le polveri sottili, in particolare le Pm 2.5, le più insidiose, sia per gli ossidi di Azoto: gli NOx. L’Istituzione locale, insieme alla Regione, utilizzando le competenze di Arpa Umbria, dovrebbe con urgenza dedicarsi alla elaborazione di un piano d’intervento dettagliato che affronti e dia soluzione a questi problemi. Il futuro di Terni o sarà sostenibile o sarà solo il rammarico per una opportunità storica, perduta.

Giacomo Porrazzini